varie, 13 agosto 2008
CORDEDDU Massimiliano
CORDEDDU Massimiliano San Basilio (Cagliari) 11 luglio 1975. Annunciatore tv. Nell’estate 2008 ha chiesto l’intervento del ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna affinché aprisse anche agli uomini i concorsi Rai per annunciatrici tv. Da allora, noto come “Signorino buonasera” • «[...] “Basta con le discriminazioni, voglio diventare annunciatore televisivo. Ho chiesto d’incontrare il ministro, voglio capire come intende risolvere il problema, spero che mi convochi al più presto”. Che nel 2008 qualcuno aspiri a diventare “signorino buonasera” di per sé fa un po’ sorridere, ma Cordeddu non ride: “Questa cosa non mi fa dormire la notte. Facevo l’annunciatore a Eco tv [...] ma purtroppo ha chiuso, sono stato licenziato così ho avuto la brillante idea di chiamare Rai e Mediaset, ma si sono messi a ridere. Ho studiato la Costituzione fino a tutte le leggi sul servizio televisivo, la 223 all’articolo 11 dice che tutte le emittenti pubbliche e private devono promuovere azioni per le pari opportunità”. E via con le carte bollate all’Authority, al suo fianco un avvocato, il professor Paolo Dell’Anno “inizialmente perplesso”. “Ma poi mi ha dato ragione, ci sono leggi non derogabili”. Quello di Max non è certo il caso di Guglielmo il dentone, mitico speaker interpretato da Alberto Sordi che nel film I complessi, vinceva tutti in concorsi ma suscitava perplessità per la dentatura smisurata. Cordeddu, laureato in Scienze politiche a Bologna, otto fratelli, non si considera un Adone ma “gradevole” (“sta alla gente decidere”). “Sono pronto a perfezionarmi, per presentare come le annunciatrici di una volta che avevano classe e stile, anche rinnovando il ruolo. In Germania ci sono gli annunciatori, perché in Italia no?”. [..] Rosanna Vaudetti, storica annunciatrice Rai (poi conduttrice e ora attrice nella soap Incantesimo) sorride: “Non è vero che gli uomini sono discriminati: ci sono stati gli annunciatori su RaiTre ma non hanno avuto molto successo. Il mestiere non ha più senso, la gente ha il telecomando sceglie quello che vuole. Prima la presentazione era un rito, non c’erano tanti canali, noi ‘eravamo’ l’azienda... Forse questo ragazzo potrebbe provare con Sky... E poi gli direi di battersi per cose per cui vale la pena”. [...]» (Silvia Fumarola, “la Repubblica”, 25/6/2008) • «[...] Come si è concretizzato l’aiuto del ministro Mara Carfagna? Il suo capo di gabinetto, il magistrato Simonetta Matone, ha inviato una lettera al direttore generale della Rai Cappon, in cui si chiede espressamente di “garantire la corretta e puntuale applicazione delle norme in materia di pari opportunità”. [...] “[...] perché questa mia professione non implica la differenza tra i sessi: non è come in teatro, dove si può chiedere un ruolo femminile. Infatti la Matone, capo di gabinetto del ministero, nella lettera a Cappon chiede che venga esaminata la mia richiesta. Io mi aspetto che in Rai adesso aprano le selezioni per gli annunciatori maschi: voglio essere giudicato per la mia professionalità, se ci saranno altri concorrenti maschi mi sta bene”. [...]» (Leandro Palestini, “La Stampa” 11/8/2008) • «Sbaglia chi immagina Massimiliano Cordeddu solo come aspirante Orsomando in pantaloni, in realtà è un combattente che agisce sotto copertura. [...] Tutti pensano che sia solo un simpatico presenzialista, un ragazzo in cerca di visibilità mediatica, un tizio qualunque che ha come massima aspirazione di toccare il monitor tv dall’interno, proprio come Virginia Sanjust e le sue colleghe. Ebbene questa è solo la parte frivola della sua storia, si sappia che Massimiliano in realtà è anche un ninja a difesa dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, un filosofo zen delle pari opportunità, un cavilloso e persistente ricercatore di leggi, articoli, sentenze e quanto altro possa dare consistenza e forza d’impatto alla sua crociata per l’accesso dei maschi alla professione dell’annuncio tv. È vecchio di quel mestiere “Max buonasera”, quando faceva l’annunciatore nella sua “Eco tv” era capace di lavorare un giorno intero