varie, 11 agosto 2008
TAGLIARIOL
TAGLIARIOL Matteo Treviso 7 gennaio 1983. Schermidore. Medaglia d’oro della Spada alle Olimpiadi di Pechino (2008), impresa che non riusciva a un italiano dal 1960 (Giuseppe Delfino). «[...] da piccolo voleva imitare D’Artagnan e [...] a 6 anni in una gita di famiglia a Parigi fece un casino d’inferno perché voleva vedere la casa di D’Artagnan. ”Sì, Matteo è un testone, quando si mette in testa una cosa la porta sino in fondo, anche quando è sbagliata [...] All’inizio non è uno che piace tanto - continua mamma Francesca - non sopporta i convenevoli. così anche con gli amici, ha bisogno di prove, per questo ne ha pochi ma veri. Insomma, a volte è uno stronzo”. Mamma Francesca insegna storia e geografia in un liceo linguistico, papà Giuseppe dice di avere due mezzi lavori, tra un centro di scherma a Castelfranco e un’agenzia immobiliare. [...]» (Pierangelo Molinaro, Marisa Poli, ”La Gazzetta dello Sport” 11/8/2008). «[...] ha cominciato a giocare da piccolo. Il suo mito era D’Artagnan, il sogno tirare come un moschettiere. Così mamma Francesca faticava a far staccare quel bimbo (figlio unico avuto dal marito Giuseppe) dal gioco preferito e doveva leggergli le storie dei Moschettieri. Quando una volta in televisione ha incrociato un assalto di scherma, è rimasto incantato dalle lame luccicanti ed è stato colpo di fulmine. Dice oggi Tagliariol: ”Eravamo a fine anni 80 e avevo 6 anni. Ho guardato mamma e le ho detto: si può provare? Allora lei mi ha portato dal maestro Ettore Geslao a Treviso e da lì non ho più smesso, anche se il mio primo amore è stato il fioretto. Infatti solo negli ultimi anni ho scoperto la grande libertà di espressione della spada [...] Non ce l’ho col calcio, ma un calciatore di C guadagna dieci volte quello che prendo io. giusto?” […]» (’La Gazzetta dello Sport” 11/8/2008). «[...] ”Un giorno vide una gara di Giovanna Trillini in televisione - racconta la mamma Francesca, professoressa di storia e geografia - e gli si illuminarono gli occhi. Posso farlo anch’io? mi disse. Poi preferì la spada. Matteo è un tipo testardo. Mio marito Giuseppe, per seguirlo, ha lasciato il lavoro e ha messo su una sala di scherma a Castelfranco Veneto. Il primo caso di un padre che segue le orme del figlio. Ora è diventato istruttore, ma non allena Matteo naturalmente [...]» (Vincenzo Cerracchio, ”Il Messaggero” 11/8/2008). Diplomato al liceo classico, ha tatuato sul braccio destro la frase in greco antico: «Gnothi sauton », conosci te stesso: «[...] ”Me la sono fatta tatuare in un periodo difficile della mia vita, in cui dovevo riprendere consapevolezza e controllo. [...]”. Gnothi sauton, il detto di Socrate? ”Lo credevo anch’io. Altre fonti lo attribuiscono all’oracolo di Delfi. Poi ho trovato un libro che lo fa risalire a Talete. Allora ho controllato su Internet... [...] Porto sempre con me ”Il guerriero della luce di Coelho. Me l’ha regalato mia madre. Poi ho letto ”L’alchimista’. Gibran. Douglas Adams. [...] Amo la letteratura, l’arte e la tecnologia: sono tre modi per estraniarsi dalla vita e comprenderla meglio. Ma la grande passione è la musica. Mia madre mi ha trasmesso Verdi e Puccini, mio padre i Pink Floyd, io ho scoperto l’heavy metal. Però non fatemi passare per un uomo colto. Ho finito il liceo con il minimo dei voti: lo sport non lascia tempo per studiare, per fortuna ho buona memoria. Ma non sono un intellettuale... [...] Parto sempre piano, per studiare i punti deboli dell’avversario, e lasciargli credere che mi può battere. [...]» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 11/872008).