Stefano Bartezzaghi, la Repubblica 3/9/2008, pagina 43, 3 settembre 2008
Corsivo. la Repubblica, mercoledì 3 settembre Come è pigro e - come tutte le pigrizie - consolatorio sentirci dentro, al fèstival, solo la festa! Niente di sbagliato, la sentiamo perché c´è
Corsivo. la Repubblica, mercoledì 3 settembre Come è pigro e - come tutte le pigrizie - consolatorio sentirci dentro, al fèstival, solo la festa! Niente di sbagliato, la sentiamo perché c´è. Festival deriva dal latino festivus, piacevole, festivo. Lo scrittore Paolo Monelli lo definiva: «un più grande baraccone fra le baracche carnevalesche che sorgono in un sobborgo cittadino». Era il 1933. Oggi il carnevale è tutti i giorni, e quindi tutti i giorni basta prendere il baraccone più grande e chiamarlo festival. Per dare prestigio alla loro pronuncia, alcuni non dicono fèstival ma festivàl. Ora non ci sentiamo più la festa, ma il patrio stivàl. Il festivàl è anfibio, cammina su qualsiasi suolo: giochi e musica, ma anche filosofia, poesia, letteratura, scienza, economia, storia. La meccanica quantistica non ti va? Sotto il tendone sta per cominciare la tavola rotonda sull´anatomopatologia! Dopo la notte bianca-Noir, fa´ colazione con un medievista! Resta sinora inesplorata la terza via, del festìval, dove non si sente più la festa o lo stivale, ma la stiva. Nessuno sa che fine farà il cumulo di merci in esubero che ingombra le stive di ogni festival. già tanto ricordarsi dove mettiamo di solito l´accento. Stefano Bartezzaghi