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 2008  agosto 06 Mercoledì calendario

MILANO

Era questione di tempo e ora c’è la conferma: mentre compie un anno una delle peggiori crisi finanziarie del dopoguerra, l’onda lunga del rallentamento investe in pieno la Germania. L’economia europea che dal 2003 guida le classifiche mondiali dell’export, si sarebbe contratta nel secondo trimestre dell’ 1% circa. Ora anche la frenata tedesca tiene dunque il dollaro ai massimi da sei settimane sull’euro, proprio mentre la Federal Reserve lascia intravedere la possibilità di un aumento dei tassi nei prossimi mesi.
I dati ufficiali sulla crescita in Germania sono attesi per metà mese ma ieri il Financial Times
ha anticipato la previsione di un dirigente del Tesoro di Berlino. La flessione dell’1% in soli tre mesi è tre volte più marcata di quanto fosse atteso dalla maggioranza degli analisti pubblici e privati. Ma arriva alla fine di una lunga serie di segnali negativi da tutta l’area-euro: l’inflazione al 4,1% è ai massimi dal ’96, le vendite al dettaglio sono in calo e la disoccupazione in primavera ha invertito la tendenza e rincominciato a salire al 7,3%. L’Europa sta bruscamente chiudendo la fase di crescita avviata a metà decennio. L’economia tedesca, che finora ha assorbito buona parte dell’export del resto di Eurolandia, potrebbe essere però solo in assestamento dopo il balzo dell’1,5% della crescita nel primo trimestre. E la Bce, che forse stimava un rallentamento meno pronunciato, avrà un elemento in più per valutare se davvero vuole preparare i mercati a un nuovo aumento dei tassi dopo la sua riunione di domani.
Certo la Fed per ora non si muove. L’incontro del comitato di vertice ieri sottolinea che l’economia americana resta debole. Ma segnala una preoccupazione crescente per l’inflazione, che in inverno potrebbe implicare un aumento dei tassi. Abbastanza per tenere l’euro a 1,54 dollari.
Qui accanto, il cancelliere tedesco Angela Merkel. A destra, il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke
F. Fub.