a un annuncio, studiando pause, respirazione e intonazione. Quello era d’altronde il suo lavoro... Poi la tv satellitare ha avuto problemi finanziari ed è stata costretta a dei tagli sul personale, così ad aprile Massimiliano è restato a spasso, ha quindi pensato di fare un salto di qualità facendo domanda alla Rai per accedere alle selezioni per le annunciatrici. Di fronte al muro ha capito che doveva indossare il mantello di Zorro se voleva sedersi nella sala trucco che rese seducenti le Gambineri, le Cannuli, o passarsi sul viso lo stesso piumino che fece sognare i nonni sulle grazie vaporose delle Farinon delle Elmi e delle Vaudetti. “È ora di fare giustizia - persiste Max Buonasera dal suo “covo” al quartiere La Garbatella a Roma - se una volta erano i mariti italiani a prendersi un ceffone dalle consorti irritate per la loro concupiscenza verso le annunciatrici, è ora che siano le signore a meritare schiaffi di gelosia per lo sguardo fatale di un bel ragazzo che fa lo stesso mestiere!”. Il quartier generale della battaglia di Cordeddu contro la grande tv pubblica è il suo appartamentino di borgata con veranda. Nei vasi dei gerani coltiva erbette aromatiche, ma nulla di proibito, è solo la sua passione per l’alimentazione naturale che lo spinge alla pratica del pollice verde: “Sono e appassionato di slow food e da sempre seguo le battaglie ambientali ed ecologiche. Sono seguace di Al Gore, ma purtroppo da casa non posso usare la rete internet perché non c’è campo, per telefonare vado sul balcone, ma per leggere la posta e aggiornare il mio sito www.signorinibuonasera.it devo uscire fino a un internet point”. La sua vicenda assomiglia in maniera impressionante a quella del “Dentone” Alberto Sordi, Massimiliano, anzi il dott. Cordeddu, ha un curriculum che in Rai non viene richiesto nemmeno per dirigere un Tg. Per esempio è un signore che si è laureato in Scienze Politiche in una delle più prestigiose università italiane, l’Alma Mater Studiorum di Bologna: “In quegli anni l’ambiente bolognese era quello che più mi stimolava, c’era Umberto Eco e tutto quello che gli girava intorno!”. Già, ma mentre i figli di papà si iscrivevano al Dams per ingannare il tempo, lui studiava senza nemmeno aver modo di seguire una lezione. Per mantenersi doveva lavorare al call center di un importante gruppo bancario assicurativo. Trovava anche il tempo di fare il dirigente per il sindacato di categoria e lavorare come funzionario all’Assemblea Legislativa Regionale dell’Emilia-Romagna. “Io mi sono sempre battuto per i diritti, ma credo che il cittadino debba imparare a muoversi attraverso le istituzioni, senza incatenarsi o darsi fuoco in tv, io ho mosso una campagna attraverso il web e sono arrivato a muovere il Ministero delle pari Opportunità, il Ministero del tesoro, l’Authority per le comunicazioni, poi il Presidente della Repubblica ha mosso il ministro per le attività produttive”. Anche il Presidente emerito Cossiga ha sposato la sua causa, e Max è arrivato a Soru per far diventare Cagliari il luogo di un concorso aperto a uomini e donne. “Ho studiato al mio paesello in Sardegna fino alle elementari, poi sono andato in seminario a Cagliari per tre anni. Mio padre si era nel frattempo ammalato e sono quindi tornato a casa per stare vicino ai miei, io sono l’ultimo di nove figli, non me la sentivo di pesare economicamente su di loro, al seminario pagavamo un milione e mezzo di retta. Ho fatto le superiori nel paese vicino ma allo stesso tempo conducevo un programma nella radio del parroco”. E qui Max rivela la sua vera vocazione, la madre aveva comprato per dote a una sorella una batteria di pentole con allegato omaggio di un registratore. Il piccolo Max lo collega alla tv e si appropria dell’audio dei servizi dei maggiori telegiornali, per poi spacciarli come suoi inviati dalla radio parrocchiale. Forte di quel training si diploma e fa il salto verso il continente. Così nasce il paladino delle pari opportunità di ogni lavoratore dello spettacolo, fosse anche un tronista che vuol fare la parte della velina» (Gianluca Nicoletti, “La Stampa” 13/8/2008).