Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  agosto 23 Sabato calendario

LUCA FORNOVO

TORINO
Ormai è tutto pronto per il piano di salvataggio di Alitalia. Secondo fonti vicine al dossier, sul partner estero non ci sarebbero più dubbi: Lufthansa è in pole position per stringere un’alleanza con la Magliana, anche se la pista di Air France non è stata ancora del tutto accantonata.
Al lavoro sulla definizione del partner c’è Intesa Sanpaolo, l’advisor di Alitalia, che si sta avvalendo della collaborazione del Boston Consulting, una società internazionale di consulenza. Tempi stretti sono previsti anche sulla cordata di imprenditori italiani (Toto, Clessidra, Benetton, Ligresti, Gavio, Pirelli e Marcegaglia) che andranno in soccorso di Alitalia: entro mercoledì prossimo ci sarà un incontro tra i vertici di Intesa e la cordata. Con Carlo Toto sarebbe già stato trovato un accordo di massima in base al quale l’imprenditore venderà AirOne alla nuova Alitalia, impegnandosi però a reinvestire nella nuova compagnia di bandiera parte della somma incassata dalla cessione. All’aumento di capitale per il salvataggio di Alitalia dovrebbero partecipare anche Nomura e Morgan Stanley. Gli ultimi dubbi delle due istituzioni finanziarie potrebbero dissiparsi con l’annuncio del commissariamento della compagnia di bandiera. Al riguardo già giovedì prossimo, quando si riunirà il Consiglio dei ministri, potrebbero emergere indicazioni importanti sul commissariamento che riguarderà la cosiddetta bad company (la vecchia Alitalia con i debiti e i 7 mila esuberi), mentre la parte sana, la nuova Alitalia (che potrebbe essere guidata da Roberto Colaninno in tandem con Rocco Sabelli), cui verrà conferita l’Air One, verrà scorporata.
Questo commissariamento pilotato passerà attraverso il varo, verso l’inizio di settembre, di un decreto che riformerà la Marzano, la legge sulla ristrutturazione delle grandi aziende in crisi. Una bozza del decreto salva-Alitalia è già stata preparata dal ministero dell’Economia.
Sul futuro commissario si sta vagliando ancora una rosa di candidati. Dopo il no di Enrico Bondi, il risanatore di Parmalat, il sogno accarezzato da una parte dell’esecutivo è che sulla cabina di pilotaggio della disastrata Alitalia possa sedersi il giurista Guido Rossi che nel suo passato più recente ha avuto a che fare con la crisi di Calciopoli e la ristrutturazione di Telecom. Ma forse resterà solo un sogno.

ALESSANDRO BARBERA


ROMA

Carl Von Clausewitz, uno che i francesi li conosceva bene, una volta ebbe a dire che «scopo dell’atto di guerra è disarmare l’avversario».
I tempi di Napoleone sono lontani, ma la conquista dell’Europa dei cieli - oggi come allora - è affare di pochi: Air France-Klm, Lufthansa, British Airways. Con il petrolio alle stelle e la crisi del modello low cost, la partita è saldamente in mano alle tre principali compagnie e ai loro aeroporti di riferimento: Parigi, Francoforte, Londra. Ai vertici di Intesa Sanpaolo e del governo lo hanno capito da tempo. Il tentativo autarchico di rilanciare Alitalia è durato lo spazio di un’estate, il tempo di far dimenticare agli italiani le esternazioni con le quali l’allora premier in pectore fece naufragare le nozze con Parigi benedette dal governo Prodi. Il modello «hub and spoke», «mozzo e raggio», resta quello vincente. Per tenere a bada i costi ci vuole una flotta giovane, moltissimi aerei, un punto nel quale convogliare le destinazioni minori e da lì far partire i voli intercontinentali, quelli che garantiscono ancora buoni margini. Ma poiché alcuni aeroporti sono saturi di traffico, ora la parola d’ordine è «multihub». Air France ha conquistato Klm e Amsterdam, Lufthansa ha fatto crescere Monaco e, con l’acquisizione di Swiss, può contare su Zurigo. In questo modo - è ad esempio la strategia di Swiss - i grandi vettori sono in grado di fare concorrenza alle compagnie minori e alle low cost nei collegamenti intra-europei.
Con l’eccezione (per ora) della portoghese Tap, le vecchie compagnie di bandiera europee sono al redde rationem. La spagnola Iberia, dopo mesi di pesanti avances dei francesi, è promessa sposa di British.
La battaglia per il controllo di Alitalia, oggi come allora, sarà tra Francoforte e Parigi. Ma le condizioni sono diverse da quelle di meno di un anno fa, quando Lufthansa rinunciò a gareggiare. Anzitutto la promessa cura da cavallo di Intesa e il progetto di fusione con Air One ha riacceso l’interesse dei tedeschi. Inoltre c’è la variabile Austrian: dieci giorni fa la Oesterreichische Industrieholding Aktiengesellschaft, la holding che ne ha il controllo, ha annunciato la messa in vendita del suo 42% di azioni. Non a caso, dei tanti nomi circolati nelle prime ore, ne sono rimasti in pista solo due: Lufthansa ed Air France-Klm. Chi delle due avrà la peggio su Austrian, dovrà aggiudicarsi Alitalia, o viceversa. E questo vale soprattutto per Parigi.
Per capire il perché basta avere un compasso e tracciare un cerchio attorno ai due grandi aeroporti. Se Air France lasciasse a Lufthansa entrambe le compagnie, l’area d’influenza dei tedeschi unirebbe il mare del nord alla Sicilia. Ma Parigi ha da temere anche dalla sola acquisizione di Austrian Airlines: la compagnia austriaca è più piccola di Alitalia (ha un centinaio di aerei) ma una flotta giovane, conti più ordinati e un hub strategico. Dal dopoguerra, grazie alla neutralità dell’Austria verso la Nato, il governo ha infatti negoziato per Vienna collegamenti con Paesi del blocco sovietico negati ad altri: Astana, Yerevan, Baku, Soci, Tblisi. E se in Europa e verso il Nordamerica i voli sono liberalizzati, collegare gli altri Paesi è ancora affare fra governi.
L’acquirente naturale di Austrian è Lufthansa: i suoi vertici parlano tedesco, è più vicina alla Germania ed è già legata a Francoforte nell’alleanza Star Alliance. Per le stesse ragioni Parigi resta l’acquirente naturale per Alitalia. Se Parigi tornasse in gioco, in quel caso Lufthansa perderebbe un accordo commerciale (quello con Air One) e il «feederaggio» dalle città del Nord Italia verso i suoi hub. Avrebbe però una carta di riserva da giocare: il rafforzamento di Air Dolomiti, la controllata italiana comprata qualche anno fa dall’imprenditore Alcide Leali e che unisce già diverse città del nord Italia con Francoforte e Monaco.
Ufficialmente Air France fa capire di aver archiviato il dossier Alitalia a favore di Austrian. Ma più che un interesse reale, sembra una manovra di disturbo di Parigi per evitare la guerra e invitare Francoforte alla pace. Sempre che nel frattempo sia disposta a firmarla anche con Roma e Silvio Berlusconi.

Stampa Articolo