Leonetta Bentivoglio, la Repubblica 19/8/2008, pagina 41, 19 agosto 2008
la Repubblica, martedì 19 agosto Qual è il segreto delle sorelle Labèque, Katia e Marielle, il duo pianistico di massimo successo al mondo? Su quale alchimia si basa la loro clamorosa riuscita? Da dove nasce questa simbiosi unica nel panorama musicale? Le due pianiste francesi suonano in concerto coi direttori più grandi, da Zubin Mehta a Ozawa e a Rattle; hanno esplorato l´intero repertorio per due pianoforti, da Bach fino al contemporaneo spinto; hanno ispirato autori come Messiaen e Berio; e per non farsi imporre scelte commerciali hanno creato di recente una loro casa discografica, la KML
la Repubblica, martedì 19 agosto Qual è il segreto delle sorelle Labèque, Katia e Marielle, il duo pianistico di massimo successo al mondo? Su quale alchimia si basa la loro clamorosa riuscita? Da dove nasce questa simbiosi unica nel panorama musicale? Le due pianiste francesi suonano in concerto coi direttori più grandi, da Zubin Mehta a Ozawa e a Rattle; hanno esplorato l´intero repertorio per due pianoforti, da Bach fino al contemporaneo spinto; hanno ispirato autori come Messiaen e Berio; e per non farsi imporre scelte commerciali hanno creato di recente una loro casa discografica, la KML. Non hanno niente del fenomeno effimero o di facciata: esplosero da adolescenti e volano in alta quota da più di trent´anni. Se è vero che l´arte è soprattutto una questione di tenuta sono artiste vere. Forse la chiave del successo sta nella differenza. Katia e Marielle riflettono dimensioni opposte: giorno e notte, sole e luna, fuoco e acqua. Per conquistare completezza si specchiano nell´altra. Quando suonano si sorvegliano nella maniera diversissima di sentire il tempo. Rapido e avventuroso quello di Katia. Con un languore di fondo quello di Marielle, che ha sensibilità introversa e ritmi calmi. Katia è dinamismo, vitalità elettrizzante, voglia di fare anche al di là della sfera di emozioni che l´avvolge insieme alla sorella. Katia è un ciclone rock. Marielle, la minore (ha un paio d´anni meno di Katia), è solidamente classica e romantica. Katia vibra e si lascia andare. A volte canta suonando, come faceva Glenn Gould. Marielle distilla suoni controllati e sereni. La miscela tra i loro due talenti è seduttiva. Spiega Marielle, massa di capelli scuri sciolti sulla schiena, occhi neri di velluto dal taglio esotico: «Katia vuole scoprire e provocare, prende rischi. Io sono lenta nel decidere, lei mi forza a farlo. Lei è più libera, io sono più cauta. Amo suoni bassi e toni gravi. Katia decolla sui toni acuti. Spesso devo aspettarla perché è troppo veloce: a me piace frenarla». Incalza Katia, folletto dagli occhi azzurri e sfidanti: «La musica deve bruciare, temo la quiete. Nei pezzi classici mi capita di esagerare: Marielle mi contiene. Vorrei imprimere la stessa energia del rock al repertorio. Da anni lavoro anche con gruppi jazz e rock, che per me sono fonte d´ispirazione enorme. Cose alle quali Marielle non partecipa: lei non potrebbe mai improvvisare». Pur nelle diversità spiccate si ammirano tenacemente e alla follia: «Marielle è la mia vita», palpita Katia. «Katia ha un´intelligenza superiore», azzarda Marielle; «Marielle è una santa», si sbilancia sua sorella; «Katia è un´organizzatrice di bravura impressionante», afferma l´altra. Sono così: legate fino a profondità abissali. Eppure autonome per interessi e affetti. Marielle è monogamica. Moglie del famoso direttore d´orchestra russo Semyon Bychkov, quando non suona con Katia vola dal marito: «Ogni volta, finita una tournée, lo raggiungo ovunque: a Colonia, dov´è direttore musicale dell´orchestra sinfonica della radio, a Londra, dove sta provando un´opera al Covent Garden... E se c´è una pausa mi rifugio con lui nella casa dove abitavano i miei genitori, sulla costa basca». Katia è volatile, più irrequieta, e «mai che sia stata con un mio coetaneo». Il primo compagno fu il coreografo Félix Blaska, «decisamente più vecchio di me»; poi, per 14 anni, ha vissuto col celebre jazzista John McLaughlin, «anche lui più grande, pendevo dalle sue labbra, era il mio mito». Rapporto fondamentale, quasi iniziatico, nutrì quella sua attrazione per la nuova musica che l´avrebbe condotta a collaborare con giganti come Miles Davis (che la immortalò nell´album You´re under arrest), Herbie Hancock e Cick Corea. Ora Katia ha una band che intreccia il rock all´elettronica e alla musica contemporanea, e con quest´ensemble ha appena prodotto l´album B for Bang - Across the Universe of Languages, dove rivisita, in un avvincente viaggio sonoro stilisticamente eterogeneo, alcune canzoni dei Beatles. Del gruppo fa parte anche il suo attuale compagno, David Chalmin, compositore e chitarrista tanto più giovane di lei. «Ha una musicalità straordinaria», s´infiamma questa cinquantenne dal piglio svelto e anticonformista di una ragazzina rockettara. «Per me è importante essere circondata da musicisti giovani, curiosi di sperimentare come lo sono io». Al momento, riferisce, lei e