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 2008  agosto 14 Giovedì calendario

Potere contadino. Panorama, 14 agosto 2008 La nave del commercio mondiale si è incagliata, ancora una volta, sullo scoglio dell’agricoltura

Potere contadino. Panorama, 14 agosto 2008 La nave del commercio mondiale si è incagliata, ancora una volta, sullo scoglio dell’agricoltura. Sembrava quasi fatta e invece, dopo nove giorni di estenuanti trattative a Ginevra, i ministri dei 153 partner del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, hanno dovuto gettare la spugna a causa di veti incrociati. L’India, sostenuta da Pechino e da alcuni paesi poveri, invocava la possibilità di alzare i dazi a livelli elevati sui prodotti agricoli in caso di aumento anomalo delle importazioni, per proteggere i suoi contadini. Gli Usa volevano che il livello massimo di questi dazi fosse più basso di quanto richiesto mentre l’Unione europea, disposta ad accettare tagli ai sussidi agricoli, non ha ceduto sulle indicazioni geografiche per la tutela dei suoi prodotti di qualità. Vero è che le trattative per l’apertura degli scambi commerciali erano a tutto campo e non solo su questi punti. Sta di fatto che l’agricoltura è di nuovo al centro delle preoccupazioni di tutti i paesi, industrializzati e non. E da attività del passato, quasi in via di estinzione, è tornata a essere business redditizio. Non accadeva da almeno tre decenni. L’inversione di tendenza è iniziata nel 2006, quando i prezzi mondiali delle derrate agricole hanno cominciato a salire. Una crescita rapida, consistente e inarrestabile: nel primo trimestre di quest’anno, i prezzi dei principali prodotti agricoli in termini reali hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi trent’anni e le previsioni, a medio termine, dicono che sono destinati a rimanere elevati anche nei prossimi anni. La Fao ha stimato che questo si tradurrà, solo nel 2008, in un aumento del 26 per cento del costo degli alimenti importati: in soldoni, oltre 200 miliardi di dollari. Complici, fra gli altri fattori, l’impennata del costo del greggio (che si è spalmata anche su quello dei fertilizzanti) e i consumi in crescita nei paesi emergenti. «Nel medio periodo, è impossibile che si torni ai livelli del passato» concorda Carlo Altomonte, docente di politica economica europea e macroeconomia alla Bocconi. «I prezzi dovrebbero cominciare a scendere entro cinque anni ma questo dipenderà da molte variabili: sviluppo delle tecnologie, energia alternativa, acqua». Risultato? La produzione agricola corre per riallinearsi alla domanda mondiale. E, con il caro cibo, aumentano i proventi di coltivatori e allevatori. Stando ai dati di Eurostat, nel 2007 la produzione agricola dell’Ue è cresciuta del 4,3 per cento. Il reddito pro capite degli agricoltori europei è aumentato in media del 3,3 per cento nel 2006 e del 5,4 nel 2007, con punte del 39,3 per cento per i contadini lituani e del 20,9 per i cechi. O, per restare ai paesi Ue più ricchi, del 12,5 per cento dei tedeschi e del 10,3 per gli spagnoli. La Cina, già oggi, è diventata il primo produttore di patate del mondo. Secondo i dati diffusi dal National Bureau of Statistics, il reddito dei contadini (che rappresentano più della metà della popolazione) è salito nel primo semestre di quest’anno a 370,67 dollari: il 19,8 per cento in più rispetto a un anno fa. In Brasile, destinato secondo molti analisti a diventare il primo paese agricolo a livello globale, l’agricoltura registrerà quest’anno la crescita più alta della sua storia. Secondo la stima diffusa in un rapporto del ministero dell’Agricoltura, il settore produrrà nel 2008 una ricchezza pari a 84,2 miliardi di dollari: il 14,4 per cento in più rispetto all’anno precedente. In Argentina il forte aumento di reddito ha riguardato soprattutto gli allevatori, che beneficiano della forte richiesta (con relativi prezzi in salita) dei paesi emergenti come la Cina. E non è tutto. Il governo russo, come ha rivelato il Financial Times, ha intenzione di rinazionalizzare l’export dei cereali riportando nei prossimi tre anni la metà delle esportazioni sotto un’agenzia pubblica (il controllo di stato era stato smantellato negli anni 90). La Russia è il quinto esportatore di cereali nel mondo con un valore che, la scorsa stagione, ha toccato i 3,5 miliardi di dollari e che gli analisti prevedono possa raddoppiare entro i prossimi cinque anni. Di qui, l’interesse di Mosca a esercitare un ruolo forte con le forniture di materie prime agricole, come già con il gas. Anche le quotazioni dei terreni agricoli hanno visto, grosso modo a partire dal 1996, un’impennata di prezzi senza precedenti (anche se oggi si registra un rallentamento). In Italia, per esempio, il prezzo medio nazionale di un ettaro di terreno è di circa 15 mila euro ma sale a 35 mila se si vuole acquistare nella Pianura padana. E un vigneto doc in Trentino può arrivare a 500 mila euro per ettaro. Non è oro per tutti, ovviamente. «I paesi più poveri sono quelli che avrebbero più da guadagnare dall’abbattimento delle barriere commerciali» spiega Paolo Ciocca, segretario dell’Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo. L’agenzia specializzata delle Nazioni Unite opera come un’istituzione finanziaria internazionale. Si occupa di investimenti agricoli nelle aree rurali e assiste mezzo miliardo di piccole proprietà contadine: 2 miliardi di persone che vivono solo di agricoltura. «Molti, come l’Africa sub-sahariana, rischiano di restare senza nulla: sono fuori dal circolo virtuoso di questa crescita, colpiti solo dagli effetti negativi come il rincaro delle materie prime agricole». Con l’aumentare dei prezzi, diminuisce il contributo dei sussidi. Anche se buona parte dei paesi ricchi, con sostegni vari, foraggia ancora generosamente la produzione. «L’Ue ha già ridotto i sussidi all’agricoltura, indirizzandoli verso la qualità» avverte Maurizio Reale, responsabile delle relazioni internazionali di Coldiretti a Bruxelles. «L’agroalimentare europeo si pone sul mercato mondiale come un prodotto di successo per la tutela dell’ambiente, la sicurezza dei cibi e lo sviluppo del territorio. E la nuova riforma del 2009 andrà ancora più in questa direzione». Anna Maria Angelone