Il Sole 24 Ore 3 agosto 2008, Ferdinand Opil, 3 agosto 2008
Barbarossa e camicie verdi. Il Sole 24 Ore 3 agosto 2008 In questi giorni in Romania si gira Barbarossa, un film fortemente voluto dalla Lega Nord
Barbarossa e camicie verdi. Il Sole 24 Ore 3 agosto 2008 In questi giorni in Romania si gira Barbarossa, un film fortemente voluto dalla Lega Nord. Nell’ideologia di questo partito, fondato nel 1991, assume un ruolo del tutto centrale il collegamento con la Lega Lombarda, sorta nel XII secolo. Essa, interpretata come un’alleanza universale a difesa dell’Italia del Nord e diretta contro l’imperatore romano-tedesco, viene rivestita di un carattere esemplare. Ripercorrendo in maniera storicamente fondata i reali rapporti all’epoca dell’imperatore Federico Barbarossa (1152-1190) questo mio schizzo vuole mostrare quanto poco una tale interpretazione abbia a che fare con le vicende storiche e quanto invece – similmente a ciò che avvenne nel Risorgimento del XIX secolo – si riconducano a presunti avvenimenti storici le moderne rappresentazioni ideologicamente motivate, al fine di legittimarle. Nato nel 1122 da padre appartenente alla casata degli Hohenstaufen e da madre della casata dei Welfen, Federico Barbarossa crebbe in un mondo politicamente tutt’altro che tranquillo. Alla sua elezione a re, avvenuta nel 1152, già valeva come politico esperto e accorto. Incoronato Imperatore nel 1155, durante i suoi quasi quarant’anni d’ininterrotto governo e grazie a una calcolata politica di mutevoli alleanze (secondo il principio del divide et impera), gli riuscì di salvaguardare ogni volta l’interesse generale. Particolare era, senza dubbio, la sua capacità di compromesso, che certo si sviluppò nel corso degli anni, facendolo diventare infine una grande figura storica, conosciuta ancor oggi. Questa elevata flessibilità nel compiere delle scelte politiche soprattutto si sviluppò nello scontro, e poi nella disciplinata collaborazione, con il mondo comunale del Regnum Italiae, ovvero essenzialmente il Nord Italia. Questo regno, con le sue peculiarità sociali, politiche ed economiche chiaramente così diverse, era conosciuto dal Barbarossa, al momento della sua ascesa al trono, in modo tutt’al più vago. Soprattutto gli doveva essere estraneo il ruolo delle sue forze comunali-borghesi. Per mezzo di un’unione politico-cooperativa queste si erano assicurate i diritti di sovranità del regno, le cosiddette «regalie», estendendo così la loro influenza diretta anche sul l’area che circondava la città, il contado, detenendo inoltre il potere nella città stessa. Con ciò non solo erano minacciate le rivendicazioni dell’Impero verso i suoi diritti di sovranità, ma contemporaneamente anche le signorie dei vescovi – e in Italia le città vescovili avevano di gran lunga il predominio – andavano sempre più perdendo la loro posizione di un tempo. Una visione d’insieme dell’intero periodo di governo del Barbarossa (1152-1190) rende rapidamente chiaro che questa iniziale distanza e mancanza di conoscenza presto sarebbero dovute cambiare. Se si esclude il periodo della sua crociata (1189-1190), Federico I trascorse circa un terzo del suo regno a sud delle Alpi. Il rapporto con il mondo dei Comuni, uno dei fattori economici più significativi dell’intero Impero, nel lungo periodo non era da organizzare sul presupposto di un sistema in sé rigoroso e unitario. Certamente l’Imperatore si sforzò in un primo momento di far valere i principi di sovranità superiori (definizione delle regalie di Roncaglia). La realtà politica per lo più consisteva in due gruppi di città in concorrenza tra loro e alla fine si dovette mirare ad avere successo nell’impresa con l’aiuto del gruppo più forte. Il miglior esempio di tali situazioni sono i conflitti con Milano che, in alleanza con città come Pavia, Cremona e Lodi, da poco fondata nel 1158, culminarono con la distruzione della metropoli lombarda nel 1162. Solo in quel momento sembrò per poco che al Barbarossa potesse riuscire di plasmare le circostanze interamente secondo la sua volontà. L’organizzazione di un’amministrazione lombarda del regno, fatta nascere velocemente dal nulla, e costituita dopo il 1162 in