varie, 11 agosto 2008
BOSTI
BOSTI Patrizio Napoli 5 settembre 1958. Camorrista. Ricercato dal 2005 per associazione mafiosa, omicidio e altro, inserito nella lista dei 30 latitanti più pericolosi, è stato arrestato a Girona (Spagna) il 10 agosto 2008. «Un Rolex unico, fatto solo per lui. Costo: 85 mila euro. Il capriccio del boss. Da consegnare al suo proprietario solo dopo un lungo, tortuoso giro, attraverso i paesi europei. Perché i carabinieri non se ne accorgano, non seguano l’orologio per arrivare a lui, Patrizio Bosti. Invece si rintraccia il gioiello e si arriva al latitante, condannato a ventitré anni di reclusione per l’omicidio di due fratelli rivali di camorra. Ebbe la fortuna di venire scarcerato nel 2005 per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Intoppi e lentezze giudiziarie, un processo da rifare. Intanto Bosti se ne va, si trasferisce in Spagna, rifugio di tanti latitanti che controllano il narcotraffico e riescono presto a parlare una lingua tanto simile all’italiano. Vive nel lusso, residence con piscina. Per lui l’argent de poche equivale a ventiquattro mila euro, la cifra che i carabinieri del comandante Gaetano Maruccia e della Guardia civil gli trovano in tasca al momento dell’arresto. [...] punto di riferimento dell’Alleanza di Secondigliano, è stato sorpreso in un ristorante di Playa de Aro, dopo l’amaro alla fine di una lussuosa cena divisa con un’altra quindicina di persone. Si è alzato dal tavolo del ristorante ”Xaco” e ha seguito le forze dell’ordine, dopo aver consegnato i 24 mila euro in contanti che aveva in tasca in banconote da cinquecento euro» (’la Repubblica” 11/8/2008) • «A cena con quindici ospiti, belle ragazze e brillanti uomini d’affari, aragoste e champagne nel ristorante più alla moda di Platja d’Aro, un grappolo di case affacciate sul mare della Costa Brava. Viveva così Patrizio Bosti, il ”signore” della camorra vincente [...] fisico asciutto, pantaloni e camicia di lino bianchi che davano risalto all’abbronzatura, non se l’è presa poi tanto quando un ufficiale dei carabinieri accompagnato dagli agenti della Guardia Civil gli ha rovinato l’ultimo boccone di aragosta. Bosti ha provato a mostrare un documento falso, ma appena ha capito di aver perso la partita lo ha posato accanto al piatto e si è alzato complimentandosi con chi stava per ammanettarlo: ”Siete stati bravi”. E mentre si allontanava fra i poliziotti, ha lanciato un’ultima, nostalgica occhiata all’Audi coupé R8 che aveva parcheggiato davanti al ristorante: un gingillo da centomila euro e rotti. Patrizio Bosti era l’ultimo capo ancora in libertà dell’Alleanza di Secondigliano, cartello di clan che dopo anni di guerre di camorra che hanno insanguinato le strade di Napoli è riuscito a controllare praticamente tutto il territorio del capoluogo campano. Un’organizzazione che prospera anche oltre i confini italiani, investendo i suoi capitali in mezzo mondo: nella droga, nell’edilizia, nel commercio, nel turismo. Un’holding criminale che, fra le poche al mondo, ha fatto affari con la mafia cinese. ”Con questo arresto - spiega il capo della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Franco Roberti - abbiamo decapitato il cartello di clan più potente della camorra, e se non l’abbiamo definitivamente sconfitto ha sicuramente subito un colpo durissimo”. Bosti aveva lasciato il carcere e l’Italia nel 2005. Era in prigione da tre anni perchè accusato d’associazione per delinquere di stampo mafioso e di un duplice omicidio compiuto nel 1984. Le vittime, i fratelli Antonio e Gennaro Giglio, erano legati a un clan avversario, quello delle famiglie Giuliano e Mazzarella. A quell’epoca Bosti si era già inserito nel gruppo vincente capeggiato da Eduardo Contini. Da lì a poco sarebbe stato uno dei fondatori dell’Alleanza di Secondigliano con Francesco Mallardo, Vincenzo Licciardi e, naturalmente, Contini. Condannato in primo e secondo grado, si era visto annullare la sentenza in Cassazione, che aveva disposto un nuovo processo. Nel frattempo, però, i termini della detenzione preventiva erano scaduti. Bosti aveva lasciato il carcere per cominciare la latitanza a 5 stelle, inseguito da un’altra ordinanza di custodia cautelare e dalle polizie di mezzo mondo. Era venuto in Spagna, da anni meta preferita dai grandi latitanti della camorra che sulla Costa Brava e sulla Costa del Sol ha investito in alberghi e complessi residenziali. [...] Sarebbe sbagliato pensare che Bosti si trovasse in Spagna solo per trascorrere una vacanza. Il ”camorrista d’oro” abitava in un residence con piscina olimpionica, le belle ragazze non mancavano mai di allietare le serate nell’appartamento con mobili firmati e vista sul mare. Si godeva la latitanza ma dal covo di lusso continuava a condurre affari planetari. Dopo l’arresto di Contini, Licciardi e Mallardo era rimasto l’unico capo dell’Alleanza. Ha utilizzato la rete ramificata dei vecchi ”magliari” napoletani, quelli che andavano in giro per l’Europa a vendere vestiti a buon mercato. Così l’Alleanza si è radicata in Inghilterra, Germania, Francia, Svizzera, Austria, Spagna ma anche Australia, Stati Uniti e Canada, aprendo negozi d’abbigliamento che in realtà sono centrali di smistamento della droga. Ma Patrizio Bosti non aveva perso di vista la sua Napoli. Recentemente voleva mettere le mani su Forcella, uno dei pochi quartieri, forse l’ultimo, che ancora non è sotto il controllo dell’Alleanza. E una volta tanto non aveva fatto ricorso alle armi. Per raggiungere il suo obiettivo si era fidanzato con Elena Bastone, ex moglie del vecchio e ormai in disgrazia capo camorrista del quartiere» (Fulvio Milone, ”La Stampa” 11/8/2008).