Piero Ostellino, Corriere della Sera 22/8/2008, 22 agosto 2008
Forse, siamo alla vigilia di una «nuova guerra fredda». E gli europei rischiano di fare il vaso di coccio fra i due vasi di ferro, americano e russo
Forse, siamo alla vigilia di una «nuova guerra fredda». E gli europei rischiano di fare il vaso di coccio fra i due vasi di ferro, americano e russo. Che gli americani abbiano qualche difficoltà a capire i russi è comprensibile. Gli Stati Uniti sono una potenza insulare, protetta dal mare. La Russia è una potenza continentale, esposta storicamente a invasioni ai suoi confini che hanno generato nella popolazione un senso di insicurezza. La differenza di concezioni strategiche fra Usa e Russia è che gli americani danno preminenza alle considerazioni militari nella loro politica mondiale; i russi danno preminenza alle questioni di frontiera nella loro politica periferica. I russi tendono a estendere i propri confini e a dotarsi di «zone di influenza» limitrofe; ieri, ai tempi dell’Urss, con la giustificazione dell’espansione del comunismo; oggi con l’influenza economica. Gli americani, in nome di una concezione universalistica del proprio ruolo, tendono a «contenere» la propensione espansionistica della Russia con la creazione di un equilibrio militare lungo i suoi confini. Ma è dai tempi della Guerra del Peloponneso fra Atene e Sparta che ogni misura «difensiva» presa dall’una delle due potenze in competizione, nel timore di un’aggressione da parte dell’altra, convince la controparte della natura «aggressiva » della rivale. E così via. Che gli europei abbiano qualche difficoltà a capire i russi non è, invece, comprensibile. L’Europa è una potenza continentale esposta quanto la Russia alle invasioni. Per gli europei valgono, oggi, di fronte alla Russia, le parole di Robert Schuman durante il dibattito all’Assemblea nazionale francese per la ratifica del Trattato della Nato (25 luglio 1949): «La sensazione di insicurezza non è sempre effetto di una minaccia già precisa, di un’aggressione visibilmente preparata. Il solo squilibrio delle forze a favore del più forte, non compensato da serie garanzie internazionali a vantaggio del più debole, è sufficiente a creare uno stato di insicurezza». Il pericolo di un’aggressione militare russa all’Europa non c’è. Ma ciò non esclude che ci sia quello che l’Europa diventi una «zona di influenza», politica ed economica, della Russia a causa della propria dipendenza energetica. La «nuova guerra fredda » è alimentata dagli interessi contrastanti di potenza di Usa e Russia. Poiché l’Europa è dipendente sia dalla potenza militare americana sia da quella energetica russa, agli europei non resta, allora, che spiegare agli Usa che il contenimento militare della Russia è impraticabile e alla Russia che neppure la creazione di una propria zona di influenza fino all’Atlantico, o la riesumazione dell’ex impero sovietico, sono praticabili. Dovrebbe convincere entrambi che: 1) l’Occidente è disposto a riconoscere le ragioni di sicurezza della Russia entro i confini della vecchia Urss; 2) non lo è a consentirle annessioni di sorta, neppure entro quegli stessi confini. Ma l’Europa ha la coesione politica sufficiente per recitare un credibile ruolo diplomatico fra l’orso russo e l’aquila americana? postellino@corriere.it