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 2008  agosto 05 Martedì calendario

il manifesto, martedì 5 agosto Compie trent’anni Space Invaders, il videogioco inventato da Toshihiro Nishikado nel 1978 per la Taito, che fino ad allora aveva prodotto solo giochi di pachinko ma che sarebbe diventata fonte di ispirazione per tutta la ventura industria videoludica giapponese

il manifesto, martedì 5 agosto Compie trent’anni Space Invaders, il videogioco inventato da Toshihiro Nishikado nel 1978 per la Taito, che fino ad allora aveva prodotto solo giochi di pachinko ma che sarebbe diventata fonte di ispirazione per tutta la ventura industria videoludica giapponese. Il videogame ebbe così successo nelle sale-giochi del Sol Levante che le monete iniziarono a scarseggiare per tutta l’isola, divorate dal coin-op, e il governo dovette deciderne un’erogazione straordinaria, quattro volte superiore alla media. Lo spazio stellare era di tendenza nel 1978, poiché era trascorso un anno dall’uscita di Star Wars e tra le stelle c’era chi vedeva non solo astronavi, ma anche «l’alieno» Elvis, ufficialmente morto nel 1977 ma in realtà tornato tra i suoi compagni dello spazio. Le giovani generazioni di neo-jedi e punk della prima ora si sentivano come alieni caduti sulla terra, oppure piloti degli X-wing dell’alleanza ribelle. Space Invaders assecondò in maniera radicale il desiderio di immersione nell’altrove e la volontà di fuga come protesta («il fallimento è la mia vendetta» hanno poi cantato i Vandals) di milioni di giovani e bambini. Con la proposta elettronica di una battaglia nello spazio dalla giocabilità immediata e dalla grafica plausibile, si offriva al pubblico la possibilità individuale di «resistere» ad un’invasione violenta, il brivido epico-ludico del record che diventa un trionfo intimo, oppure esibito eroicamente nella congrega dei piloti della sala-giochi. In Italia Space Invaders arrivò solo nel 1979, con il titolo di Invasion, e spopolò nei bar dove i biliardi cominciarono a essere trascurati. Il 4 aprile del 1978 Raidue aveva trasmesso la prima puntata di Goldrake e oltre alle imprese di Skywalker, Leila e Han nel cuore dei fan dello spazio c’erano le battaglie a colpi di lame rotanti di Actarus. Anche adesso che siamo abituati a blastare alieni in alta definizione, gli invasori minimali di Space Invaders non hanno perso il senso di implacabile minaccia che comunicarono agli esordi. Continuano a sciamare ordinati come un esercito nazista, si avvicinano sempre di più, fila dopo fila e se non li eliminiamo: Game Over per tutto il pianeta! Adesso non servono più monetine, è possibile giocare a SI scaricandolo sul proprio computer, oppure giocarne un remake su console. L’ultimo esemplare gira sulle portatili Ds e Psp e si può giocare ovunque. Presto uscirà un esemplare per Wii dove sarà possibile stare anche dalla parte degli alieni, un’innovazione radicale e diplomaticamente importante, nel caso fossimo veramente invasi. In trenta anni il gameplay di SI non è mutato, come non potrebbe cambiare quello di Tetris o di Super Mario bros. Nell’essenzialità della sua meccanica ludica c’era il futuro di ogni videogioco moderno; così come nel microprocessore 8080 Intel a 8Bit, che faceva «girare» SI nelle sale-gioco, c’erano in potenza i venturi superchip di PS3 e Xbox 360. Le navicelle a forma di seppie e piovre scorrono orizzontalmente su uno spazio bidimensionale e dopo ogni giro si abbassano, avvicinandosi al cannone movibile che il giocatore controlla nel settore inferiore dello schermo. Toshihiro Nishikado avrebbe potuto programmare una forma antropomorfa ma giudicò immorale che «uomini» elettronici fossero bombardati Le navi aliene si susseguono in «filari», senza sosta; qualche volta passano veloci dischi volanti da abbattere per un bonus e poi ci sono i «Boss» giganteschi di fine livello, mentre noi abbiamo solo tre vite.  su giochi come Space Invaders che si sono formati le dita e gli occhi dei virtuosi dei videogame che hanno trasformato il coin-op in un oggetto da performance agonistica, dove il gesto atletico non produce lo spettacolo sportivo di un corpo ben allenato ma luci, colori e suoni in uno spazio video. Il videogioco diventò una fabbrica di immagini, qualcosa da guardare e non solo da giocare: uno spazio-visione rivoluzionario che già possedeva quelle caratteristiche che ora lo sovraimprimono al cinema. In SI, possiamo «vedere» attraverso altri occhi, provare a pensare con menti diverse. Ma vedendoci attraverso sguardi di altri mondi facciamo più paura di qualsiasi invasore tentacolato. Gli alieni potrebbero non sapere che nella nostra specie ci sono moltissimi esemplari che non nuocciono a nessuno e vorrebbero solo vivere in pace. O non gli interessa perché saremmo purtroppo giudicati in base a chi ci domina (o da chi ci lasciamo dominare) e dalla brama di potere che ci rende gli animali più amorali della fauna terrestre. Ci sono ore di trasmissioni tv per provare la nostra crudeltà agli extraterrestri ed è più facile che questi vedano i tg invece di un film di Rossellini. Non è una bella pubblicità per la nostra specie quella che mandiamo in onda. Se ci fosse dato un altro ultimatum chissà se questa volta Klaatu (l’alieno di Ultimatum alla Terra di Robert Wise), vedendo che dagli anni ’50 le cose sulla Terra non sono affatto cambiate, rinuncerebbe a distruggerci. Potrebbero anche arrivare alieni buoni e gentili ma chi conosce gli x-files sa che da qualche parte i militari del nostro pianeta hanno già pronti gli strumenti per sezionarne gli arti e sonde anali trapananti, per vedere come funziona l’intestino di un altro pianeta e se in esso vi sia una minaccia per l’uomo e dio. Federico Ercole