Sergio Romano, Corriere della Sera 13/8/2008, pagina 2, 13 agosto 2008
Ciò che sta accadendo in questi giorni fra Mosca, Tbilisi e Parigi potrebbe essere ricordato come una bella pagina di politica estera europea
Ciò che sta accadendo in questi giorni fra Mosca, Tbilisi e Parigi potrebbe essere ricordato come una bella pagina di politica estera europea. Le circostanze sono state favorevoli all’Unione. Dopo avere dato alla Georgia un sostegno inopportuno e velleitario, gli Stati Uniti non potevano essere i mediatori della crisi. Occorreva qualcuno che non fosse né pregiudizialmente anti- russo né insensibile al problema dell’indipendenza georgiana. La Francia è presidente di turno dell’Ue, ha un capo dello Stato ambizioso e un ministro degli Esteri con un rispettabile pedigree umanitario. Nicolas Sarkozy e Bernard Kouchner si sono distribuiti i compiti abilmente. Il viaggio del ministro in Georgia ha dimostrato che l’Europa è pronta a sostenere la sua indipendenza. Il viaggio del presidente a Mosca e gli argomenti di cui si è verosimilmente servito nel corso dei suoi colloqui, hanno dimostrato a Medvedev che l’Europa non intende fare un processo alla Russia e ne comprende le esigenze. Questo non significa, naturalmente, che i 27 membri dell’Ue abbiano tutti, in questa vicenda, le stesse opinioni. Un altro presidente, soprattutto se proveniente dall’Europa centro-orientale, avrebbe preso iniziative diverse o si sarebbe allineato sulle posizioni degli Stati Uniti. Ma la Francia, in questo momento, può contare sull’appoggio dell’Italia, della Germania, della Spagna, forse anche della Gran Bretagna. Vi sono state circostanze in cui Sarkozy ci è sembrato troppo motivato dal desiderio di agire e di apparire, anche in momenti in cui sarebbe stato meglio attendere e riflettere. In questo caso la prontezza è stata un necessario ingrediente dell’operazione. Esisterà quindi d’ora in poi una politica estera dell’Europa? Temo che vi saranno ancora occasioni in cui i 27 si riuniranno per sottoscrivere documenti vaghi, somma algebrica delle loro divergenti posizioni. Ma sarebbe un errore dimenticare che vi sono state altre circostanze in cui l’Europa è riuscita a incidere sulla situazione internazionale. Accadde per esempio a Venezia il 13 giugno 1980, quando i leader della Comunità europea (allora eravamo nove) sottoscrissero una dichiarazione sulla soluzione del conflitto arabo- israeliano e sostennero la necessità di associare ai negoziati l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. accaduto più recentemente, nel 2006, quando Italia e Francia riuscirono a costituire una forza di interposizione prevalentemente europea nel Libano meridionale. So che va di moda, in questi giorni, parlare della sua inutilità e della sua impotenza. Chi si esprime in questi termini dimentica che quell’iniziativa ebbe il merito d’interrompere un conflitto che stava distruggendo il Libano fisicamente e Israele moralmente. Esistono altri precedenti di cui l’Ue può andare orgogliosa. Quando deve occuparsi di politica internazionale, l’Europa è spesso discorde e tentennante. Ma quando il problema all’ordine del giorno è economico o finanziario, e soprattutto quando esistono istituzioni autorizzate ad agire, la voce dell’Europa può essere decisiva. Negli anni in cui Mario Monti fu commissario alla concorrenza alcune sue decisioni (quella sulla fusione tra Honeywell e General Electric, per esempio) dimostrarono che l’Europa aveva una politica economica con cui anche gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare i conti. Sono precedenti incoraggianti cui potrebbe aggiungersi nei prossimi giorni la soluzione, grazie all’Europa, della crisi georgiana. Occorreva qualcuno che non fosse né pregiudizialmente anti-russo né insensibile al problema dell’indipendenza georgiana Sergio Romano