Erich Follath e Matthias Schepp, Panorama 14/8/2008, pagina 97., 14 agosto 2008
Mosca splendori e dolori. Panorama, 14 agosto 2008 Ci sono notti stellate ed ebbre di champagne in cui la capitale della Russia raggiunge la meta da sempre agognata: la cima del mondo
Mosca splendori e dolori. Panorama, 14 agosto 2008 Ci sono notti stellate ed ebbre di champagne in cui la capitale della Russia raggiunge la meta da sempre agognata: la cima del mondo. Questa sera la città batte per quattro a uno Londra, una delle poche metropoli con cui è ancora possibile misurarsi nella Manhattan sulla Moscova. Un risultato che non stupisce, nella residenza estiva sfarzosamente ricostruita di Zaryzino. Qui si tiene una manifestazione di beneficenza chiamata Ballo dell’amore, teatro della sfida tra Oriente e Occidente. Quattrocento ospiti, la Mosca che conta, cenano e fanno offerte. Non si vede in giro alcun autentico democratico, ma molti carati. Grazie all’asta di lusso, il magnate delle finanze Alexander Lebedev si concede un viaggio in Marocco per 220 mila euro, mentre Rustam Tariko, re della vodka e banchiere, per 320 mila può dare a una nuova specie di orchidea il nome della sua affascinante accompagnatrice. Alla fine vengono raccolti 4 milioni di euro per bambini bisognosi, contro il milione ottenuto nel corso della manifestazione parallela nella capitale britannica. Aljona Dolezkaja, 52 anni, ha tutte le ragioni per essere soddisfatta. Se il film Il diavolo veste Prada fosse stato girato a Mosca avrebbe dovuto parlare di lei, la potente caporedattrice della versione russa di Vogue. «Dove è Londra stasera?» chiede ironicamente. «Conosciamo Mosca e, almeno in Europa, non esiste una città con uguale energia e un’ambizione paragonabile». I nuovi russi ne sono consapevoli: i quasi 11 milioni di moscoviti sono drogati di superlativi. Non hanno più bisogno di falsificare le statistiche per impressionare il mondo. Il Triumph Palast, l’edificio più alto d’Europa, costruito nella parte nord-ovest della capitale, solletica le nuvole con i suoi 264 metri. Moscova City, una città per mezzo milione di persone che sta emergendo all’interno della metropoli, è il più costoso cantiere della Terra. A 4,5 chilometri dal Cremlino, una dozzina di grattacieli si stagliano nel cielo. La torre Rossija, con i suoi 612 metri, supererà tutti gli altri edifici in Europa e sei dei sette più alti fabbricati del continente sorgeranno a Mosca entro il 2010. Sono anche cominciati i lavori nella Crystal Island, progettata dall’architetto inglese Norman Foster, che diventerà la più grande costruzione del mondo. Gli investimenti e le entrate fiscali, spronati dagli enormi guadagni russi grazie a metano e petrolio, riempiono le casse. Solo quest’anno la città ha guadagnato 27 miliardi di euro: nel 2001 erano meno di un quarto. Mosca come la numero uno: così amano pensare qui. La quota di disoccupazione, ufficialmente inferiore all’1 per cento, è più bassa che in qualsiasi altra capitale europea e presto si prevedono nuovi record. Probabilmente nel 2010 New York verrà superata come città con il budget più elevato, gli affitti nella strada del lusso Twerskaja sono già più alti di quelli degli Champs Elysées parigini. Secondo Forbes 4 tra i 20 uomini più ricchi del mondo sono russi e in nessuna città vivono più miliardari che a Mosca: 74 rispetto ai 71 di New York e ai 36 di Londra. Rimangono ineguagliati anche i prezzi degli hotel di lusso moscoviti: la suite nel Ritz-Carlton costa 6.400 euro per un fine settimana, l’executive suite del Four Seasons di New York meno della metà. Tuttavia, grazie all’abbondante offerta delle ex forze del Kgb, le guardie del corpo nella capitale russa costano meno che nelle metropoli occidentali e di sicuro anche i killer su commissione, le cui tariffe però non sono note. Mosca è ancora una città pericolosa: il numero di morti è lo stesso dei turbolenti anni 90, circa un migliaio nel 2007. Nella metropoli girano 500 