Federico Rampini, la Repubblica 4/9/2008, pagina 26, 4 settembre 2008
La produzione della celebre Tata Nano, l´utilitaria più economica del mondo, è paralizzata da una guerra tra poveri
La produzione della celebre Tata Nano, l´utilitaria più economica del mondo, è paralizzata da una guerra tra poveri. Il gruppo Tata è costretto a sospendere a tempo indeterminato l´assemblaggio dell´auto. Il prodotto-simbolo della modernizzazione industriale dell´India subisce un duro colpo, vittima di un´escalation di proteste contadine. La conflittualità sociale ha messo a repentaglio la sicurezza dello stabilimento situato a Singur, nello Stato del Bengala (India orientale), 50 km a nord di Calcutta. A scatenare le proteste sono stati gli espropri di terreni agricoli decisi dal governo locale, a condizioni giudicate inique dall´opposizione e dai movimenti contadini. La "guerra alla Nano" è il sintomo di una tensione più diffusa. lo scontro fra l´India rurale che sente minacciata la propria sopravvivenza, e quelle forze sociali (inclusa la classe operaia e il partito comunista al governo a Calcutta) che spingono per una rapida industrializzazione. La ritirata di Ratan Tata, considerato come uno dei capitalisti più illuminati e socialmente impegnati del paese, è un campanello d´allarme. Si temono ripercussioni negative su altri progetti industriali e sugli investimenti dall´estero. Da mesi il conflitto nel Bengala occidentale stava crescendo d´intensità. Spesso la polizia aveva dovuto scortare i 3.600 dipendenti che lavoravano nello stabilimento della Tata Nano, ormai operativo per l´85%. Quella fabbrica, in cui il gruppo Tata ha investito 350 milioni di dollari, doveva sfornare inizialmente 250.000 autovetture all´anno, per arrivare fino a una produzione di 350.000 unità. Con un prezzo di listino inferiore a 2.500 dollari Usa, la Tata Nano sarà l´utilitaria più economica del mondo. Già presentata in alcuni saloni internazionali, l´utilitaria ha suscitato un´interesse straordinario e ha spinto gruppi concorrenti come Renault-Nissan a mettere in cantiere modelli analoghi. Considerata come il prodotto ideale per avviare alla motorizzazione privata una nazione da un miliardo e cento milioni di abitanti, dopo la conquista dell´India la Nano è destinata a invadere altri paesi emergenti. La prospettiva di un boom nella motorizzazione di massa ha suscitato fin dall´inizio le critiche dei movimenti ambientalisti, molto attivi in India. I verdi hanno accusato Tata di accelerare i danni ambientali creati dal formidabile sviluppo economico dell´India, paese che nell´ultimo quinquennio ha registrato una crescita media del Pil pari all´8% annuo. Ma è un´altra protesta ad avere paralizzato lo stabilimento di Singur, quella dei contadini. L´errore fatale è stato probabilmente la scelta del governo del Bengala occidentale di gestire le operazioni di esproprio dei terreni agricoli. In altri Stati indiani, dove gli espropri di terre destinate a progetti industriali sono stati negoziati direttamente fra gli imprenditori e i contadini, i risultati sono stati meno conflittuali. Il Bengala è governato da una coalizione di sinistra, il premier del governo locale è Buddhadeb Bhattacharjee, carismatico leader comunista. Per lui la Tata Nano era il simbolo di una rinascita. Promuovendo la creazione di "zone speciali" copiate dal modello che usò la Cina di Deng Xiaoping trent´anni fa, il premier comunista vuole attirare gli investimenti indiani e stranieri, accelerare l´industrializzazione del Bengala, diffondere il benessere economico in una zona dell´India che ha conosciuto situazioni estreme: all´epoca della colonizzazione inglese Calcutta fu la città più ricca del paese, ma in seguito il Bengala divenne tristemente famoso per le sue carestie di massa. Ora il "Budda rosso", come viene chiamato il primo ministro del Bengala, è il bersaglio della rabbia contadina. Le indennità di esproprio sono denunciate come una rapina dai partiti d´opposizione e dal movimento per la tutela dei contadini poveri, Save Farmland Committee. Migliaia di agricoltori si sono coalizzati per chiedere la restituzione di una parte dei terreni. Le proteste sono diventate sempre più violente, negli scontri con la polizia ci sono stati decine di morti. L´impasse di questa guerra tra poveri è illustrata tragicamente da alcuni suicidi. Almeno sei contadini poveri si sono tolti la vita dopo l´esproprio dei loro terreni. Ma l´altroieri, di fronte alla notizia della chiusura dello stabilimento, a suicidarsi è stato il padre di due operai che lavoravano a Singur, il 65enne Sushen Santra, disperato perché i figli ora sono disoccupati. «La fabbrica non può operare in un ambiente ostile e minaccioso», è il comunicato con cui la Tata ha annunciato la chiusura. La produzione della Nano provvisoriamente continua in un altro impianto, a Pantnagar nello Stato settentrionale dell´Uttarakhand. Ma è una mossa puramente simbolica per garantire che le prime Nano arriveranno nei concessionari come promesso, a ottobre. La fabbrica di Pantnagar può assemblarne solo 3.000 al mese, un´inezia rispetto alla produzione di massa necessaria. Perciò Tata sta negoziando con altri Stati dell´India, disposti a competere con il Bengala nell´offrire agevolazioni fiscali e altri incentivi per l´insediamento. A Calcutta intanto il premier ha convocato un vertice d´emergenza poiché nessuno sembra desiderare davvero la partenza definitiva della Tata. Federico Rampini