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 2008  agosto 13 Mercoledì calendario

La chiamano «la spiaggia snob». Torre delle Stelle, meta di vip che rinnegano la mondanità. Gente non da Billionaire, come Pippo Baudo, che qui ha una villa e si riposa

La chiamano «la spiaggia snob». Torre delle Stelle, meta di vip che rinnegano la mondanità. Gente non da Billionaire, come Pippo Baudo, che qui ha una villa e si riposa. È vero che sta scegliendo i nuovi volti Rai? «Sì, tramite provini arrivati da Internet. Bello, ma sono abituato bene: quando avevo in trasmissione Benigni o Troisi, non preparavamo nulla. Oggi bisogna essere meno esigenti e più paternalistici». Le sue scoperte migliori? «Facile: Beppe Grillo e Lorella Cuccarini». Com’è che scartò Fiorello? «Il provino era di 5 minuti, lui sforò i 40. Se sceglievo lui, poi agli altri che facevo fare? Io e Gino Landi sapevamo che ci saremmo pentiti. Oggi siamo amici. Sogno un programma con lui, saremmo eccezionali: lui l’inarrestabile, io l’istituzionale». Per Fiorello ha fatto anche il rapper, in radio. «A un certo punto ti scongeli. Ho impiegato anni ad accettare le mie braccia e gambe lunghe. L’importante è non diventare una macchietta». La sua intervista migliore? «A Indro Montanelli, mi stimava. La peggiore? De Niro, freddissimo». Baudo, Bongiorno, Corrado, Tortora: la tv. «Quando arrivai a Roma, Corrado era la spalla sognata da tutti, Bongiorno la star, Tortora l’intellettuale. Con Enzo abbiamo fatto Italia parla su Rete4, in quel periodo lo arrestarono. Dopo la prigionia non è stato più lui». Da Dc ad antiberlusconiano: è credibile, come evoluzione politica? «Sempre stato di centrosinistra. Per Enrico Letta sarei il portavoce perfetto del Pd, lo prendo come complimento. Vengo dalla Dc di Bisaglia e De Mita». E Andreotti? «Il più grande in tv. Craxi no, ti guardava dall’alto al basso. Il divo non mi è piaciuto, tratta Andreotti come una maschera inumana. Gli ha fatto male, me lo ha detto anche di recente a un party. Un film credibile come una scenetta con Oreste Lionello». Le sue parentesi a Mediaset non sono andate bene. «Nell’87 Berlusconi mi nominò direttore artistico di tutte le reti. Ricci mi fece la guerra, e così Costanzo e Bongiorno. La seconda volta, dieci anni dopo, fu un disastro. La Rai mi umiliò proponendomi un programma alle 15 su RaiTre: da lì sono risalito». Non è il caso di staccare la spina a Sanremo? «Sono contrario ad abbattere i totem, senza Sanremo non rimarrebbe nulla della nostra storia ludica. Il vero guaio è il casting, gli artisti italiani non accettano di perdere. Quest’anno lo farà Bonolis, direte che lui è il nuovo e io il vecchio: il gioco delle parti». Ma lei un reality lo farebbe? «Il grande fratello è il mio libro preferito, ma la trasmissione non mi dice nulla. Come L’isola dei famosi: non amo farmi morbosamente gli affari degli altri». E un talkshow politico? «Ci sono già. Il passo cadenzato di Floris, il partigiano Santoro, l’allegro e serio Mentana, il cattedratico Vespa. Chi si lamenta della poca varietà in tv è male informato». Però la satira non c’è. «Per scelta della satira. A Grillo ho detto che ha fatto bene a non candidarsi. Dopo l’apice televisivo ha capito che non poteva accelerare ancora, così è salito sul monte Athos a fare il profeta. Fare l’emarginato ti dà l’aureola della vittima. Luttazzi parla come uno che è stato frustato dalla tv quando sa benissimo che da me potrebbe tornare quando vuole. L’ho rivisto a La7 e ho capito che in questi anni non ha scritto nulla di valido, ormai ha poco da dire. Recita il peccatore all’inferno, ma io le fiamme non le vedo». La sua idea di tv qual è? «Nazionalpopolare, colta e spensierata. Di massa». Per istupidirla? «Per educarla, anche se lo facevamo più ieri di oggi. Ci sono canali Sky che fanno 10 mila spettatori al giorno e passano per successi. Se devi radunare 10 mila persone, affitta un teatro. L’italiano è ancora teledipendente, la Bbc è nulla, paragonata alla Rai». Mica un bene, nel Paese del conflitto d’interessi. « un problema istituzionale, ma gli italiani lo hanno metabolizzato». E l’inciucio Rai-Mediaset? «Un patto di non belligeranza c’è sempre stato: perché tutti dovrebbero fare scopa la stessa sera? Casomai mi preoccupa altro. Ci attende un autunno economico durissimo, non potremo essere né pienamente ridanciani né troppo mesti». L’ospite dei sogni? «Berlusconi. Un’intervista all’uomo e non al politico. L’altro giorno ci siamo visti a Roma, d’estate non mi tingo i capelli perché non vado in tv, lui mi ha rimproverato: ”Ma no Pippo, e poi che figura ci facciamo?". La sua simpatia non è ancora uscita». Un collega che l’ha delusa? «Forse Funari. L’ho conosciuto come croupier e come cabarettista, diceva una battuta profetica: ”Non bisogna mai morire d’estate". Massimo dolore per la sua scomparsa, ma la sua era una tv scollacciata e qualunquista. Linguaggio greve, mortadelle leccate... La tv è un carro armato potentissimo, Gianfranco non l’ha saputo manovrare». Andrea Scanzi