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 2008  settembre 02 Martedì calendario

Caro Romano, ho letto della morte di Aleksander Solgenitsin, ma leggendo su La Stampa, Corriere e Repubblica noto che i tre giornali scrivono in modo diverso l’uno dall’altro sia nome che cognome, La Stampa addirittura scrive diverso il nome all’interno dell’articolo, rispetto al titolo; mi chiedo: come è possibile per almeno due dei quotidiani sopraccitati fare un errore così? Può sembrare poco grave, ma secondo me le cose vanno scritte in maniera esatta, perché normalmente quando leggiamo le notizie, c’è sempre la tendenza a farle pendere a destra o sinistra, anche quando si racconterà del dissidente russo, ci saranno giornali che piloteranno il racconto, quindi almeno sul nome e cognome vorremmo avere un’informazione esatta, senza doverla interpretare

Caro Romano, ho letto della morte di Aleksander Solgenitsin, ma leggendo su La Stampa, Corriere e Repubblica noto che i tre giornali scrivono in modo diverso l’uno dall’altro sia nome che cognome, La Stampa addirittura scrive diverso il nome all’interno dell’articolo, rispetto al titolo; mi chiedo: come è possibile per almeno due dei quotidiani sopraccitati fare un errore così? Può sembrare poco grave, ma secondo me le cose vanno scritte in maniera esatta, perché normalmente quando leggiamo le notizie, c’è sempre la tendenza a farle pendere a destra o sinistra, anche quando si racconterà del dissidente russo, ci saranno giornali che piloteranno il racconto, quindi almeno sul nome e cognome vorremmo avere un’informazione esatta, senza doverla interpretare. Massimo Tagliati massimotagliati@virgilio.it La traslitterazione migliore, adottata dagli slavisti e dalle buone enciclopedie, è Aleksandr Solzenicyn, dove la «zeta » è sormontata da un diacritico in forma di v e si pronuncia con un suono simile a quello del «j» in francese; mentre la «c» è una zeta aspra come in tedesco e altre lingue slave scritte in caratteri latini. Molti Paesi utilizzano abitualmente una traslitterazione di comodo che rende al meglio la pronuncia originaria. In Italia invece i giornali italiani adottano frequentemente (ma non sempre) la grafia più comunemente utilizzata nel mondo, vale a dire quella della stampa anglo-americana.