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 2008  agosto 04 Lunedì calendario

Anno V - Duecentotrentunesima settimanaDal 28 luglio al 4 agosto 2008Olimpiadi Venerdì prossimo cominciano le Olimpiadi di Pechino

Anno V - Duecentotrentunesima settimana
Dal 28 luglio al 4 agosto 2008

Olimpiadi Venerdì prossimo cominciano le Olimpiadi di Pechino. Occhio alla data: l’8 agosto, cioè l’8/8. L’ora di inizio della cerimonia è le 8 e 08. Questo perché il numero otto è in Cina sinonimo di ”prosperità”. Le nazioni presenti sono 205 (una ventina in in più di quelle che formano l’Onu), per farle sfilare s’è scelto il criterio di contare i bastoncini del primo carattere con cui il Paese è designato in cinese, unico modo per evitare pericolose vicinanze tra Cina e Taipei. In questo modo l’Italia sfilerà per 191°, dato che in cinese il nome del nostro Paese viene scritto con uno dei caratteri più complicati.

Tibet Che fine hanno fatto le manifestazioni pro-Tibet, i boicottaggi, eccetera? Tutto svanito nel nulla. Dopo Parigi, man mano che la fiaccola si avvicinava alla meta, sono aumentate le manifestazioni pro-Cina, che hanno presto subissato e fatto scomparire quelle pro-Tibet. A Canberra, a Seul, a Nagano, Kuala Lumpur, Giacarta, Bangkok, Ho Chi Minh City, Hong Kong migliaia e migliaia di persone, cinesi mandati sul posto e cinesi che si trovavano nel Paese, hanno inneggiato ai Giochi. Per gli adepti del Dalai Lama non c’è stato niente da fare. I capi di Stato, o comunque i rappresentanti di governo, si sono adeguati. Alla cerimonia inaugurale ci saranno tutti, con l’unica eccezione di Carlo d’Inghilterra. Berlusconi resterà a casa e manderà a rappresentare l’Italia il sottosegretario Rocco Crimi (quello che ha la delega allo Sport).

Sponsor Come scrivemmo a suo tempo, sarebbe stato difficile immaginare una fine diversa da questa. La Cina spende nel resto del mondo mille miliardi di dollari l’anno, l’equivalente delle perdite dovute ai subprime; ha un miliardo e 300 mila abitanti che stanno diventando la platea di consumatori più grande del mondo; dispone di 1680 miliardi di dollari di riserve ufficiali in valute estere. I governi, insomma, hanno miliardi di buone ragioni per non rompere con Pechino. Vogliono vendere ai cinesi i loro prodotti ad alta tecnologia, dalle centrali nucleari agli aerei, dalle auto agli abiti di lusso e sanno bene dunque che non è il caso di litigare. Inoltre le grandi multinazionali hanno staccato assegni corposi per un posto da sponsor ai giochi di Pechino. Nomi del calibro di Coca Cola, McDonald’s, Nike, Adidas, Microsoft, Visa, Johnson & Johnson, Panasonic hanno investito più di 100 milioni di dollari ciascuna per tappezzare lo show olimpico con i loro marchi e i loro prodotti. Infatti i grandi manger a vedere le Olimpiadi ci andranno: Bill Gates, Rick Wagoner (amministratore delegato della General Motors), Rupert Murdoch. Accanto a loro i manager di società internazionali come la Nike, la Coca-Cola, la Daimler, la Vodafone. L’elenco è lungo. Questi uomini d’affari sperano, tra una gara e l’altra, di stringere mani e accordi importanti.

Sforzo Lo sforzo compiuto dai cinesi per questa manifestazione non ha uguali nella storia. Tra gli impegni che il governo ha affrontato: costruire 130 milioni di metri quadri coperti e, tra questi, duecento nuovi hotel a quattro-cinque stelle, sterminare miliardi di topi e scarafaggi che infestavano case e alberghi, insegnare al popolo a far la fila, a non urlare, a non sputare per terra. Nel calcolo sulla chiusura dei cantieri s’è tenuto conto del fatto che tutta la polvere sollevata doveva posarsi a terra prima che i Giochi cominciassero (in questi giorni infatti l’inquinamento è nettamente diminuito, ma le autorità sono pronte a bloccare tutto il traffico automobilistico, se servisse). Nel frattempo: sono state chiuse 680 miniere, trasferite 190 fabbriche di cemento, acciaio e prodotti inquinanti, sostituiti 1.400 impianti di riscaldamento a carbone, rottamati 3.926 autobus e 30 mila taxi, piantati 300 milioni di arbusti e alberi (anche sui tetti delle case). Spostata a 80 chilometri di distanza l’acciaieria dello Shougang Group che si trovava dal 1919 a soli 17 chilometri dalla piazza Tien An Men e occupava 15 mila persone. Se servirà, i cinesi bombarderanno le nuvole con ghiaccio e polvere per far piovere e pulire l’aria. Denari spesi: 40 miliardi di dollari (ad Atene 7).

