Marco Filippetti, l’Unità 12/8/2008, 12 agosto 2008
Guerra finita in Georgia? Diciamo che per ora la Russia si è limitata ad una dichiarazione di ritiro delle truppe dal territorio georgiano, grazie anche alla mediazione del presidente francese Nicolas Sarkozy
Guerra finita in Georgia? Diciamo che per ora la Russia si è limitata ad una dichiarazione di ritiro delle truppe dal territorio georgiano, grazie anche alla mediazione del presidente francese Nicolas Sarkozy. Ma al di la delle valutazione su questi 5 giorni di guerra, la spregiudicatezza del presidente georgiano Saakashvili, l’altrettanto spregiudicata risposta della Russia e l’ingerenza degli Usa, il conflitto del Caucaso va ben oltre le cronache più recenti. Lo scontro tra Georgia e Russia rappresenta il banco di prova degli equilibri europei ed internazionali. difficile allontanare la sensazione che sia stata servita su un piatto d’argento al Cremlino l’opportunità di ridefinire ad un prezzo accettabile il proprio ruolo nell’area. Questi gli elementi in gioco: anzitutto la riaffermazione del ruolo della Russia nella regione del Caucaso. Le iniziative degli Usa di sostituzione della presenza dell’ex Urss, nelle repubbliche confinanti con l’attuale Federazione russa (come la ”rivoluzione arancione” in Ucraina nel 2004 nella quale gli Usa appoggiarono nelle elezioni presidenziali il ”filo-occidentale” Viktor Yushenko contro l’uomo del Cremlino, Viktor Janukovic) , sembrano giunte al capolinea. E’ indubbio che la credibilità di Washington non esca rafforzata sin qui dalla vicenda georgiana. La ’’lezione’’ naturalmente riguarda tutti i paesi a diverso titolo confinanti con la Russia, che non hanno ancora trovato riparo sotto le ali della Nato o dell’Unione Europea. Non a caso la Georgia si è candidata con insistenza all’ingresso nell’Alleanza Atlantica. Nel vertice Nato di Bucarest del marzo 2008 si è discusso proprio di questo. Dal 2004 infatti è attivo un partenariato tra Nato e Georgia, sul quale si è innestato due anni dopo un Intensified Dialogue (come scritto sui rapporti Nato) concentrato sulla riforma delle forze armate. Il paese caucasico gia partecipa alle missioni alleate in Bosnia e Afghanistan. La posizione strategica della Georgia ha spinto gli Stati Uniti a chiedere l’avvio del Map (procedimento di entrata nella Nato) con Tiblisi già nello stesso vertice di Bucarest. Ma Germania e soprattutto la Francia hanno bloccato per ora il procedimento. Affacciata com’è sul Mar Nero tra Russia e Turchia, la Georgia è, una possibile via di transito alternativa alla Russia per le forniture energetiche del Mar Caspio verso l’Europa. Per questo Berlino e Parigi sono scettici, temendo che un tale passo possa coinvolgere la Nato nei ”conflitti irrisolti” tra la Georgia e le regioni separatiste e filo-russe di Abkhazia e Ossezia del Sud, scatenando attriti con la Russia (come del resto sta accadendo questi giorni). Strategica è anche la figura del presidente Saakashvili considerato ”filo-americano”. Nel referendum tenutosi il 5 gennaio 2008 voluto fortemente dal presidente georgiano, la maggior parte degli elettori ha sostenuto l’appartenenza alla Nato. Mikhail Saakashvili, parlando alla televisione georgiana, quel giorno ha detto: «Ho fatto una promessa alla mia gente che ci saremmo uniti alla Nato. Il processo ora è irreversibile, avendo tutti i membri europei della Nato affermato che la Georgia può divenire membro dell’alleanza». La Georgia non può unirsi alla Nato quindi prima di aver regolato definitivamente i conflitti di Tbilisi con gli stati non riconosciuti dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. La guerra contro la Russia si inserisce esattamente in questo contesto. Anche le ingerenze statunitensi si inseriscono nelle contraddizioni geopolitiche dell’area. Nel febbraio 2007 il Sottosegretario di Stato USA. Matthew Braiza infatti aveva detto: «Se la Georgia dà garanzie che l’avanzamento delle riforme nel paese ha passato il punto di non-ritorno, dimostrando in modo chiaro e affidabile il suo proposito di sistemare i conflitti territoriali con mezzi pacifici, (riferendosi ovviamente alla gestione del conflitto osseto e abkhazo) questo sarebbe un messaggio abbastanza forte da convincere gli stati membri dell’alleanza che merita di essere un membro della Nato». Braiza sottolineava che «i membri non-Nato (riferendosi alla Russia) non possono porre un veto all’intenzione della Georgia di unirsi all’alleanza». La guerra di questi giorni è esattamente il veto della Russia all’ingresso della Georgia nell’Alleanza Atlantica. L’Unione Europea e la crisi. Di grande interesse sono le reazioni che gli stati aderenti alla Unione Europea potranno avere. Sarkozy, da presidente di turno della Ue, candida l’organizzazione regionale a svolgere un ruolo di mediazione nel conflitto. Martedì il Consiglio permanente della Nato e mercoledì il Consiglio affari esteri della Ue saranno infatti chiamati ad esprimersi sulla guerra. C’è molta attesa di conoscere le posizioni degli stati sino a ieri stretti alleati dell’Urss, come la Polonia o l’Ungheria o la repubblica Ceca e quella Slovacca, ma anche paesi, come quelli baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), parte integrante dell’ex Unione Sovietica. E’ inevitabile attendersi da questi stati, una dichiarazione di solidarietà con la Georgia, visto i non ottimi rapporti con il gigante russo. A rischiare di essere compromessi, dunque, sono i rapporti tra la Russia e la Ue, principale partner energetico dell’Unione Europea. Per scongiurare la formazione di un fronte ”anti-Russia” all’interno del Consiglio Ue, Francia e Germania tenteranno una mediazione strutturata attorno al possibile ruolo strategico che l’Europa unita potrebbe avere non prendendo esplicitamente le parti di nessuno. Le due superpotenze europee sono interessate a mantenere rapporti primari con la Federazione Russa sia per motivi di accaparramento energetico sia per non mettere a repentaglio gli equilibri internazionali e, non per ultimo, per consolidare l’autonomia della politica estera europea non più, secondo Francia e Germania, subordinata a quella statunitense. In imbarazzo sicuramente si trova l’Italia che ha come maggior partner energetico proprio la Russia, ma che con Silvio Berlusconi ha mantenuto posizioni internazionali sempre molto vicine a quelle di George Bush. Certo, se l’Unione europea dovesse confermare la propria impotenza in politica estera in una crisi come questa, sarebbe un colpo forse piu duro del ”no” irlandese al Trattato di Lisbona. Il presidente francese Sarkozy in visita a Mosca sta cercando quindi oltre che la pace tra Russia e Georgia, anche di rilanciare la politica estera della Ue