Chiara Beria di Argentine, La Stampa 30/8/2008, 30 agosto 2008
Dai superbi cachemire per i ricchi più eleganti ai gelati di albicocca e arancia in un bar dell’estremo tacco d’Italia
Dai superbi cachemire per i ricchi più eleganti ai gelati di albicocca e arancia in un bar dell’estremo tacco d’Italia. «In questa mia prima estate da ”barista” - racconta l’ex stilista Cristiano Fissore - solo un cliente, un tipo non molto ben educato, mi ha detto che si vedeva che questo non è il mio mestiere. ”Lei ha perfettamente ragione”, gli ho risposto. Invece di preparare l’ennesima collezione, di correre a Milano per incontrare clienti in show room e di giocare a golf con gli amici a Rapallo, ho lavorato dalle 7,30 di mattina (anche 20 ore al giorno) dietro al banco. Ma certo che lavo anche le tazzine del caffè! Quando si lavora si lavora. Dopo 30 anni, senza alcun rimpianto, ho staccato il filo con il mondo della moda e cambiato vita. Ma che faccia cachemire o gelati, rimango sempre la stessa persona». A mille km dallo stress A Santa Maria di Leuca, mille chilometri dai riti esausti del circo della moda, Cristiano Fissore, 58 anni, ha trovato un più sobrio e sereno approdo. Per dimora ha il suo amato yacht, un Alalunga Anni 70 rigorosamente in legno, ormeggiato in porto («Solo a Recco ho mantenuto un ufficio con una segretaria»). Per lavoro ha il bar «Moby Dick» nel centro di Leuca, nel Salento. E’ la nuova avventura dello stilista di Rapallo che per anni con il suo stile «anglo-genovese» è stato sinonimo di casual classico. Filati pregiati, negozi a Portofino e Cortina d’Ampezzo, successo. «L’avvocato Agnelli prediligeva il nostro girocollo a maglia inglese, modello ”Drive Uno”. Tra i clienti più fedeli c’erano i Croce, Andrea e Beppe, e tanti genovesi. Da sempre gli italiani più eleganti», dice l’ex stilista, impeccabile anche al bar in camicia con tanto di cifre («In maglietta? Mai»). Nel 1977, puntando sul cachemire con solo cinque modelli, insieme a Lucia Bosisio, sua socia e compagna di una vita, iniziò l’avventura della moda. Nei danarosi anni di fine secolo, l’epoca d’oro del cachemire, la Cristiano Fissore srl dell’affiatata coppia arriva a fatturare 20 miliardi di lire l’anno. Collezioni uomo, donna e maison: 170 modelli nelle diverse materie prime, 690 colori nelle cartelle del cachemire; lo show room in un grande loft di Milano. Nel 2000 la crisi, ma Fissore non incolpa la Cina. Affonda il business e la coppia del lusso scoppia. «Una crisi esistenziale», confessa Fissore. Così 4 anni fa vendono il loro marchio a un gruppo di Brescia. Dopo il tracollo, un’altra vita a Santa Maria di Leuca. «Frequentando questo borgo di mare mi accorsi che non c’era un bar dove mangiare del buon gelato non industriale. Ho deciso che questo era il porto dove ancorarmi. Lo scorso inverno con 100 mila euro - cifra con la quale a Portofino non avrei acquistato neanche un posto auto - ho rilevato il locale, 3 piani con terrazza. A fine maggio abbiamo aperto». Per gustare i suoi coni ogni sera c’è la coda e il suo gelato è stato il dessert immancabile delle feste Anni 60 delle grandi famiglie pugliesi, dai Reale ai Seracca Guerrieri. La ricerca della semplicità Nell’avventura del «Moby Dick» Fissore ha coinvolto due fratelli di Leuca, Lucio Lia, falegname (« un vero artista»), e suo fratello Ivano, l’unico con esperienza nella ristorazione. Per il resto, il neobarista deve tutto a un suo amico d’infanzia, Rino Simonetti, rinomato gelataio di Santa Margherita Ligure. «Non dimenticherò mai quello che Rino ha fatto per me: ha persino fotocopiato i libretti con 40 anni di ricette». Fu così che il buon gelato alla ligure ha conquistato i golosoni del profondo Sud. «Ho scoperto un mondo più aperto e sereno di quello nel quale sono sempre vissuto», spiega. Nuove rotte, nuovi piaceri. Dopo il «Moby Dick», che resterà aperto tutto l’anno («Altrimenti sembrerebbe una marchetta: prendo i soldi l’estate e scappo!»), l’ex stilista («Solo a pensare a Milano mi sento male, e a Genova vado solo per incontrare la mia nuova fidanzata») progetta la ristrutturazione di una masseria per farne un piccolo resort. «Permessi, rinvii. La burocrazia qui è lentissima, è il lato peggiore del Sud», lamenta Fissore. Per l’autunno-inverno 2008 basta passerelle. «Mi hanno offerto varie consulenze ma ho rifiutato. Qui dormo sereno e basta un filo di sole, anche a gennaio, per mangiare all’aperto. Il mare è stupendo e la vita semplice. Mi sembra di essere tornato nella Liguria della mia infanzia». Chiara Beria di Argentine