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 2008  agosto 14 Giovedì calendario

TBILISI

Saakashvili ha sbagliato. Invadere l´Ossezia del Sud è stato un grave errore. A Eduard Shevardnadze, ex presidente georgiano ed ex ministro degli Esteri dell´Urss di Gorbaciov, l´ambizioso giovane capo di Stato georgiano non piace. Tanto che - tiene subito a precisare - Saakashvili non è mai stato un suo allievo. Anzi fu tra coloro, al tempo della rivoluzione delle rose, che nel novembre del 2003 lo costrinsero a dimettersi. «Non ebbi scelta - racconta - resistere, rimanere attaccato alla poltrona avrebbe scatenato un bagno di sangue. E allora preferii farmi da parte. Nessuno è per sempre».
Krzanisi è una zona residenziale di Tbilisi. La vecchia malandata villa, piena di quadri, foto e libri in cui sembra confinato l´uomo che è stata una delle icone della perestrojka, è al di là di un pesante cancello di ferro, lontana da tutto. Proprio come questo signore di ottant´anni, tra i protagonisti della storia dell´ultima parte del Novecento, che i nuovi potenti di Tbilisi hanno fatto in fretta a dimenticare. Nessuno lo ha nemmeno informato che il suo paese aveva intenzione di invadere l´Abkhazia e l´Ossezia.
Presidente Shevardnadze, lei lo avrebbe fatto?
«No, io no. Ma lui (Mikheil Saakashvili, ndr) è giovane e impulsivo. Certo ha sbagliato ma devo ritenere che avesse buone ragioni per fare questo passo. Anche se i buoni motivi non sempre bastano a giustificare le nostre azioni. Devo dire però che formalmente Saakasvili aveva il diritto di entrare sia in Abkhazia che in Ossezia dal momento che fanno parte del territorio georgiano, ma tengo a sottolineare la parola formalmente. Se mi chiede se doveva o meno farlo, non posso che rispondere che sarà la storia a giudicare».
Ritiene possibile che Saakashvili contasse su un aiuto militare da parte americana?
«Lo escludo nella maniera più categorica. Nessuno in Occidente vuole certo fare guerra alla Russia».
C´è chi accusa la Georgia di genocidio per quanto accaduto in Ossezia.
«E´ probabile che siano stati commessi dei crimini contro l´umanità, ma non si deve dimenticare che nel ”91 i russi hanno cacciato dall´Abkhazia 300mila persone che avevano la sola "colpa" di essere georgiani. Saakashvili poi non si è ricordato di quando Gamsakurdia (il primo presidente del dopo Urss, ndr) provò ad entrare a Tskinvali ma fu sconfitto e dovette precipitosamente fare macchina indietro. Non poteva certo pensare che i russi avrebbero lasciato correre e ora deve rispondere di quel che è accaduto».
Sembra quasi che assolva i russi.
«E´ evidente che anche Mosca ha le sue responsabilità. Troppe vittime innocenti e bombardamenti ingiustificati. No, non assolvo nessuno».
A suo avviso la mediazione europea ha evitato che i carri armati di Putin arrivassero fino a Tbilisi?
«Certo l´intervento dell´Europa il suo peso lo ha avuto. Nemmeno la Russia può permettersi di isolarsi dal resto del mondo».
Cosa è cambiato dalla Russia sua e di Gorbaciov?
«Tutto. I tempi e le persone. Noi avevamo come obiettivo la pace. D´altra parte senza questa politica non ci sarebbe stata la riunificazione tedesca e il riavvicinamento all´America. Putin forse ha altri obiettivi anche se non è poi così male. Ricordo, quando ero presidente io, che ci ha aiutato a far tornare moltissimi profughi in Abkhazia».
Come dire che anche Saakashvili avrebbe dovuto provare a farselo amico?
«Quando si è piccoli bisogna cercare di andare d´accordo con tutti».
Il cessate il fuoco, l´accordo in sei punti, secondo lei il peggio è passato?
«Non direi se è vero che anche oggi Gori è stata bombardata. Non riesco proprio a capire perché i russi ce l´abbiano con quella gente. Forse semplicemente perché lì è nato Stalin».
Secondo lei, Saakashvili rischia la poltrona?
«Guardi, più Mosca lo vuole fuori dai piedi, più la gente si stringerà intorno a lui. I georgiani non li amano i russi, forse perché non dimenticano che per 200 anni la Georgia è stata una loro colonia».
E dell´America che pensa?
«Che sta spingendo il mondo verso una nuova guerra fredda con il progetto di installare in Europa uno scudo antimissile in Polonia e Repubblica ceca».
Ritornerebbe?
«Sono troppo vecchio. Adesso scrivo e leggo i libri che non ho potuto leggere prima. Va bene così per il tempo che mi resta da vivere».
Renato Caprile