varie, 12 agosto 2008
QUINTAVALLE
QUINTAVALLE Giulia Rosignano Solvay (Livorno) 6 marzo 1983. Judoka. Medaglia d’oro nella categoria -57kg alle olimpiadi di Pechino (2008). Quinta ai mondiali 2007 e agli europei 2005 e 2008. «Mi sono sempre piazzata quinta: mi sono anche chiesta se dipendesse dal mio nome. Adesso dovrei chiamarmi Primavalle...» • «[...] alta 1.73, più delle avversarie [...] ha accettato di scendere dai 63 ai 57 chilogrammi per non rimanere chiusa dal talento irruente di Ylenia Scapin. ”A 63, non li pesavo tutti, perché non sono una mangiona. Così, non è neanche un problema mantenere il peso”. Da bambina, ha provato il basket, il nuoto e un po’ di atletica a scuola. Ma il judo le riusciva meglio e i genitori erano contenti. Nella palestra del maestro Renato Cantini andava già il fratello maggiore Manuel, nome spagnolo, come quello del bisnonno materno: la nonna, Juana, è originaria della Gran Canaria e conobbe il marito, un livornese imbarcato sulle petroliere prima di comandare navi da crociera, in uno dei suoi viaggi. ”Iniziai col mio gemello Michel – continua la Quintavalle ”. Un altro nome strano, sì, dedicato stavolta ai gol di Platini, per i quali mio padre, un dipendente comunale, era pazzo”. A 16 anni, dopo le prime gare nazionali, la svolta. Giulia lascia la famiglia e il 3º anno del Linguistico a Livorno, e si trasferisce a Ostia, nel Centro tecnico della Federazione. Poi arrivano un posto nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle, la vita in caserma nel quartiere romano dell’Infernetto, e un fidanzato finanziere, compagno di allenamenti, di cui rivela il nome a voce bassa, con pudore: Dallura Orazio, prima il cognome e poi il nome. ”Ho preso un diploma all’Istituto per le Attività sociali, ma non chiedetemi che cosa sia né a che mi serva – confessa ”. La mia vita è il judo, ma so che c’è altro, più importante dello sport. Forse per questo non mi sono mai illusa, ho creduto poco in me stessa, meno di quanto facessero gli allenatori [...]”» (Carlo Annese, ”La Gazzetta dello Sport” 12/8/2008). «[...] livornese e introversa - razza rara, un ossimoro etnico [...]» (Stefano Semeraro, ”La Stampa” 12/8/2008).