Sara Ficocelli, la Repubblica 6/8/2008, 6 agosto 2008
TOKYO - Immaginate la scena: un amico vi invita al ristorante dopo una intensa giornata di lavoro, magari a fine aprile, quando fa ancora troppo freddo per girare scalzi ma troppo caldo per non sudare
TOKYO - Immaginate la scena: un amico vi invita al ristorante dopo una intensa giornata di lavoro, magari a fine aprile, quando fa ancora troppo freddo per girare scalzi ma troppo caldo per non sudare. Entrate nel locale e scoprite che si tratta di un ristorante giapponese: "Prego, si tolga le scarpe", fa cenno il cameriere. Odori a parte, saranno pronti i vostri calzini a venire allo scoperto davanti a una ventina di persone? A Tokyo situazioni del genere si ripetono ogni giorno. E’ per questo che nella capitale nipponica troviamo negozi come "Sou Sou", veri e propri paradisi del piede. Calzini con le dita, calzini ortopedici che favoriscono la circolazione, calzini che a loro volta raffigurano piedi e scarpe, e poi ancora calzini antiscivolo, calzini blu, rossi, verdi, a pois, spaiati. Calzini, insomma, per tutti i gusti possibili e immaginabili. Perchè in Giappone il piede non è solo la piattaforma che ci tiene su come lampioni ma il simbolo dell’origine della vita. Radice che ci lega alla Terra e unica parte del corpo che non perde mai il contatto con il resto del mondo. In Giappone il piede è un’appendice che si mostra con orgoglio, tanto che indossare le scarpe per tutti è quasi un peccato. Niente calzature in casa nè nei locali pubblici; giusto per strada, o quando si va a correre. Un’usanza affascinante e intrisa di filosofia orientale. Ma andatelo a spiegare agli ortopedici giapponesi, che da sempre si trovano a combattere con piedi piatti e alluci valghi, spesso causati da un’eccessiva disinvoltura nello sfoggio del piede nudo. La fisioterapista giapponese Masami Domoto spiega infatti che il piede piatto è una piaga di molti uomini giapponesi e che più o meno una donna su tre dopo i 20 anni soffre di disturbi all’alluce. "La soluzione migliore è indossare dei calzini che non siano solo decorativi: devono favorire la circolazione, ad esempio. Quelli a cinque dita servono proprio a questo". Ma questo le ragazze di Londra e Milano non lo sanno e li comprano solo per il piacere di sfoggiare un pedalino "cool" al pigiama party. L’Italia, patria della moda e del ben vestire, non ha mai visto nel calzino qualcosa di più di un indumento destinato a coprire il piede. Fino a qualche anno fa si parlava di "calzettoni", poi sono arrivati quelli di spugna, adesso è la volta del fantasmino. Ma la costante è sempre quella: a che serve? A coprire il piede. E possibilmente anche ad assorbire il sudore. Mara Parmegiani Alfonsi, giornalista ed esperta di moda, spiega che il vecchio continente deve la propria cultura del calzino alla Germania: "Sono stati i tedeschi a dettar legge ed è tutt’ora così. I sandali farciti di calzino sono una loro creazione. Che a me non piace per niente". E che però sta tornando in voga, anno dopo anno, con sempre più colore. Calzini a righe, vivaci, morbidamente avvolgenti dal ginocchio alla scarpa, a metà strada tra lo scaldamuscolo e il fuseaux. Una moda romantica portata sotto i riflettori da icone dello shopping del calibro di Kate Moss e Sienna Miller, e che a tratti ricorda (forse volutamente) le "calzelunghe" di Pippi, tenute su con delle mollette per non scivolare intorno alle sue gambe da scricciolo. "L’Italia comunque è sempre il posto al mondo dove ci si veste meglio - aggiunge l’esperta - Da noi un vestito ha caratteristiche scelte, non c’è mai niente di volgare o lasciato al caso. Siamo stati eleganti anche quando, negli anni ’80, il calzino si abbinava alla cravatta...". A tutto c’è un limite, però. Meglio dimenticare quando, negli anni ’50, gli uomini italiani scendevano in spiaggia con il calzino bianco: decine di film neorealisti hanno immortalato questa terribile usanza, purtroppo dura a morire. In Giappone una gaffe del genere ha un nome che battezza l’intera giornata: se col calzino fai brutta figura, quello è un "Bad Socks Day". Per non correre rischi, basta correre al "Sou Sou" più vicino.