Costruire Grattacieli tirati su al ritmo di due giorni e mezzo a piano. A Shanghai, negli ultimi dieci anni, sono state usate un terzo di tutte le gru esistenti al mondo. Palazzi alti più di trenta piani costruiti nel frattempo: centomila. Carlo Ratti: «La Cina si propone di costruire nei prossimi dieci anni più città di quante ne abbia prodotte l’Europa in tutta la sua storia».

Atleti Il più vecchio degli atleti che parteciperanno alle Olimpiadi è il cavallerizzo giapponese Hiroshi Koketsu (dressage) che ha 67 anni e ha vinto l’oro a Tokyo (1964). Notevoli anche la nuotatrice americana Dara Torres (41 anni e una figlia: è alla quinta Olimpiade) e soprattutto l’italiana Josefa Idem, canoista, 44 anni, due figli, sette Olimpiadi e un mucchio di medaglie alle spalle. Tra le donne bisogna però amare specialmente l’irachena Dana Hussein, 21 anni, che corre i 100 e i 200: al paese suo, quando si allenava, i fondamentalisti le sparavano tra le gambe e lei doveva badare a schivare i proiettili.

Doping Qualche giornale ha scritto che queste saranno le Olimpiadi più dopate della storia. È vero, ma soprattutto perché i controlli non sono mai stati così rigorosi come stavolta. Hanno dovuto rinunciare, finora, una trentina di atleti e tra questi anche due italiani. La ciclista Marta Bastianelli, campionessa del mondo in carica, e lo schermidore Andrea Baldini. Oltre naturalmente a Riccò, il ciclista che per il doping s’è dovuto ritirare dal Tour.

Soldati Da lunedì scorso tremila soldati sono stati sparsi sul territorio: mille vigilano su ambasciate e consolati e in questo modo hanno liberato da quell’incombenza poliziotti e carabinieri, altri mille sorvegliano in 16 province i centri di accoglienza per gli immigrati (anche qui dando il cambio alle forze dell’ordine), gli ultimi mille, infine, pattugliano, in mitra e divisa d’ordinanza, le strade di nove città italiane: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Catania, Padova, Palermo, Verona. L’operazione, prevista dal decreto sicurezza convertito in legge un paio di settimane fa, costa sessanta milioni di euro e durerà sei mesi. Polemiche, perché quei soldi - si dice - potevano essere adoperati per soccorrere le nostre forze del’ordine, talmente mal messe da non avere i denari necessari a comprare la benzina per volanti e gazzelle.

Prostitute Sempre il decreto sicurezza prevedeva che i sindaci potessero multare i clienti delle prostitute con una somma compresa - a loro discrezione - tra 50 e 500 euro. Subito il sindaco di Verona, Flavio Tosi, leghista, ha optato per la sanzione massima e, nel momento in cui scriviamo, i clienti incappati nella sorveglianza cittadina che hanno dovuto sborsare l’equivalente di un milione di lire sono tre. Il fatturato della prostituzione è pari a un miliardo l’anno (e la stima, del ministero dell’Interno, ci pare molto prudente). Le donne che esercitano sono 70 mila. Di queste, 25 mila sarebbero straniere. In strada ce ne sarebbero 30 mila, 20 mila lavorano in albergo, le altre in casa. Nel disegno di legge che il Parlamento discuterà dopo l’estate è previsto che le donne che esercitano fuori dalla loro località di residenza possano essere mandate a casa col foglio di via.

Solzenitcyn Lo scrittore Aleksandr Solzenicyn è morto domenica 3 agosto all’età di 89 anni. Premio Nobel nel 1970, aveva raccontato (Una giornata di Ivan Denisovic, Arcipelago Gulag) l’orrore dei campi di concentramento comunisti. Il regime sovietico lo aveva esiliato. Rientrato in patria nel 1993, era adesso un forte sostenitore di Vladimir Putin, posizione non stupefacente in un uomo che aveva avversato il comunismo da posizioni nostalgiche per la grande vecchia Russia e che ha sempre sostenuto l’impossibilità, per un popolo come il suo, di fare a meno di uno zar.