Glauco Maggi, La Stampa 29/8/2008, pagina 15, 29 agosto 2008
La Stampa, venerdì 29 agosto Bush non sarà presente all’apertura delle Paralimpiadi per disabili a Pechino, ma come comandante in capo dovrebbe esserci, per incoraggiare i suoi ragazzi e le sue ragazze come ha fatto con gli atleti americani qualche settimana fa
La Stampa, venerdì 29 agosto Bush non sarà presente all’apertura delle Paralimpiadi per disabili a Pechino, ma come comandante in capo dovrebbe esserci, per incoraggiare i suoi ragazzi e le sue ragazze come ha fatto con gli atleti americani qualche settimana fa. Una pattuglia speciale di veterani dell’Iraq, mutilati di varo grado, fanno infatti parte della nazionale a stelle e strisce dei disabili che si batteranno per l’oro nello sport, dopo aver dato tanto di sé nella loro vita militare. Né alle Olimpiadi per handicappati di Atene del 2004, né a quelle invernali di Torino del 2006, l’esercito americano era presente con atleti reduci da Afghanistan e Iraq. A Pechino l’esordio: 12 dei 206 americani in gara sono ex soldati, di cui tre feriti in missione, Scott Winkler, Carlos Leon e Melissa Stockwell. Le loro storie umane sono eccezionali, rivelano come la distruzione della integrità dei reduci non è un esito inevitabile neppure quando il fisico è tanto offeso e la mente deve reagire per reinventarsi una personalità. Scott Winkler ha 35 anni ed è diventato un lanciatore del peso di livello mondiale nella sua categoria di infermità. Nel 2003, a Baghdad, stava scaricando un camion quando una cassetta di munizioni gli è caduta sui piedi, lasciandolo paralizzato nei due arti inferiori, quadriplegico immobile dal petto in giù. Dopo tre anni di cure, nel 2006 è andato nel Centro di riabilitazione civile della Lakeshore Foundation presso Birmingham, Alabama, con la speranza di arrivare dov’è ora, ai Giochi. «Ho combattuto per il mio Paese. Ora vinco per gli Usa. E’ un grande onore». Al liceo gareggiava nella corsa e nel salto in lungo, adesso si dedica agli sport da lancio, il peso, il disco e il giavellotto, che mai aveva provato prima. «Se ci credi, puoi riuscirci», ha detto Scott. In giugno, il pesista ha dovuto superare un’ennesima difficoltà: poichè gli esaminatori del livello di handicap hanno rilevato che un piccolo muscolo del suo addome funziona ancora, gli è stata cambiata la categoria e dovrà gareggiare con atleti meno svantaggiati. «Non mi interessa dove mi fanno gareggiare, andrò contro chi vogliono e ce la metterò tutta». Con Scott, a Lakeshore si è allenato anche Carlos Leon, ex marine e veterano dell’Iraq, pure lui lanciatore. Carlos ha 23 anni, ne ha passati due in Iraq fino al 2006, quando, assegnato per una esercitazione alle Hawaii, si è rotto il collo in un incidente mentre si tuffava in piscina. Non è costretto alla carrozzella ma, per stare in piedi e lanciare, deve utilizzare uno speciale appoggio. Avvertendo ancora qualche brivido negli arti è qualificato come «quadriplegico incompleto». Pur giovanissimo, ha una carriera sportiva da disabile di tutto rispetto: per assicurarsi il posto nel team olimpico ha scagliato il peso a 22,04 metri, il nuovo record mondiale della sua categoria, ma ha già vinto una medaglia d’argento nel disco e una di bronzo nel peso al Giochi ParaOlimpici Panamericani. «Sono venuto a Lakeshore sei mesi dopo l’incidente per partecipare a un raduno sportivo. Ho scoperto che gli sport ti danno la speranza e la fiducia che i dottori e le medicine non possono mai darti». Melissa Stockwell, veterana dell’esercito, è in Giappone per mettere a punto la preparazione per le gare di nuoto. La sua gamba sinistra è stata amputata poco sotto l’anca per lo scoppio di una bomba sulla strada che ha fatto saltare il veicolo che lei guidava in un convoglio che portava rifornimenti alla sua caserma di Baghdad, il 13 aprile del 2004. Dall’incidente, Melissa, 28 anni, ha reagito con una determinazione tale da farle correre due Maratone di New York e otto gare di triathlon per minorati. Ma ai Giochi cercherà l’oro nel nuoto: già detiene il record Usa sui 400 metri stile libero con 5,03.08 e parteciperà, oltre che a questa specialità, anche ai 100 metri farfalla e ai 100 stile libero. Quando le hanno chiesto che cosa vorrebbe dire ai veterani che, come lei, hanno perso un arto in guerra, Melissa ha risposto: «Stai postivo. E’ dura all’inizio. Senti la botta e capisci che hai perso una gamba. E’ piuttosto traumatico. Ma stai positivo. Ognuno ha brutti momenti e brutti giorni. Circondati di gente che pensa a te». Melissa, vicino, ha un marito e la famiglia. Glauco Maggi