Il Giornale 19/8/2008, 19 agosto 2008
Siamo rimasti a dir poco sorpresi dalla lettera che Francesco Cossiga ha inviato al Corriere della Sera in risposta a una intervista di Bassam Abu Sharif, ex ministro del Fronte popolare per la liberazione della Palestina
Siamo rimasti a dir poco sorpresi dalla lettera che Francesco Cossiga ha inviato al Corriere della Sera in risposta a una intervista di Bassam Abu Sharif, ex ministro del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. L’ex presidente della Repubblica conferma, infatti, la possibilità che la strage di Bologna del 1980 sia stata causata dallo scoppio involontario di una o due valige di esplosivo trasportate da esponenti palestinesi per obiettivi esteri. Di tale trasporto sarebbero stati avvertiti i servizi segreti italiani che sarebbero stati parte integrante di un accordo di più ampio respiro tra lo Stato italiano e le organizzazioni della resistenza palestinese, comprese quelle terroristiche. Tale accordo sarebbe stato pensato e concluso da Aldo Moro e avrebbe previsto libertà di movimento degli esponenti palestinesi che potevano avere nel nostro Paese basi logistiche e di armamento in cambio di una tutela del nostro territorio. Che la politica italiana, da Moro a Fanfani, da Andreotti a Craxi avesse avuto una linea di apertura verso i palestinesi nel tentativo di raggiungere un accordo tra Israele e l’Olp come condizione per un processo di pace, è fuor di dubbio. Così come è fuor di dubbio una certa diffidenza verso il nostro Paese di alcuni ambienti dell’intelligence americana. Ma questa è cosa diversa dagli accordi segreti descritti da Cossiga. Ciò che ci sconcerta è che di questo presunto accordo così dettagliato e preciso che ci poneva ai limiti, se non addirittura fuori, dagli impegni atlantici, Francesco Cossiga non ne sapesse nulla. Cossiga con Moro © Foto U.Pizzi Cossiga è sempre stato uomo delle istituzioni e molto meno uomo di partito nella storia della Dc e del Paese. stato uomo ampiamente apprezzato da Moro, Fanfani, Andreotti e Craxi e fu l’unico esempio di presidente della Repubblica eletto al primo scrutinio a testimonianza di una fiducia pressoché generale. Che un uomo di questa statura scopra solo adesso accordi antichi fuori dai patti internazionali liberamente sottoscritti dall’Italia, ci lascia sconcertati, anche perché getta una luce diversa sull’uccisione di Aldo Moro e conferma purtroppo ciò che da tempo diciamo, e cioè dell’esistenza di una radice estera di tutta la vicenda di Tangentopoli. Riemergono così mille domande. Perché Cossiga, descrivendo accordi tra il Sismi e la resistenza palestinese nascosti all’autorità politica corre il rischio di farsi ritenere, insieme a tanti altri, un politico inutile? La risposta può essere inquietante. Cossiga non ha mai spiegato il perché di quelle sue precipitose dimissioni da presidente della Repubblica nell’aprile del ”92, che invertirono l’ordine del giorno del nuovo Parlamento, facendo precedere l’elezione del nuovo presidente della Repubblica a quelle del presidente del Consiglio. Se non si fosse dimesso avrebbe lui dato, secondo le intese politiche note, l’incarico a Bettino Craxi e la storia di quel periodo sarebbe stata tutta diversa. E il suo ultimo biennio da «picconatore» era forse il tentativo di avvertire i responsabili politici che nubi golpiste si addensavano sul nostro Paese, o fu solo una banale coincidenza? E perché Cossiga bacchetta da sempre Gianni De Gennaro, uomo che da quasi 20 anni, sotto tutti i governi della Seconda Repubblica, è il terminale vero delle forze dell’ordine e degli stessi servizi segreti e ha forti legami con alcuni ambienti dell’intelligence americana? Anche questa è un’altra coincidenza? Lorenzo Necci © Foto U.Pizzi E perché molti documenti della commissione Stragi, dalla testimonianza di Vincenzo Parisi, l’ex capo della Polizia che denunciò il tentativo di alcuni ambienti internazionali di volere un’Italietta di pupazzi da manovrare, al ruolo giocato da alcuni circoli culturali e giornalistici sono stranamente ancora secretati negli archivi del Senato? Un segreto che abbiamo personalmente tentato di rimuovere nella totale indifferenza dei grandi quotidiani di informazione. Potremmo continuare, ma cresce sempre di più la nostra convinzione che l’Italia sia diventata in questi ultimi 15 anni davvero un Paese a sovranità molto limitata, in cui agiscono filiere di potere illegittime e illegali capaci anche di eliminare personaggi come Lorenzo Necci nel momento in cui era venuto in possesso di alcuni dossier, come abbiamo descritto nel nostro ultimo libro. Può darsi, forse, che ancora una volta Francesco Cossiga, con un linguaggio necessariamente obliquo, voglia avvertire il Paese della condizione in cui si trova. Illuminante è, infatti, la conclusione della sua lettera in cui spiega la subalternità della politica ai servizi segreti militari italiani e stranieri. Come si vede, domande inquietanti che cadono, purtroppo, in un silenzio assordante. 