mila armi da fuoco e imperversa il darwinismo sociale. Un mese fa, in pieno giorno, un ventenne figlio di genitori straricchi è saltato fuori dalla sua coupé e ha picchiato a morte Alexander Lavruschin, 17 anni: quando il semaforo era diventato verde per gli automobilisti, ad Alexander restavano ancora dieci metri di strisce pedonali da attraversare: un ostacolo per il viziato guidatore. I moscoviti possono talvolta non riconoscere alcun criterio morale, ma hanno sempre uno scopo. Sono stati costretti a nutrirsi di utopie così a lungo che ora si godono il presente, con una miscela di megalomania e avidità. E vivono come se il risparmio fosse una vergogna. I centri commerciali sono diventati mete d’escursione del fine settimana anche per il nuovo ceto medio, persone come i Serebrekov, lui autista, lei impiegata in banca. La giovane coppia intende rinunciare ad avere figli ancora per un paio d’anni, per poter godere della propria ascesa economica. Insieme guadagnano circa 1.800 euro e possono permettersi una cucina americana, una Ford Focus e, in estate, le ferie ad Antalya, in Turchia: non è una vita da milionari, ma un grosso passo avanti, rispetto al tenore di vita dei rispettivi genitori. Wladimir Serebrekov detesta la tristezza del sobborgo di Mosca in cui vive: questo ammasso uniforme di grattacieli grigi. Tuttavia sua moglie Natasha ha reso il loro appartamento quanto più possibile accogliente con i componenti colorati dell’Ikea. Se le scale sono sporche o la lampada all’ingresso è rotta, la colpa è dei figli dei vicini, appartenenti alla schiera degli ubriachi che bighellonano alla stazione della metro, tra tossici e senzatetto. A volte, la polizia arresta i giovani hooligan, che però tornano sempre in libertà grazie alle bustarelle. Bambini e giovani di strada vengono trattati con brutalità. Nel 2006 sono stati marchiati con una croce sulla fronte, utilizzando un disinfettante praticamente indelebile. Vengono spesso bastonati. Molti hanno contratto il virus hiv, ma il consiglio municipale di Mosca ha accusato il programma antiaids occidentale di favorire «la pedofilia, la prostituzione e il consumo di droghe» e ha proibito agli attivisti di svolgere attività informative. «Negli ultimi anni la metropoli ha cambiato radicalmente il proprio aspetto, sfilandosi molto di più dell’abito fuori moda» afferma lo scrittore Viktor Jerofejev. Il costruttore edile del nuovo periodo moscovita, Michail Belov, 51 anni, sembra una via di mezzo tra Karl Marx e Groucho Marx. I capelli gli cadono scompigliati sul viso, deve sempre sistemarli con le mani, altrimenti non ci vede. Nel suo centro residenziale Monolith presto saranno pronte le 157 ville, che costano fino 5 milioni di euro, a 40 chilometri dalla Piazza Rossa. Erano già state tutte vendute prima dell’inizio dei lavori. Le ville avranno facciate di arenaria gialla, bow-window e colonne neoclassiche. Potrebbero trovarsi in Italia. Senza dover abbandonare Mosca, gli acquirenti hanno la possibilità anche di vivere in una riproduzione di Barcellona o di Nizza. Belov un tempo era uno dei cosiddetti «architetti di carta» perché disegnava progetti futuristici, mai realizzati. Oggi invece si fa tutto: tutto quello che piace al potere, che a Mosca è impersonato da una triade: il premier Vladimir Putin, il presidente Dmitri Medvedev e il sindaco Yuri Luzhkov. Occasionalmente, tra il Cremlino e il sindaco ci sono state tensioni, ma il primo cittadino ha sempre coperto le spalle a Putin. Luzhkov, 71 anni, da 16 anni a capo dell’amministrazione moscovita, è noto per la sua violenta capacità di imporsi. Quando Luzhkov erige un’opera monumentale spesso ne trae profitto anche la moglie, che possiede un’impresa di costruzioni e partecipa a diversi progetti cittadini. Jelena Baturina trascina in tribunale chiunque accusi di nepotismo lei e il marito. Su Forbes figura come la donna più ricca di Russia, con proprietà per 4,2 miliardi di dollari. Igor Markin, 40 anni, è