Francesca Schianchi, La Stampa 13/8/2008, pagina 15, 13 agosto 2008
Rispetto tutti per non apparire ignorante, ma quando vedo quelli che magnificano robe tipo un pannello tutto grigio non so se sono stupido io o loro», confessa subito Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del Pdl
Rispetto tutti per non apparire ignorante, ma quando vedo quelli che magnificano robe tipo un pannello tutto grigio non so se sono stupido io o loro», confessa subito Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del Pdl. Il caso l’ha tirato fuori il ministro della Cultura, Sandro Bondi: lui, che l’incontro della vita (con Berlusconi), lo deve a un artista contemporaneo (Pietro Cascella, da poco scomparso), ha dichiarato che «faccio fatica a trovare segni di bellezza nell’arte contemporanea: se visito una mostra faccio come molti, cioè fingo di capire. Ma, sinceramente, non capisco». Sinceramente, tra questi molti, ci saranno anche i nostri politici? «Encefalogramma piatto: l’arte contemporanea non mi piace e non la capisco», ammette candido il leghista Paolo Grimoldi, membro della Commissione cultura alla Camera. «Bondi non capisce? Anch’io: mi è capitato di entrare in una mostra e dopo cinque minuti tornare all’ingresso e salutare. Anche a teatro, di andarmene alla fine del primo tempo», racconta il deputato del Carroccio Matteo Salvini. «I tagli nelle tele? Possono pure valere miliardi, non mi dicono niente. Tantomeno la ”Merda d’artista” di Piero Manzoni: è solo cacca sottovuoto». Riconosce di trovarsi in difficoltà anche il ministro Renato Brunetta: «Se non capisco tendo a dare la colpa a me stesso, poi però penso che l’autore poteva usare strumenti tali da farsi capire. L’arte deve essere sempre popolare senza bisogno di grandi spiegazioni». Preferisce «i grandi pittori del passato» il sottosegretario Carlo Giovanardi, però ad esempio concede che «come si chiama quello dei tagli? Ah, sì, Fontana: beh lì c’è un’idea geniale». Ma «di arte contemporanea non ne parli a me: a Modena stanno restaurando la torre della Ghirlandina, e l’hanno coperta con un telo di Mimmo Paladino (uno degli artisti della Transavanguardia, ndr), turbando lo skyline della città. Non si può. Cosa c’è sul telo? Mah, colori...». «E’ vero: tanti fingono di capire», secondo l’ex ministro Luigi Nicolais, Pd. «Alle mostre? Ogni tanto vado». Vanessa Beecroft, Christian Boltanski... «Non li conosco. Ma sa, sono un ingegnere. E poi visito mostre più tradizionali». «Lodo la sincerità del ministro Bondi», esordisce Giovanni Bachelet, del Pd, Commissione Cultura alla Camera. «Le mie conoscenze artistiche? Si fermano al liceo classico: un’ora a settimana, siamo arrivati a Raffaello. Mostre? Non ho molto tempo libero: prima di andare consulto Google, così so cosa mi aspetta». Gabriella Giammanco, giovane deputata Pdl in Commissione Cultura, spiega di aver appena visto una mostra di Renoir. «L’arte contemporanea? Non vado mai sprovveduta: o con qualcuno che me la illustra o con l’audioguida». Maurizio Cattelan? «Lo conosco ma non mi chieda le opere che ha fatto, non sono un’esperta». Non è un esperto nemmeno Walter Verini, già braccio destro di Veltroni alla guida di Roma, che però «solo perché siamo concittadini», conosceva bene Alberto Burri. Vent’anni fa accompagnò Monica Bellucci a vedere uno dei musei dedicati all’artista, a Città di Castello: «Un concentrato di bellezza», ricorda oggi. Ma non si sa se parlasse di Monica o dei sacchi dell’artista. Francesca Schianchi