2 – LA REPLICA DI COSSIGA: SI TACCIA!, ALLA PELLACCIA CI TENGO E VOGLIO EVITARE BOMBE O SVENTAGLIATE DI MITRA, ISLAMICHE O ISRAELIANE CHE SIANO Caro Direttore, ho letto senza stupore l’articolo del caro amico Geronimo pubblicato dal tuo giornale; ma, come dirò più avanti, dovrebbe destare stupore il fatto che, ma a ben vedere anche questo si spiega molto facilmente!, sulle rivelazioni dell’«Accordo Moro» con i movimenti, anche a carattere apertamente terroristico, palestinesi e forse anche con altri movimenti terroristici europei, compresi quelli che facevano capo al famoso Carlos, non si sia aperto un grande dibattito e la sinistra, sempre accusatrice delle male azioni dei «servizi segreti deviati», con alla testa i «democristiani pentiti» alla Rosy Bindi e alla Dario Franceschini, non abbia chiesto l’immediata costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta. Valerio Fioravanti e Francesca Mambro © Foto U.Pizzi I fatti sono ormai noti nelle loro linee generali. Tutto ha avuto origine da un’intervista, fattami da un caro amico vostro collega, pubblicata sul quotidiano vostro confratello milanese, nella quale avanzavo il dubbio, sempre più condiviso anche dalla sinistra radicale, che la strage della stazione di Bologna non sia da imputare alla Mambro e al Fioravanti, ma ad una involontaria deflagrazione di una o due valigie di esplosivo, che qualche attivista palestinese trasportava «in franchigia», secondo le clausole del sopradetto accordo. Fraintendendo, certo non involontariamente, quello da me dichiarato, il portavoce del rinato Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione a carattere terrorista che ha trasferito la sua «centrale» dal Libano alla striscia di Gaza, alleata ad Hamas contro lo Stato di Israele e contro l’Autorità Nazionale Palestinese, ha smentito che fossero stati i palestinesi a compiere l’attentato della stazione di Bologna e ha rivelato l’esistenza dell’«Accordo Moro» con i movimenti di liberazione palestinesi anche a carattere terroristico che, in cambio della «mano libera» in Italia, avevano garantito la salvaguardia del nostro Paese ed anche degli obbiettivi italiani all’estero, purché non cooperanti con il sionismo e con lo Stato d’Israele, da atti di terrorismo, accordo che a dire il vero fu sempre rispettato, dato che anche l’attentato all’aeroporto di Fiumicino del 1985 fu portato esclusivamente al banco di accettazione della compagnia aerea israeliana El Al e solo israeliane o ebree furono le vittime, e gli attentatori uccisi non furono colpiti dalle nostre forze di polizia ma dagli agenti segreti dello Shin Beth, dissimulati sotto le vesti di impiegati della compagnia di bandiera israeliana. Questa intervista è stata confermata con dovizia di particolari da un famoso e rigoroso magistrato quale è il giudice Priore, titolare delle più importanti inchieste giudiziarie del dopoguerra in materia di terrorismo: dal caso Moro all’attentato al Papa, al caso Ustica e così via, magistrato integerrimo non certo di sinistra o «girotondino», non uso a utilizzare sentenze o ordinanze per «riscrivere la Storia» o per dare giudizi morali o politici o per sostituirsi al legislatore, ma anche dalla sinistra sempre rispettato. Alcuni quesiti questi fatti hanno posto alla mia mente. Perché quella parte della sinistra e dei «democristiani pentiti», che ha sempre puntato il dito contro i «servizi segreti deviati» e sempre pronta a invocare la legalità e il giustizialismo, tace? Una risposta c’è. Per essere coerenti con se stessi, bisognerebbe mettere sotto inchiesta l’operato di Aldo Moro; ma essi l’hanno eretto a «icona» dell’Ulivo, poi della Margherita, poi dell’Unione e ora dell’alleanza Partito Democratico-Italia per le Manette e le Forche, riducendo un grande statista, grande esperto di politica estera e di utilizzo, diciamo anche un po’ spregiudicato dei servizi segreti e delle loro «covert action», a un piccolo «catto-comunista» d’accatto! Cossiga salutato dal giudice Rosario Priore © Foto U.Pizzi Perché magistrati come il giudice Priore, che tutto sapevano, non sono intervenuti contro una palese violazione della legalità anche costituzionale? Perché, come Aldo Moro, sapevano che esisteva a fondamento della Repubblica e a tutela della comunità civile una «ragion di Stato» che poteva e doveva portare in situazioni emergenziali a valicare i limiti della stretta legalità. Certo fortunati Aldo Moro, l’ammiraglio Martini, prima capo del controspionaggio, poi dello spionaggio e poi del SID e del Sismi, che non fossero arrivati ancora nelle procure e negli uffici d’istruzione ragazzi del ’68, che non essendo riusciti a conquistare il governo dello Stato con la loro caricatura della rivoluzione, cercano di farlo a colpi di sentenze, ordinanze e veline ai giornali! Sarebbero finiti tutti in galera! Perché il dottor Bassam Abud Sharif ha svelato queste cose, ora? Forse per ricordare che oggi è in vigore un «Accordo Tizio-Caio-Mevio-Sempronio» che ha tenuto al riparo l’Italia, unico Paese non dico in Europa, ma nel mondo, da attacchi di Al Qaida e dalla galassia dei movimenti islamici radicali che direttamente o indirettamente ad essa si riferiscono, compresi i Talebani, gli Hezbollah e Hamas, magari avendo come contropartita la tolleranza nel nostro Paese verso gli imam e le moschee centro d’agitazione radicale, i caveat alle nostre missioni militari all’estero, la conduzione antisraeliana e filo-Hezbollah della missione Unifil del disinvolto Gen. Graziano, che anche il Governo Berlusconi tiene al suo posto, e così via. Vuoi un consiglio, caro Direttore? «Si taccia!», come da questo momento farò anch’io, perché, pur avendo ottant’anni, io a conservarmi la pellaccia ci tengo e voglio evitare bombe o sventagliate di mitra, islamiche o israeliane che siano. Francesco Cossiga