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 2008  settembre 04 Giovedì calendario

L’espresso, giovedì 4 settembre Nudging, un termine che potrebbe essere tradotto come spintarella, e che in inglese fa rima con nagging, brontolare, è la più recente invenzione dei liberal americani

L’espresso, giovedì 4 settembre Nudging, un termine che potrebbe essere tradotto come spintarella, e che in inglese fa rima con nagging, brontolare, è la più recente invenzione dei liberal americani. O forse, non più liberal, ma ’paternalisti progressisti’ come si definiscono Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein, due pesi massimi dell’Università di Chicago (il primo economista, candidato al Nobel, il secondo giurista celebre) autori del libro ’Nudge. Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness’ (migliorare le decisioni sulla salute, sul benessere e sulla felicità) un bestseller a metà tra l’economia e l’antropologia. La loro idea è semplice: per introdurre le pratiche di ’buona cittadinanza’, per indurre la gente a comportarsi in un modo virtuoso, rispettoso dell’ambiente e dei diritti altrui, occorre dare esempio, incoraggiamento concreto, anziché spiegare la morale e confidare nella libertà di scelta e nella razionalità. Ecco il succo del paternalismo progressista. ’L’espresso’ ne ha parlato con Thaler. Professor Thaler: non le sembra ingenuo pensare che incoraggiando la gente a comportarsi in una certa maniera si possano risolvere problemi di grande portata sociale? "Per niente. Prenda per sempio una situazione in cui si voglia convincere un untente a consumare meno energia elettrica. Alcune organizzazioni non profit hanno escogitato lo stratagemma di montare quella che chiamano la ’lampadina ambientalista’ nella casa degli utenti. Più energia elettrica si consuma e più la lampadina diventa incandescente. Le abitazioni che sono state attrezzate con questa lampadina riducono il consumo del 40 per cento". Questo è un caso minimo. Ma come si applica il suo metodo a un’intera società? "Facciamo allora altri casi. Partiamo da un fenomeno di massa: l’obesità giovanile. difficile convincere con le parole i giovani a mangiare più frutta. Ma in alcune scuole la caffetteria espone la frutta su un banco a un livello più vicino agli occhi degli studenti, diciamo mettendola un paio di scaffali più in basso. Da solo questo stratagemma incrementa il consumo di frutta del 25 per cento. Un altro caso ancora è quello dell’aeroporto olandese di Schipol. A un economista è stato chiesto di sviluppare un metodo per ridurre il costo di pulire i bagni. La trovata è stata quella di piazzare l’immagine di una mosca nel centro dell’orinale per i maschi. Questo sistema ha ridotto la sporcizia dell’80 per cento. In ambedue i casi il problema è stato risolto senza spendere di più e rispettando la libertà di scelta individuale".  questo il succo del nuovo paternalismo? "Un paternalismo buono. E qui mi permetta di fare un discorso più generale. Le decisioni politiche vengono prese ritenendo che le persone, quando devono fare scelte fondamentali, siano in grado di comportarsi razionalmente. Invece è vero il contrario. Lasciata a se stessa, la gente finisce col preferire lo status quo, non vuole cambiare niente". Dobbiamo imparare a utilizzare l’irrazionalità umana a fin di bene? "Proprio così. Gli addetti alla pianificazione si comportano come se tutti quanti fossero in grado di pensare come degli esperti di logica, capaci di immagazzinare quantità enormi di informazioni e di avere la saggezza di Matusalemme. Ma nei fatti l’individuo medio, quello per il quale vengono sviluppate tantissime delle nostre leggi, è un essere pigro, impulsivo, troppo occupato per prestare attenzione ai particolari, e tende ad esprimere preconcetti che sono difficilmente sradicabili". In concreto cosa propone? "Un paternalismo progressista, che non impone alla gente di comportarsi in una certa maniera, ma la incoraggia. Bisogna cattuarare la fantasia delle persone e rendere il comportamento automatico. In America il dibattito economico si divide ancora tra quelli che sostengono il liberismo e quelli che invece propongono l’intervento governativo. Dovremmo superare questo tipo di dibattito, dovremo capire che si può scegliere la via del mercato