prevalenza da rappresentanti tedeschi, non potè tuttavia sfruttare il favore del momento. Al contrario, i provvedimenti coercitivi messi in atto dai funzionari imperiali, e per i quali patirono anche le città favorevoli agli Staufer, fecero rapidamente crescere il malumore e generarono irrequietezza. Presto si crearono alleanze di città con una forma di cooperazione di forze politiche adeguata alle idee borghesi. La Lega Veronese per prima nel 1164, poi la Lega Lombarda nel 1167, si opponevano – con una base sempre più ampia – alla costrizione esercitata dal potere imperiale. In poco tempo tale resistenza divenne una lotta fondamentale per il ristabilimento di quell’autonomia politica già raggiunta fino al momento in cui lo Staufer ascese al potere. Per una fatale simultaneità addirittura sarebbe stata la grande politica ecclesiastica – che dall’elezione papale del 1159 era determinata dalla scissione della Chiesa tra Papa Alessandro III e l’Antipapa appoggiato dal l’Imperatore – a dare quel contributo determinante affinché l’alleanza di città potesse imporsi nel 1167/1168 contro il dominatore. Quando sei anni più tardi Federico si mosse nuovamente verso l’Italia, lo fece innanzitutto per punire le città che si erano unite nella Lega Lombarda. Nel frattempo l’alleanza era diventata più forte grazie al l’adesione di altri Comuni, adesione spontanea oppure ottenuta con la costrizione, tuttavia senza che si potesse parlare di una forza capace di unificare tutte le città della Lombardia. In questo senso gli attuali tentativi di voler qui vedere dei precursori di moderne correnti politiche sono tanto anacronistici quanto in fondo condannati a fallire. Nel suo quinto viaggio in Italia (1174- 1178) Federico Barbarossa dovette subire una serie di pesanti colpi. Nell’insieme però essi – e non da ultimo quella battaglia di Legnano (11 maggio 1176) così volentieri celebrata a partire dal Risorgimento e nell’opera di Giuseppe Verdi – non furono tanto delle gravose sconfitte, quanto circostanze che dovevano rendere chiara all’Imperatore la necessità di trasformare radicalmente la sua politica. Ma se fino alla metà del 1170 la fatale unione tra lo scisma ecclesiale e la politica comunale dello Staufer avevano generato una situazione senza via d’uscita, nell’autunno del 1176 gli riuscì di aprirsi una via per riappacificarsi con la Chiesa, così da migliorare sensibilmente la sua posizione verso i Comuni, militarmente e politicamente tutt’altro che favorevole. La pace di Venezia del 1177 e il riconoscimento di Alessandro III non solo conclusero lo scisma e avvicinarono all’impero il Regno normanno di Sicilia, che stava con Alessandro, bensì a Venezia venne anche sottoscritto un armistizio di sei anni con l’alleanza lombarda. Nel 1178 l’imperatore tornò nuovamente per sei anni nel Regno germanico, dove il conflitto con Enrico il Leone lo avrebbe impegnato a lungo. Nel Nord Italia i Comuni nemici erano neutralizzati. Contemporaneamente Federico volle ravvivare i contatti diretti con le città tradizionalmente a favore degli Staufer, e per Alessandria riuscì addirittura a imporre una rifondazione ufficiale sotto il nome di Cesaria. La Pace di Costanza (1183) avrebbe poi chiarito a fondo i rapporti di potere ben oltre la sua morte. In questa tarda fase del suo regno è chiaro come Federico fosse pronto a recidere passate alleanze, agendo in maniera molto più flessibile rispetto agli inizi. Quando egli nella sua ultima campagna italiana (1184-1186) realizzò, non solo nei confronti della Lega Lombarda, ma anche e soprattutto verso Milano, un vero e proprio renversement des alliances (alleanza con Milano; conflitto militare con Cremona), ciò non fu causato solamente dall’acuta visione delle conseguenze innescate dai mutati rapporti. Qui diviene chiaro in quale misura l’esperienza della politica comunale italiana influenzò il sovrano, forse addirittura rendendolo ciò che egli tuttora è: una grande personalità storica. Ferdinand Opil Ferdinand Opll è uno storico medievista, tra i maggiori esperti internazionali del Barbarossa, al quale ha dedicato una biografia, pubblicata in Italia da Ecig (1994) (Traduzione di Alessandro Melazzini)