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 2008  agosto 31 Domenica calendario

ENGLARO Eluana Lecco 25 novembre 1970, Udine 9 febbraio 2009. Schiantatasi con l’auto contro un muro il 18 gennaio del 1992, un gravissimo trauma cranio-encefalico con lesione di alcuni tessuti cerebrali corticali e subcorticali la precipitò prima in una condizione di coma profondo, e poi, nel tempo, in un persistente Stato Vegetativo con tetraparesi spastica e perdita di ogni facoltà psichica superiore

ENGLARO Eluana Lecco 25 novembre 1970, Udine 9 febbraio 2009. Schiantatasi con l’auto contro un muro il 18 gennaio del 1992, un gravissimo trauma cranio-encefalico con lesione di alcuni tessuti cerebrali corticali e subcorticali la precipitò prima in una condizione di coma profondo, e poi, nel tempo, in un persistente Stato Vegetativo con tetraparesi spastica e perdita di ogni facoltà psichica superiore. Il padre Beppino, suo tutore, chiese dal 1999 di interrompere l’alimentazione artificiale (sondino nasogastrico) che la manteneva in vita, operazione per la quale dovette attendere 10 anni scatenando un caso che divise l’opinione pubblica italiana • «[...] Beppino Englaro è convinto che la sua Eluana, ragazza piena di interessi, amante della vita e del mondo, non avrebbe mai sopportato quella condizione. Dopo che tribunali e appelli dicono no in nome della tutela del diritto alla vita, a ottobre 2007 è una sentenza della Cassazione a tracciare la strada collocando ”al primo posto la libertà di autodeterminazione” del malato che, ”in tutte le fasi della vita” e attraverso il consenso informato, deve poter scegliere le terapie e, se vuole, rifiutarle. Rimandando il processo in appello, i giudici scrivono che se un adulto non è in grado di manifestare la sua volontà (come Eluana) può farlo il suo legale rappresentante, ma solo dopo che sono stati valutati principi etici o religiosi del soggetto- malato e nel rispetto del suo ”miglior interesse”, perché la ”prosecuzione della vita non può essere imposta a nessun malato”. Nell’ultimo processo d’appello i giudici non indugiano sul quadro clinico, ormai assodato, dedicandosi a delineare personalità e convinzioni profonde di Eluana per inquadrarne la ”volontà presunta”. Dopo aver interrogato il padre e gli amici, concludono che ”non avrebbe mai accettato, nemmeno per poco, men che mai per 16 anni e più, di restare inchiodata a una condizione immutevole e senza speranza”. Al procuratore generale (può ricorrere in Cassazione) che aveva evidenziato la formazione cattolica di Eluana, rispondono che, senza approfondimenti, questo ”non contraddice l’interpretazione della sua volontà”. Dopo un lavoro ”ostico e ingrato”, concluso con una decisione ”inevitabile ed esecutiva” presa con ”sofferenza”, tracciano anche il cammino che Eluana dovrà compiere nelle sue ultime ore: tutto deve avvenire in ospedale, garantendo ”adeguato e dignitoso accudimento” per tutto il periodo in cui ”la vita si prolungherà” dopo la sospensione della somministrazione del cibo, ”rendendo sempre possibili le visite, la presenza e l’assistenza almeno dei più stretti familiari”. [...]» (Giuseppe Guastella, ”Corriere della Sera” 10/7/2008) • Dopo la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano il 9 luglio 2008, «[...] la strada sembrava spianata. Per staccare il sondino che alimenta e idrata Eluana, si era offerto il dottor Riccardo Massei, rianimatore al Pronto soccorso dell’ospedale Manzoni di Lecco, lo stesso medico che aveva curato la ragazza subito dopo l’incidente. Ma, nel giro di poche ore, Massei aveva fatto retromarcia. Ecco allora la disponibilità del neurologo Carlo Alberto Defanti [...]. Era stato trovato anche l’hospice, ”Il Nespolo” di Airuno. Qui l’unica condizione posta era quella di far arrivare Eluana con il sondino già staccato. A questo si era ovviato pensando di compiere la veloce operazione a casa Englaro (dal momento che le suore della clinica dove si trova la ragazza non lo avrebbero permesso). Ma, per fare le cose alla luce del sole come vuole il padre, era necessario che fosse presente un medico della Asl, cosa che non si poteva chiedere al medico di base di Eluana, che lavora nella clinica gestita dalle suore. Ci sono voluti giorni e [...] dopo molti rifiuti, è stato trovato un sanitario disponibile, che dovrà anche prescrivere antiepilettici e sedativi durante l’agonia. Nel frattempo però ”Il Nespolo” ha respinto la richiesta di ricovero di Eluana. ”Io – diceva [...] il dottor Mauro Marinari, direttore dell’hospice – devo attenermi ai criteri di gestione delle liste di attesa che abbiamo: Englaro potrà presentare la domanda solo quando Eluana sarà un malato terminale”. Cioè dopo il distacco del sondino. Il che vuol dire restare almeno una settimana a casa, senza alimentazione, aspettando che si liberi un posto. Ma nella sentenza è scritto che l’attesa della morte deve avvenire in una clinica o in un hospice. [...]» (Luigi Corvi, ”Corriere della Sera” 24/7/2008) • Il 31 luglio 2008 la Procura Generale di Milano ha deciso di ricorrere in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello, lo stesso giorno la Camera ha deciso di sollevare il conflitto d’attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale nei confronti della Suprema Corte di Cassazione e della Corte d’appello di Milano per aver di fatto «legiferato», autorizzando l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione di Eluana Englaro. Corriere della Sera: «[…] La votazione è avvenuta con il sistema elettronico, ma senza la registrazione dei voti, quindi, in pratica è come se fosse stata per alzata di mano. Hanno votato a favore quasi tutti i deputati del Popolo della Libertà e la Lega. A favore, nell’opposizione, anche l’Udc di Casini. I deputati del Partito democratico, pur presenti in Aula, non hanno preso parte alla votazione. E così pure una piccola pattuglia di esponenti del Pdl capitanata dall’ex radicale Della Vedova e composta da Papa, Moroni,La Malfa, Pepe, Golfo, Costa e Stracquadanio. Contro ha votato solo l’Italia dei Valori di Di Pietro che ha accusato il Pd di aver adottato una ”soluzione pilatesca: noi siamo dalla parte dei giudici” [...]» (M. A. C., ”Corriere della Sera” 1/8/2008). Il giorno seguente il Senato ha preso la stessa decisione.