e, allo stesso tempo, si possono spingere le persone a prendere delle decisioni positive". Ci faccia qualche esempio per favore. "Ancora nella battaglia contro l’obesità. La legge di New York che impone ai ristoranti di pubblicare il contenuto calorico delle pietanze, è una legge che avrà effetti profondi. Uno sarà quello di spingere le aziende alimentari a cambiare la formula dei loro prodotti. già successo con la Starbucks, che ha cambiato una delle bevande più popolari rendendola meno calorica. La legge ha una doppia funzione, da un lato informa il consumatore sui rischi delle sue azioni e dall’altro costringe le aziende ad adottare comportamenti che tengono maggior conto degli interessi del consumatore, senza rimetterci dei soldi. Grazie alla trasparenza tutti modificano il loro comportamento. La trasparenza è infatti uno dei maggiori temi del nostro libro". Un altro tema centrale del vostro libro sono le ’default options’, le opzioni di inadempienza. Che cosa sono? "Sono quelle che vengono adottate quando, confrontata con due o più scelte, una persona non prende nessuna decisione. Un po’ come con il computer: se uno lo lascia incustodito non succede niente, se lo lascia per un certo lasso di tempo esce fuori lo screen saver, se lo lascia ancora più a lungo si disattiva automaticamente. Quelle sono opzioni di inadempienza. Si è mai chiesto quanto tempo ci vuole prima che ognuna diventi operativa: un minuto, due? In genere quelle opzioni sono state indicate dal costruttore del computer. L’utente le può cambiare, basta aprire i setting, ma nei fatti lo fanno pochissimi. E sa perché? Perché qualsiasi sia l’opzione, la gente tende ad accettarla perché già data e non perché sia quella migliore, ma perché per cambiare bisogna fare qualcosa e anche se non costa niente, l’inerzia prende il sopravvento". Reazioni dal mondo politico alle vostre teorie? "Dal campo di Obama. Siamo consiglieri informali della sua campagna". Quindi Obama potrebbe diventare il primo presidente dell’’incoraggiamento’? "Sto facendo campagna per diventare una specie di ministro dell’Incoraggiamento con portafoglio che coinvolge vari dicasteri. Scherzo, ma uno dei temi che ci sta più a cuore è quello della somma dei costi. Speriamo che su quel versante Obama ci presti attenzione ponendo fine alla guerra in Iraq". Si spieghi meglio. "Uno pensa che l’esperienza della guerra nel Vietnam sia servita da lezione agli Stati Uniti. Invece non è così. Dai tempi del Vietnam sapevamo che una volta spesi miliardi di dollari e sacrificate migliaia di vite per fare una guerra, diventa molto difficile ritirarsi. E non solo perché non c’è una strategia d’uscita, ma perché non siamo più in grado di analizzare spassionatamente se vale ancora la pena di investire altro denaro e altre vite umane o se sia invece il caso di porre fine alla guerra. Razionalmente sappiamo che non c’è modo di recuperare i soldi spesi, ma invece ci facciamo prendere dalle emozioni e continuiamo a perdere denaro senza alcun vantaggio pratico. Ora, lo stesso principio vale per situazioni meno drammatiche. Ad esempio il mercato immobiliare. C’è tanta gente che ha messo la casa in vendita cercando di farsela pagare quello che sarebbe valsa un anno fa e siccome nessuno è disposto a pagarla tanto, non la vendono. Così ogni mese continuano a pagare un sacco di soldi per mantenere una casa che è vuota o che non si possono più permettere. Invece serve un atto, dall’alto. Porre fine alla guerra significa anche incoraggiare la gente a prendere decisioni drastiche nella loro vita privata, come appunto vendere la casa, per smettere di perdere soldi". Incoraggiamento come conformismo? "Sì. Uno degli esempi che preferisco è quello di un sito web dell’Illinois che cerca di incoraggiare la gente a donare gli organi. Fa appello a quelli che hanno già scelto di essere donatori chiedendogli di invitare amici a fare lo stesso. Il risultato è stato che dal 2006 oltre 2,6 milioni di persone si sono registrate come donatori. Questa è la legge del conformismo usato a vantaggio del bene comune. Vede, le persone vanno tutte a vedere lo stesso film o comprano gli stessi prodotti, e allo stesso modo tendono a comportarsi (da conformisti appunto) anche quando si tratta di grandi problemi sociali. Paolo Pontoniere