Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  agosto 28 Giovedì calendario

Corriere della Sera, giovedì 28 agosto 2008 MILANO – Non sempre i periodi ipotetici del terzo tipo, quelli dell’irrealtà, sono i più facili da declinare

Corriere della Sera, giovedì 28 agosto 2008 MILANO – Non sempre i periodi ipotetici del terzo tipo, quelli dell’irrealtà, sono i più facili da declinare. Ma tre studiosi parigini, forti di un credibile modello econometrico, hanno provato a farlo nel caso dell’unione monetaria europea. Si sono chiesti come sarebbe stata Eurolandia senza l’Italia e viceversa. Hanno riscritto la storia dell’economia con alcuni grossi «se», fondandoli però su calcoli sperimentati. Meno prevedibili però sono i risultati di questo studio presentato ieri al seminario di 1.500 econ omisti EEA-Esem alla Bocconi, perché in alcuni casi essi sfidano vecchi luoghi comuni. Succede ad esempio quando i tre economisti, Emmanuel Dubois, Jérôme Héricourt e Valérie Mignon, trovano che l’euro senza l’apporto della pur tradizionalmente svalutata lira non sarebbe stato affatto ancora più forte sul dollaro: al contrario sarebbe stato fra il 12% e il 20,5% più debole. «Ciò può essere attribuito a una perdita di credibilità dovuta all’assenza nell’area monetaria di uno dei più grandi Stati dell’Unione europea», scrivono i tre francesi. Ma anche visto dall’Italia, lo scenario che ipotizza un’esclusione o autoesclusione di Roma dall’euro a fine ’96, non somiglia in tutto e per tutto a che ci si aspetterebbe. Nell’ipotesi di politiche macroeconomiche simili a quelle di metà anni ’90, secondo i tre studiosi francesi il Paese avrebbe dovuto mantenere tassi d’interesse in media dello 0,75% più alti di quelli dell’area- euro, almeno fino al ’99. «Ma le differenze in termini di crescita del prodotto e dei prezzi sarebbero state sorprendentemente piccole, vicine allo zero », scrivono gli autori di questo studio «controfattuale». Vero: per loro la lira oggi sarebbe stata del 21,6% più debole sul dollaro, dunque avrebbe svalutato anche sull’euro. Ma per il resto i risultati simili a quelli di oggi, «sottolineano che l’Italia avrebbe tenuto le sue politiche allineate a quelle dell’area euro». Per volontà propria, o perché davvero non avrebbe avuto altre opzioni credibili. Federico Fubini