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 2008  agosto 25 Lunedì calendario

L’uomo che rema è un puntino piccolo piccolo nell’Oceano. Ora è a 500 miglia dalle isole Tonga e a 2100 miglia dall’Australia

L’uomo che rema è un puntino piccolo piccolo nell’Oceano. Ora è a 500 miglia dalle isole Tonga e a 2100 miglia dall’Australia. Sono 180 giorni che avanza nel blu, colpo su colpo. partito il 21 febbraio scorso da Lima, Perù, con l’obiettivo è arrivare a Sydney ed entrare nella storia come il primo uomo che ha attraversato il Pacifico remando.  italiano, l’uomo che rema. Si chiama Alex Bellini, ha 29 anni, è di Aprica, ma trapiantato a Trieste per amore. La città giuliana dista quasi 9 mila miglia dal suo guscio di fibra di vetro e carbonio, una cella volontaria di 7 metri e mezzo che ha chiamato «Rosa di Atacama II»: in quell’angolo d’Adriatico c’è la sua Penelope, la moglie Francesca. «La sento quotidianamente. Il suo contatto è molto importante. Non solo per infondermi coraggio e motivazione quando vengono a mancare, ma anche e soprattutto per restare legato alla terra e non rischiare, nel caso fossi lasciato solo a me stesso e al mare, di andare psicologicamente alla deriva», dice Alex. La fatica quotidiana Quanto dura l’arco di una remata? Dieci, venti secondi? E quante remate si possono fare in un giorno? Insomma, come si trascorrono 24 ore, da soli, in mezzo all’Oceano? «Tutto è piuttosto monotono. Spesso un giorno è uguale all’altro e se per stanchezza o svogliatezza non aggiorno il diario di bordo l’indomani non ricordo nulla di ciò che è accaduto. Come se non fosse mai esistito. Mi sveglio sempre alle 5,30, faccio colazione e dissalo circa 2 litri di acqua in un’ora, a mano. Verso le 7 comincio a remare. Faccio una pausa di 15 minuti alle 10,30, poi riprendo fino alle 13 per la pausa pranzo. Alle 14 torno ai remi, e vado avanti finché ne ho voglia. Non ho un orario per smettere, continuo fino a che non ne posso più. Mediamente fino alle 20,30, le 21. Quindi ceno, dissalo altra acqua e vado in cuccetta». Pranzo e cena non sono proprio da gourmand. «A pranzo, una pasta speciale, simile a quella integrale, che condisco con olio extravergine d’oliva e parmigiano reggiano liofilizzato. Per cena, un brodo ai cereali con fiocchi d’avena, olio e il formaggio. Durante il giorno mangio biscotti dolci e salati creati appositamente per me da un nutrizionista valtellinese. E poi marmellata, pane secco, frutta liofilizzata e secca, barrette energetiche. Ho scorte sufficienti per raggiungere l’Australia. Non abbondanti, ma non patirò la fame». In perfetta forma Nonostante tutto, Alex dice di sentirsi al meglio. «Ogni giorno più in forma. La mossa azzeccata è stata quella di non svolgere lavori fisici eccessivi e allenamenti troppo intensi nei mesi precedenti la partenza». E la barca? «Se la sta cavando egregiamente». E oltre a remare, che si può fare? «Poco. Non leggo una pagina di libro da un mese circa, da quando mi sono messo a dissalare l’acqua a mano, e non più sfruttando il collegamento con il carrello. Ne ho bisogno di circa 6 litri ogni 24 ore. Vorrei dedicare un po’ più tempo a me stesso, ma è dura. D’ora in avanti mi aspettano condizioni di vento e mare che richiederanno il 100% di me stesso». C’è anche il capitolo della solitudine, da affrontare. Del senso di isolamento, che Alex ha già provato tre anni fa, vincendo l’Atlantico, sempre a remi. «C’è mia moglie. E ci sono tanti amici che mi seguono sul sito, inviandomi sms sul telefono satellitare. Alcuni mi aggiornano sulle notizie del mondo, persino sulle gare dell’Olimpiade. Anche i collegamenti settimanali con Radio2 mi aiutano». L’Italia come si percepisce dal Pacifico? «Come una terra molto lontana abitata da esseri sconosciuti e pericolosi... No, dàai, sto scherzando». Ancora una remata. «Mi manca tanto mia moglie. E poi la frutta e la verdura, una doccia ogni tanto, le lenzuola pulite, pizza, tiramisù e terra sulla quale correre e camminare». Nostalgia canaglia Ma chi te lo fa fare, Alex? Non pensa mai, di mollare? «Ultimamente, con il peggiorare delle condizioni meteo, mi sono trovato spesso in difficoltà o a corto di energie per sopportare i disagi e le avversità. In alcuni momenti ho desiderato non essere qui, ma essere nel posto più lontano possibile dal mare. Ormai conosco quelle situazioni, sono attimi di crisi, in cui prevalgono la nostalgia di casa e la paura del fallimento e da cui è molto difficile uscirne. Ma anche se avessi avuto a portata di mano un pezzo di terra non avrei abbandonato la mia barca. Non sono arrivato fino a qui per mollare». Alfa Romeo torna alle regate. La nuova barca dell’armatore australiano Neville Crichton si chiama «Alfa Romeo 3» e debutterà alla Maxi Yacht Rolex Cup di Porto Cervo dall’1 al 6 settembre. Lo scafo, a differenza dei precedenti - Alfa Romeo 1 e Alfa Romeo 2, che dal 2003 hanno fatto incetta di traguardi tagliati, tanto da attribuire al Crichton il soprannome di «serial winner dei mari» - è un mini maxi di 21,4 metri (dunque, un po’ più piccolo) e ha un albero di 31,5 metri. Una scelta, questa del mini-maxi, dettata dalla voglia di nuove sfide dell’armatore, che nella classe superiore, dei maxiyacht, in sei anni di regate ha in pratica vinto tutto quello che c’era da vincere. Tanto da trovarsi senza rivali veri. «Ora - dice Crichton - nella classe dei mini maxi il confronto avverrà con molte barche e sarà decisamente più impegnativo». Clicca sull immagine per ingrandirla Clicca sull immagine per ingrandirla Clicca sull immagine per ingrandirla Stampa Articolo