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 2008  agosto 14 Giovedì calendario

I giochi d’azzardo di Pechino. Panorama, 14 agosto 2008 Secondo qualche dietrologo l’attentato dei militanti islamici contro una stazione di polizia cinese a Kashgar, nel Xinjiang, sarebbe stato «fabbricato» dal governo di Pechino per giustificare le severe misure di sicurezza adottate in occasione dei Giochi olimpici

I giochi d’azzardo di Pechino. Panorama, 14 agosto 2008 Secondo qualche dietrologo l’attentato dei militanti islamici contro una stazione di polizia cinese a Kashgar, nel Xinjiang, sarebbe stato «fabbricato» dal governo di Pechino per giustificare le severe misure di sicurezza adottate in occasione dei Giochi olimpici. Nulla di nuovo. Anche Boris Berezovskij, l’oligarca russo ora fuggiasco a Londra, sostenne che gli attentati ceceni della fine del 1999 erano l’alibi costruito dai servizi segreti per consentire a Vladimir Putin la riconquista della repubblica separatista. Ma non credo che la Cina abbia bisogno di alibi. Il Movimento islamico del Turkestan orientale, a cui probabilmente appartengono i militanti di Kashgar, è soltanto uno dei molti grattacapi che affliggono la dirigenza cinese. Nei «mattinali di polizia» che giungono sul tavolo del presidente Hu Jintao non vi sono soltanto i guerriglieri uiguri del Xinjiang (una provincia abitata da circa 40 milioni di musulmani). Vi sono anche i fedeli della setta religiosa Falun Gong, gli autonomisti tibetani, i dissidenti liberal-democratici, gli abitanti dei vecchi quartieri distrutti per fare spazio ai grattacieli della nuova Pechino, i contadini cacciati dalle loro terre per la costruzione di nuove zone industriali, i parenti delle vittime del terremoto del Sichuan e dei molti disastri, dalle periodiche inondazioni alle catastrofi minerarie, che colpiscono l’universo cinese. Disastri e proteste hanno molto spesso uno stesso padre: il sensazionale sviluppo di un paese in cui il pil (prodotto interno lordo) cresce ogni anno, mediamente, del 10 per cento. Lo sviluppo ha creato, insieme a molta corruzione, una borghesia affluente, un capitalismo dinamico, straordinari arricchimenti personali, un nuovo stile di vita, un maggiore orgoglio nazionale. Ma ha lasciato per la strada, come sempre in questi casi, tutti coloro che non sono riusciti a saltare sul treno del progresso e che formano complessivamente uno dei più vasti depositi di scontento e rabbia esistente sul pianeta. Sono parecchie migliaia ogni anno le piccole insurrezioni di villaggio che la polizia deve sopprimere con la forza. Quanto più il paese cresce, tanto più crescono le rivendicazioni dei dimenticati e dei diseredati. Quanto più la nuova ricchezza allarga la sfera dei bisogni e scioglie le lingue, tanto più aumenta il numero dei dissidenti. Quanto più la Cina diventa moderna, tanto più aumentano gli strumenti che i cinesi possono usare per informarsi, comunicare, confrontare, giudicare. Le Olimpiadi sono l’evento in cui gli opposti caratteri della Cina moderna sono destinati a scontrarsi e a provocare qualche pericoloso cortocircuito. I Giochi rappresentano con efficacia lo status internazionale di un paese che ha conquistato un posto di spicco nella graduatoria delle grandi potenze e aspira, per usare il linguaggio maoista, a nuovi «balzi in avanti». Ma sono anche il palcoscenico su cui ogni dissidente, quali che siano le sue particolari rivendicazioni, sa di poter contare grazie alle telecamere dell’intero pianeta. Le autorità cinesi cercheranno di destreggiarsi fra due opposte esigenze: celebrare i propri successi, contenere e nascondere la dissidenza. Ma se le circostanze le costringeranno a fare una scelta, non esiteranno a scegliere la repressione. Per due ragioni. In primo luogo sono convinte, non senza ragione, che il paese, abbandonato ai dissidenti, scivolerebbe nel caos. In secondo luogo vogliono lo sviluppo e il progresso del paese, ma non sino al punto di dover rinunciare al proprio potere. Sergio Romano