Roberto D’Alimonte, Il Sole-24 Ore 14/8/2008, pagina 15, 14 agosto 2008
Il Sole-24 Ore, giovedì 14 agosto un fatto che la sinistra italiana sia una minoranza nel paese. In nessuna elezione a partire dal ’94 ha avuto più voti della destra
Il Sole-24 Ore, giovedì 14 agosto un fatto che la sinistra italiana sia una minoranza nel paese. In nessuna elezione a partire dal ’94 ha avuto più voti della destra. Nemmeno quando ha vinto. Infatti le sue vittorie nel ’96 e nel 2006 sono il frutto della combinazione di ingegneria coalizionale, errori della destra e circostanze particolarmente favorevoli. Nel grafico 1 sono riportati i voti proporzionali alla Camera di tutti i partiti appartenenti a vario titolo all’area di sinistra. Già nelle prime elezioni maggioritarie nel ’94 era evidente il notevole divario tra destra e sinistra. La dissoluzione del terzo polo post-democristiano – il Patto per l’Italia – ha consentito alla sinistra di allargare i suoi confini ma non tanto da chiudere significativamente il gap con la destra. Nelle elezioni del ’96 c’erano ancora quasi venti punti percentuali di differenza tra i due schieramenti. Tra il 1996 e il 2006 la sinistra ha incrementato marginalmente la sua base elettorale mentre la destra si è indebolita pur restando maggioritaria. Nemmeno nel 2006 i partiti di sinistra hanno avuto più voti di quelli di destra, tenendo conto che l’Udeur di Clemente Mastella e molte altre sigle della variopinta coalizione prodiana non appartenevano all’area di sinistra. Le elezioni del 2008 hanno interrotto il trend positivo per la sinistra e hanno segnato una inversione di tendenza che ha riportato il divario tra i due schieramenti a 12 punti percentuali a favore della destra. Eppure, nonostante la sua inferiorità numerica, la sinistra di governo è riuscita a vincere due volte. Come si può vedere dalla figura 2, sia nel ’96 che nel 2006, la coalizione di Romano Prodi è riuscita a battere quella di Silvio Berlusconi. Ma sono state due vittorie fortunose e risicate. Nel ’96 ha giocato a favore di Prodi la divisione della destra. In particolare il divorzio della Lega che, andando da sola, ha sottratto voti decisivi a Berlusconi. Voti di destra (indiscutibilmente, malgrado alcune immaginifiche visione di un Carroccio «costola della sinistra»), voti che nelle successive elezioni hanno determinato una blindatura dell’elettorato del Nord a favore della Casa delle libertà. Ma hanno pesato anche il mancato accordo con la Fiamma tricolore e lo scarso rendimento della coalizione di Berlusconi nei collegi uninominali. Anche così la coalizione di Prodi aveva una maggioranza debolissima che ha lasciato il governo in preda agli umori di Rifondazione comunista fino alla sua caduta nel giro di due anni. Solo l’aggiunta di pezzi di partiti della destra ha consentito alla sinistra di continuare a governare fino al 2001. Il copione si è ripetuto nel 2006. Una vittoria ottenuta per un soffio assemblando una larghissima e eterogenea coalizione che metteva insieme sinistra radicale e pezzi di destra. La costruzione di questa coalizione è stata un capolavoro di ingegneria elettorale ma non ha retto alla prova del governo. In breve, la storia elettorale degli ultimi quindici anni dice due cose. Primo: la sinistra può vincere solo se la destra non è unita oppure assemblando una coalizione tanto larga da essere ingovernabile. Secondo: a differenza della destra quando la sinistra vince vince male. Le elezioni del 2008 rappresentano una svolta. La difficile esperienza del secondo governo Prodi ha segnato la fine (per ora?) di una strategia politica fondata sulle coalizioni "pigliatutto". Al loro posto si sono presentate due mini-coalizioni. Veltroni ha rinunciato alla alleanza con sinistra radicale e socialisti, Berlusconi a quella con Udc e Destra. Sono spariti partitini personali e sigle di comodo. La competizione è stata drasticamente semplificata. Si sa come è finita: una netta vittoria della coalizione di Berlusconi. Il distacco è stato di oltre nove punti percentuali (si veda in questo senso la figura 2). Nonostante la relativamente buona performance del Partito democratico la delusione a sinistra è stata forte. Ma si tratta di una delusione immotivata. Veltroni non poteva vincere. Poteva solo gettare le basi su cui costruire il nuovo partito. Nella figura 3 sono riportati i voti dei partiti della sinistra moderata a partire dal 1994. Mai hanno superato il 40 per cento. Invece i partiti della coalizione di Berlusconi (Forza Italia con An e Lega) non sono mai scesi sotto questa soglia. E con l’aggiunta dell’Udc sono rimasti stabilmente intorno al 50 per cento. stata davvero un’ingenua illusione pensare al ribaltamento improvviso di un dato «strutturale». Una realtà che affonda le sue ragioni nel tempo non si ribalta in pochi mesi. Il percorso per il centro-sinistra è necessariamente più lungo. Roberto D’Alimonte