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 2008  agosto 07 Giovedì calendario

Quasi quasi compro una città fantasma. La Stampa 7 agosto 2008 La fuga di centinaia di migliaia di mutuatari dai loro debiti sta trasformando torri condominiali di Miami e complessi di villette familiari, dalla California al Nevada, in monumenti spettrali alla speculazione «subprime 2007-2008», come la ricorderanno gli urbanisti

Quasi quasi compro una città fantasma. La Stampa 7 agosto 2008 La fuga di centinaia di migliaia di mutuatari dai loro debiti sta trasformando torri condominiali di Miami e complessi di villette familiari, dalla California al Nevada, in monumenti spettrali alla speculazione «subprime 2007-2008», come la ricorderanno gli urbanisti. I tanti vani vuoti lasciati al loro destino da costruttori falliti verranno magari promossi, in futuro, allo status di «città fantasma». Che è il marchio nobile già applicato a località con una personalità, un nome e una storia da raccontare. E con un fascino capace di attrarre compratori con il gusto per l’avventura, a metà tra visionari in cerca di affari e romantici sedotti da un passato da rivivere oggi. John Cooney è uno di questi pionieri, cacciatore di memorie da preservare e appassionato del recupero di agglomerati abbandonati: nel suo caso l’oggetto del sogno si chiama Dry Gulch. stato il villaggio che ha ospitato 1780 abitanti durante la corsa all’oro, minatori di belle speranze andate deluse: esteso per 161 mila quadri, si trova a pochi chilometri da Breckenridge, in Colorado, e per aggiudicarselo all’asta Cooney ha pagato 1,25 milioni di dollari nell’ottobre del 2006. Ora lui e la sua famiglia, moglie e due bambini, sono i soli a usare la cittadina per i loro weekend. C’è di tutto: tante casette di legno, un frantoio, una miniera, una bottega da fabbro e un recinto per cavalli, e attorno una foresta con una sorgente d’acqua fresca. Se Cooney, di professione costruttore immobiliare, tratta la sua città fantasma come un newyorchese la sua villetta agli Hamptons, altri cercatori di borghi dismessi sono mossi dal miraggio di sfruttarli per fini turistici. Negli Usa e in Canada ci sono centinaia di città fantasma fondate nel secolo diciannovesimo, tappe delle migrazioni verso ovest di generazioni di coloni attratti da tentazioni minerarie. Come in una selezione naturale urbanistica, solo le più forti o fortunate sono fiorite fino ad arrivare ai giorni nostri. Le altre sono potenziali musei di cultura e storia nordamericana, e ce n’è sempre qualcuna in vendita. Per esempio la cittadina texana chiamata The Grove: il proprietario Moody Anderson, un collezionista di antichità, la comprò nel 1972, ed ora, dopo averla restaurata, chiede un milione di dollari. Chi la compra avrà, oltre alle case, un pozzo per l’acqua potabile datato 1853, e un emporio con ogni genere di mercanzie del tempo. La città iniziò la sua fine nel 1936, quando il ministero dei trasporti dello Stato voleva far passare la superstrada sopra il vecchio pozzo. I residenti votarono contro l’idea di sacrificarlo, costringendo lo Stato a cambiare i piani per la nuova strada. Mantenere viva una città morta non è cosa semplice. In Montana, il professore di architettura John DeHaas ha addirittura fondato la ”Società delle città fantasma del Montana”, e si batte per la loro protezione. Se abbandonate a loro stesse, subiscono le ingiurie del tempo, dagli incendi alle tempeste al vandalismo. E sono tanto più esposte al degrado quanto sono distanti da importanti centri abitati. La coppia canadese che acquistò nel 1997 Bradian, a due ore da Whistler, in British Columbia (Canada) sperava di farne un set cinematografico: ancora negli anni ”30 era una delle più sfruttate miniere d’oro canadesi, e oggi ha 22 case perfettamente in piedi. «Il mio ideale era trasformarla in uno studios per film», racconta oggi il proprietario Tom Gutenberg, ma lo ha gelato la reazione di un manager della Fox. Le star dovevano avere un albergo a 5 stelle nelle vicinanze e per i registi sarebbe stato più comodo costruire un ”vecchio villaggio” secondo le esigenze del copione. Anche Bradian è sul mercato ora, per 1,5 milioni di dollari. GLAUCO MAGGI