Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  agosto 20 Mercoledì calendario

La Stampa, mercoledì 20 agosto Oltre all’assenza di una visione chiara, i militari russi devono affrontare sfide interne come scarsa disponibilità di reclute, salari bassi, nonnismo, un sistema di approvvigionamenti inefficiente e la mancanza di trasparenza

La Stampa, mercoledì 20 agosto Oltre all’assenza di una visione chiara, i militari russi devono affrontare sfide interne come scarsa disponibilità di reclute, salari bassi, nonnismo, un sistema di approvvigionamenti inefficiente e la mancanza di trasparenza. Il neopresidente Dmitry Medvedev ha presentato la sua visione della politica estera, ma ha parlato poco dello sviluppo delle forze armate che, secondo diversi analisti, devono affrontare obiettivi al di sopra delle possibilità. L’attuale dottrina militare russa è stata criticata da ufficiali ed esperti in quanto non offre una chiara gerarchia delle minacce attuali e future, e dei modi per affrontarle. Il capo dell’Accademia di scienze militari Mahmut Gareev ha promesso una nuova dottrina entro il 2007, ma la sua stesura è stata ripetutamente rimandata. Non resta che la bozza della «Strategia dello sviluppo delle forze armate fino al 2030». Stando agli stralci pubblicati il 3 agosto dal Kommersant, «la crescente supremazia tecnologica e militar-tecnica dei Paesi stranieri sviluppati è la principale minaccia per la Russia». Altre minacce includono armi nucleari nell’arsenale di diversi Paesi, lo scudo di difesa antimissile voluto dagli Usa, armi nello spazio, il ricorso unilaterale alla forza da parte degli Usa e dei loro alleati Nato, e la proliferazione di armi di distruzione di massa. La bozza della «Strategia» prevede che gli Usa resteranno la potenza militare dominante per decenni. Il documento deve ancora diventare ufficiale, ma le riforme che avrebbero dovuto portare le forze armate russe all’altezza delle sfide del dopo guerra fredda si stanno impantanando. I costritti teenager - che mancano di ogni capacità e fanno la leva solo per un anno - restano il grosso degli effettivi di 1,130,000 persone. L’anno scorso, solo in 140 mila si sono arruolati volontari come soldati e sergenti, troppo pochi per colmare i ranghi delle unità di combattimento vitali. E la «Strategia» fino al 2030 non menziona l’abbandono della leva. Il ministero della Difesa progetta di portare i volontari al 44% quest’anno, e di reclutare solo sergenti professionisti dal 2011. Ma questi obiettivi sono messi a rischio da un salario base di 8 mila rubli mensili (circa 230 euro) e dal fatto che solo pochi dei 150 mila volontari senza casa ne avranno una dall’esercito. I militari sottopagati devono affrontare la sfida dello scudo americano. La dottrina militare russa è legata ad accordi internazionali, e la mancanza di un accordo sulla difesa antimissile rischia di destabilizzare anche la struttura sempre più fragile dei patti esistenti. Nel 2009 scade anche lo Start-1, a meno che Mosca e Washington non decidano di prorogare questo accordo, ancora una pietra portante del sistema, che garantisce verifiche ai tagli di arsenali. Le forze armate russe riescono a ordinare solo una decina di nuovi missili intercontinentali Topol l’anno, mentre devono smantellare centinaia di vecchi missili sovietici per ridurre l’arsenale a 1700 testate, rispetto alle 10 mila del passato. Dovendo fare i conti con una mancanza cronica di denaro, governo e militari hanno spostato i finanziamenti verso le armi atomiche, che vedono come principale deterrente, a spese delle truppe convenzionali. Questa tendenza resta anche dopo che il bilancio militare è cresciuto a un trilione di rubli quest’anno (circa 28 miliardi di euro). Il breve ma intenso conflitto in Ossezia ha messo di nuovo in evidenza come i russi non abbiano armi adeguate per una guerra convenzionale locale, e spesso sono indietro perfino a potenze di secondo rango. I georgiani hanno carri e aerei sovietici, ammodernati però fino a ottenere una superiorità tecnica rispetto ai russi. «L’incapacità di sopprimere rapidamente l’antiaerea georgiana, abbastanza rudimentale, o di avere la supremazia aerea grazie alla mancanza di caccia del nemico, è un segnale della condizione dell’aviazione russa», dice Konstantin Makiyenko, vicedirettore del Centro di analisi di strategie e tecnologie. E il generale Anatoly Nogovizyn ha ammesso l’arretratezza dei sistemi di guerriglia elettronica, ancora sovietici. Solo un quinto delle armi convenzionali dell’ex Armata Rossa possono essere definite moderne, aggiunge l’autorevole settimanale Nezavisimoe Voennoe Obozrenie. Eppure, alcuni esperti insistono che i politici fanno bene a incanalare la maggior parte dei finanziamenti verso l’atomica. «I piani militari devono basarsi sullo scenario peggiore. L’esistenza di armi nucleari riduce drasticamente il rischio di uno scontro su larga scala», sostiene Mikhail Barabanov, della rivista Export Vooruzheniy. Anche perché il ministero della Difesa continua a ricevere dall’industria solo singoli prototipi o piccole serie di armi. La maggior parte delle spese per gli armamenti sono segrete, chiuse a un controllo indipendente, dice l’esperto Vasily Zatsepin: «L’inefficienza del sistema fa comodo ai militari, ai politici e all’industria». Simon Saradzhyan Copyright ISN Security Watch http://www.isn.ethz.ch/news/sw