Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  settembre 03 Mercoledì calendario

La Stampa, mercoledì 3 settembre La prima emergenza della scuola non sarà probabilmente né il bullismo né il voto di condotta, e neppure la riduzione dei maestri delle elementari a uno solo per classe, o risparmi e tagli, bensì la pandemia di Pediculus capitis, ovvero la diffusione dei pidocchi

La Stampa, mercoledì 3 settembre La prima emergenza della scuola non sarà probabilmente né il bullismo né il voto di condotta, e neppure la riduzione dei maestri delle elementari a uno solo per classe, o risparmi e tagli, bensì la pandemia di Pediculus capitis, ovvero la diffusione dei pidocchi. In questi mesi estivi le farmacie delle località di vacanza, e le poche rimaste aperte nelle città in agosto, hanno ricevuto la visita reiterata di genitori spaventati perché, nonostante la chiusura delle scuole, i loro figli recavano sul capo i minuscoli esserini che s’aggirano tra i capelli, depongono uova, si moltiplicano e si trasmettono con grande facilità. Dopo l’uscita dalle aule, in particolare nelle scuole materne e nelle elementari, il Pediculus ha accompagnato i bambini fuori dai banchi girovagando per le teste. Da un confortevole bagno romagnolo a una assolata spiaggia sarda, da un rifugio di montagna a una scogliera di lago, passando per le poltrone e le sedie di treni, traghetti e aeroplani, il pidocchio ha prosperato e si è comunicato da Nord a Sud e da Sud a Nord. Un’invasione silente che ciascuno combatte come può, con mezzi ecologici - Malaleuca e olio di Neem - o sostanze chimiche - Moom e Milice - e pettinini, dal momento che è diventata una lotta individuale che, seppure abbia il suo baricentro in un luogo collettivo, la scuola, trova le famiglie sole. Nelle scuole da almeno un decennio è scomparso il medico scolastico abolito con leggi ad hoc. Affidato il compito di sorvegliare la popolazione in età scolare alle Asl, la medicina non entra più a scuola. In molte aziende sanitarie, ora organizzate su base regionale, l’ufficio addetto a questo compito è infatti puramente nominale. Niente più visite oculistiche, verifiche su malattie come la scoliosi, oppure esami del torace e lastre per polmoni e bronchi, tutti retaggi dell’epoca fascista e democristiana, con i loro riti e le continue attenzioni alla salute dei ragazzi. La sanità è diventata finalmente adulta, e soprattutto individuale. Così anche il pidocchio si è adeguato, lasciando il suo portato classista - parassita dei poveri - e divenendo una consuetudine di tutti: parassita interclassista in una società che invece è sempre più divisa in classi, invisibili ma ben presenti. Poiché il Pediculus non appartiene alle malattie infettive, nonostante la sua capacità di diffusione, l’Asl non interviene. E a scuola la legge sulla privacy non consente di indicare chi ne è colpito sollecitandone la cura. Ogni volta che il Pediculus appare, si distribuisce in classe un foglietto per i genitori: Attenzione, pericolo pidocchi! Molte scuole, ben sapendo che l’unica prevenzione è intervenire su tutte le teste degli allievi nello stesso momento, vi dedicano una settimana di sensibilizzazione all’anno. Come per i denti dei bambini - la moda-obbligo dell’apparecchio odontoiatrico -, anche per il Pediculus ogni scuola e distretto fa da sé, e come può. Del resto, nonostante che Michel Foucault ci abbiano avvertito che siamo nell’epoca della biopolitica, ovvero del controllo della popolazione mediante tecniche biomediche, a scuola da tre anni non è più necessario il certificato medico dopo la malattia. Un altro segno della semplificazione in corso: niente controlli, niente pidocchi. La lotta al Pediculus è diventata un altro costo per le famiglie: ogni prodotto in vendita costa dai 15 ai 25 euro, e non è detto che una volta sola basti. Perché i problemi non esistano, basta non parlarne. Semplice, no? Marco Belpoliti