un milionario che vorrebbe nuotare contro corrente e aiutare pittori e scultori fuori del comune. Il suo museo art4.ru attira amanti dell’arte, curiosi, sensazionalisti e anche protettori dello stato in borghese, che fiutano uno scandalo e intendono entrare in azione possibilmente in tempi brevi. Markin non ama viaggiare e quando è all’estero sente nostalgia della sua terra. Ama la cucina russa e gli piacciono le persone che spiccano dalla massa e sperimentano. Come lo chef Anatoly Komm, 41, che nel suo ristorante, I Barbari, lavora solo con ingredienti locali. «Voglio portare i miei connazionali a credere nella forza della Russia» dichiara. Igor Markin ha un sogno: vuole costruire un nuovo museo. Dovrà essere «impressionante come il Guggenheim di New York», di classe, internazionale. Per il futuro di Mosca ripone grande fiducia nella gioventù russa. Marija Drokova, 19 anni, nel guardare al futuro di Mosca vede una capitale del mondo che controlla il rifornimento di petrolio verso l’Europa e l’Asia, potente dal punto di vista militare e protagonista in politica estera. La studentessa di scienze politiche calcola tutto con freddezza. Già oggi discute in televisione con i deputati della Duma, incontra i dirigenti dell’economia, siede al tavolo con i principali rappresentanti della Chiesa. Il «commissario» Drokova è una delle bandiere della formazione giovanile Nashi (I Nostri), creata tre anni fa dal partito del Cremlino. Considera superflua una stampa critica a Mosca. «Le cose da contestare sono solo sciocchezze e questo tipo di faccende le sistemiamo discutendo tra di noi» afferma la ragazza. Le atrocità in Cecenia, l’assassinio di giornalisti come Anna Politkovskaja, le vessazioni contro le ong, la corruzione. Tutto questo non è degno di essere raccontato? Non vuole compromettersi. Ma ritiene detrattori del loro paese coloro che non scrivono nulla di «costruttivo» e puntano sui «perdenti». Quando Vladimir Evtushenkov, 59 anni, dalla sua villa si fa accompagnare in ufficio dall’autista, attraversa gli scenari più belli di Mosca. L’oligarca «silenzioso» da 10 miliardi di dollari vive come molti superricchi e notabili della politica alla Rubliovka. Qui, a 25 chilometri dal Cremlino, nascosti dietro i pini, protetti da alte mura, sorgono i «castelli da fiaba nel bosco dei rubli». Alla Rubliovka c’è chi ordina ostriche con vini di Bordeaux, chi apprezza i rubinetti in oro, appende lampadari di cristallo in garage e mescola archi moreschi, Luigi XVI, neogotico e neobarocco. Perché optare per un solo stile quando ci si può permettere di averli tutti? Ma chi paga lo scotto per questa ascesa vertiginosa? I cantieri edili sono il mondo dei lavoratori che vengono da Tagikistan, Uzbekistan e Kirghizistan. Hamdam Kamalov, 26 anni, arriva dalle vicinanze di Tashkent, in Uzbekistan, dove ha otto figli e una moglie a cui provvedere. In un mese guadagna 400 euro. Vive in un container con altri 17 operai edili: tra i circa 2 milioni di stranieri che eseguono lavori pesanti nell’area di Mosca, considerati uomini di terza classe. Davanti al mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa, la coda è breve. Solo una comitiva di 45 turisti di Shanghai, 11 americani, 6 studenti tedeschi e qualche italiano. C’è anche Nadezda, una nonnina dai capelli bianchissimi, con il mantello bisunto e il foulard rosso. Arriva da Balabanovo, un tetro paesino a circa 90 chilometri dal centro di Mosca dove non si trovano né sushi né Suv. « una vergogna che trascurino la nostra grande guida» dichiara mentre depone sul portone del mausoleo un garofano rosso. Gli abitanti di Mosca non si curano più del loro antico luogo di pellegrinaggio, come se il mausoleo fosse già stato incorporato nel grande magazzino Gum, a 100 metri dall’icona del comunismo. I moscoviti hanno deciso: non per l’Est o per l’Ovest, ma per il consumismo e per la supremazia nel mondo globalizzato. Erich Follath e Matthias Schepp ridotto, copyright Der Spiegel