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 2008  agosto 14 Giovedì calendario

ROMA - Lungo i binari italiani, corrono i treni privati di 15 nuove società, che trasportano merci e anche persone

ROMA - Lungo i binari italiani, corrono i treni privati di 15 nuove società, che trasportano merci e anche persone. Tra il 2002 e il 2005, queste società - tutte concorrenti delle storiche Ferrovie dello Stato - hanno conquistato il 6% del mercato, portando qualità nel servizio e nuove idee. La crescita dei privati ha viaggiato a ritmi annui vicini al 50%. Dunque discreti. Ma le cose potevano andare molto meglio. Questo gruppo di pionieri privati è riuscito a farsi largo a denti stretti, mentre il processo generale di apertura alla concorrenza è impantanato, se non fallito. Lo sostiene uno studio di Uniontrasporti, società promossa da Unioncamere, che avverte: le regole e le leggi ci sono tutte; applicarle per davvero è un´altra storia. Le regole e le leggi, dunque, ci sono. L´Italia ha fatto proprie le norme europee fin dal 1998 (con il decreto presidenziale 227). Queste regole hanno imposto alla Ferrovie di separare le sue due anime. E´ nata così Trenitalia, che fa viaggiare i vagoni; mentre RFI gestisce la rete. Proprio RFI ha il dovere di aprire la rete chilometrica dei binari a quei privati interessati a lanciare servizi di trasporto. Problema: Trenitalia ed RFI si sono separate solo sulla carta. Controllate entrambe dalla casa madre FS, le due entità - sostiene lo studio di Uniontrasporti - amano muoversi ancora come un corpo unico. Ne consegue che la posizione dominante delle FS non viene scalfita, mentre l´apertura dei binari ai concorrenti resta faticosa. Significativa è l´esperienza della GVG, società tedesca che opera nel trasporto internazionale delle merci. Suo obiettivo era operare lungo la rotta Milano-Basilea. Per questo, la GVG si è rivolta all´italiana RFI. Ma la casa madre FS - sostiene Uniontrasporti - ha fatto evidente ostruzionismo. Il caso è arrivato davanti ai giudici europei della Corte di Giustizia che, attenzione, non hanno condannato le FS. I giudici però hanno avvertito che le nostre Ferrovie pilotano molte decisioni della RFI e sono tentate di ostacolare la concessione dei binari ad aziende concorrenti anche estere. Aiuta le Ferrovie, poi, qualche malizia del legislatore. E´ bastato scrivere una "o" nel nostro decreto 188 invece della "e" prevista dalla normativa europea perché molti meccanismi virtuosi finissero con l´incepparsi. Gli effetti di questo parziale fallimento sono sotto gli occhi di tutti. Il treno non si è rafforzato rispetto agli altri mezzi di trasporto. E le aziende, dunque, continuano a puntare sulla gomma e sui Tir per trasferire le loro merci. E se il mercato nazionale registra timidi segnali di apertura alla concorrenza, a livello locale neanche quelli. Le Regioni avrebbero potuto lanciare delle gare per tratte limitate, ma lo hanno fatto assai poco. I piccoli privati sono spaventati dai costi. E non trovano sul mercato, peraltro, carrozze e locomotive usate, da comprare a prezzi d´occasione. Aldo Fontanarosa