la sorella devono amministrare tre matrimoni: «Quello di Marielle con Semyon, il mio con David e quello di Marielle con me. Un gioco di equilibri spassoso e delicato». Marielle adora sentire il marito che dirige Wagner, le cui opere sono invece intollerabili per Katia. D´altra parte a Marielle non interessa la musica che la sorella fa con la sua band. «Quando sta con Semyon», racconta Katia, «Marielle vive negli alberghi e studia dove può: nella sala prove dell´Opera di Londra, nel magazzino dei pianoforti Steinway a Vienna... Che vita faticosa! E lei è eroica nel gestirla». Invece a Katia, se non è in tournée con Marielle, piace essere stanziale nella casa che ha comprato con la sorella a Roma. Qui le Labèque, che hanno in programma una settantina di concerti all´anno, studiano e provano insieme appena possono. L´appartamento è una fascinosa successione di spazi semivuoti e d´atmosfera "antica" in un palazzo d´epoca vicino a Piazza Venezia. Nel salone troneggiano due pianoforti a coda. «Qualche volta ci ritroviamo anche nella nostra casa di Parigi», prosegue Katia, «mentre nell´abitazione di famiglia, vicino a Biarritz, io non vado più da quando morirono i miei. Detesto le vacanze e prediligo la città. E´ qui che voglio stare, per studiare, progettare, provare... Non lo considero un lavoro: per me la musica è la vita, è tutto». Con la sorella parla molto anche a distanza: «Ci chiamiamo più volte al giorno». Marielle: «Semyon mi prende in giro: com´è possibile? Non vi eravate già sentite un´ora fa?». Katia: «Conversiamo d´amore, dei nostri genitori, dei futuri concerti... Siamo un fiume inarrestabile. Una notte, dopo aver suonato insieme, facemmo un viaggio in macchina da Birmingham a Londra e chiacchierammo fitto per tre ore. Quando arrivammo l´autista ci guardò strano: pensavo foste sorelle!, esclamò. E noi: certo che lo siamo. E lui: cosa avete da dirvi ancora dopo tanti anni?». Katia e Marielle sono cresciute a Hendaye, al confine con la Spagna. «Nostra madre, Ada Cecchi, pianista italiana, era un magnifico prodotto della scuola francese. Allieva della grande Marguerite Long, ci raccontò che le classi in cui studiava erano spesso visitate da Ravel. Suo padre era un anti-mussoliniano fuggito in Francia con moglie e sette figli per non essere arrestato». Ada, «di bellezza eccezionale», si sposò con un medico francese «innamorato pazzo di lei», e dalle sue bimbe fece sbocciare due pianiste. Mamma Ada era la loro insegnante, «la migliore possibile», sostengono le figlie: «Desiderava tanto che suonassimo insieme, ma da piccole bisticciavamo di continuo, accusandoci l´un l´altra di rubarci spazio. La mamma si convinse che il suo sogno non si sarebbe mai avverato». Furono iscritte al Conservatorio di Parigi per studiare pianoforte, ma separate. Katia aveva 14 anni, Marielle 12: «Tre anni dopo, il giorno del concorso finale, la giuria diede il primo premio a tutte e due, ex aequo e all´unanimità. Due sorelle premiate nello stesso anno e per il medesimo strumento: non s´era mai visto! All´indomani i giornali erano pieni della nostra storia». Decisero di riprovare a suonare insieme, studiando un pezzo impegnativo come le Visions de l´Amen di Olivier Messiaen: «Un giorno bussano alla porta ed è lo stesso Messiaen che chiede chi sta suonando. Ci propose di registrare il brano con la sua supervisione: era il dicembre del 1969». Due fanciulline con capelli lunghi e riga in mezzo vengono segnalate dal guru della musica francese come somme interpreti della sua musica: per le Labèque è un exploit. Conoscono Luciano Berio e anch´egli le trova esaltanti, fino a portarle a Los Angeles per suonare un suo concerto di fronte a 4000 persone. Le Labèque diventano un caso: si lanciano in tournée internazionali, fanno pubblicità per whisky e saponette, guadagnano tanto da poter comprare la casa sulla costa basca per gli amati genitori. Giungono inviti dai Berliner, trionfano a New York e a Salisburgo, hanno il Giappone ai loro piedi, suonano con l´augusta Filarmonica di Vienna. Quando registrano Rhapsody in Blue di Gershwin nella versione originale per due pianoforti svettano in cima alle classifiche, e Ira Gershwin affida loro partiture inedite del fratello George. Il prossimo traguardo delle Labèque sarà la prima assoluta di un concerto per due pianoforti e orchestra del compositore olandese Louis Andriessen, uno dei grandi del nostro tempo. Debutto a Los Angeles il 15 gennaio 2009, con la Filarmonica di Los Angeles diretta da Esa-Peka Salonen. Intanto a settembre, sempre con l´etichetta KML, esce il loro album De Fuego y de Agua: fuoco e acqua, come Katia e Marielle. Realizzato con la favolosa cantante di flamenco Mayte Martín, «riprende antiche canzoni popolari spagnole e le riadatta con arrangiamenti al pianoforte». Ogni album delle Labèque nasce da un´idea forte, presuppone un intenso lavoro di scoperta, esige una progettazione fantasiosa. E le sorelle avanzano nel tempo, belle al di là degli anni, sospinte dal loro prodigio di nature complementari. Leonetta Bentivoglio