Corriere della Sera 3 agosto 2008, Stefano Montefiori, 3 agosto 2008
La Francia del terzo figlio. Corriere della Sera 3 agosto 2008 Per assicurare il doveroso benessere agli otto figli Philothée, Bérénice, Thaïs, Amédée, Eulalie, Faustine, Jérôme-Aristide e Angélico, il ministro dell’economia francese Hervé Gaymard tre anni fa si fece dare dallo Stato due piani di un palazzo vicino agli Champs Elysées, 600 metri quadrati a 14 mila euro di affitto al mese
La Francia del terzo figlio. Corriere della Sera 3 agosto 2008 Per assicurare il doveroso benessere agli otto figli Philothée, Bérénice, Thaïs, Amédée, Eulalie, Faustine, Jérôme-Aristide e Angélico, il ministro dell’economia francese Hervé Gaymard tre anni fa si fece dare dallo Stato due piani di un palazzo vicino agli Champs Elysées, 600 metri quadrati a 14 mila euro di affitto al mese. Ci rimise il posto, dopo soli tre mesi. Molti anni prima, un sarto di Avignone con la frustrazione di non essere diventato cantante fece 14 figli nella speranza di produrne almeno uno intonato, e nacque la simil-Piaf dal caschetto nero Mireille Mathieu. Il colonnello Jacques Royal in nove anni generò 8 tra bambini e bambine (tra le quali Ségolène Royal), dichiarando però secondo la leggenda di avere «solo cinque figli» (i maschi, ndr). Il trauma di un padre maschilista non ha fermato la leader socialista, che ha poi avuto quattro figli da François Hollande. Le famiglie numerose in Francia sono una tradizione, e avere tanti figli è tornato di moda e chic, un po’ come lasciare le città per trovare pace in campagna. Ma a parte politici, cantanti, e famiglie facoltose attente agli stili di vita, molti altri fondano la loro scelta anche sulla sicurezza di avere uno Stato che da sempre ha per loro un occhio di riguardo. La più alta natalità Da tempo la categoria delle famiglie numerose è cambiata, e comprende ufficialmente nuclei che prima erano la norma, composti da soli tre figli. In totale le famiglie con almeno tre bambini contribuiscono in modo decisivo a fare della Francia il Paese con la più alta natalità in Europa (1,98 figli per donna secondo i dati 2007), assieme all’Irlanda. L’Italia, il cui indice si ferma a 1,3, sarebbe a crescita zero se non ci fossero gli immigrati a bilanciare un quadro di pochi bambini, spesso figli unici. Sulle famiglie numerose il nostro Paese è lontanissimo: le donne nate nel 1960 con più di tre figli sono solo il 12,6 per cento del totale, contro il 23,6 per cento delle francesi. Un simbolo: la carta Sncf Proprio per questo, una mossa del presidente Nicolas Sarkozy che è stata quasi ignorata all’estero, ma che tuttora in Francia fa discutere contribuendo a farlo precipitare nei sondaggi, è stata il tentativo di abolire la «carta per famiglie numerose della Sncf (le ferrovie francesi, ndr)». Istituita nel 1921, la carta Sncf è il simbolo più evidente di una politica famigliare che accompagna la Repubblica francese dalla sua nascita. Non ha niente a che vedere con le carte di fedeltà e le altre iniziative di marketing promosse dalla Sncf: la carta «famiglie numerose» è un diritto garantito dallo Stato. Laici e cattolici uniti Fino a qualche anno fa, in Italia, parlare di incentivi alla natalità suscitava, soprattutto a sinistra, riflessi negativi, ricordi della mussoliniana triade «Dio, Patria e Famiglia» e delle discriminazioni usate nel Ventennio contro i celibi. In Francia, invece, già dall’inizio del secolo scorso socialisti e cattolici sociali si sono trovati subito d’accordo nel mettere ai margini l’argomento liberale (no all’intrusione dello Stato in affari così privati). La corrente illuminista e laica si è fatta «natalista», auspicando un aumento della fecondità per colmare lo storico deficit demografico di un Paese vasto e poco popolato; la corrente cattolica, tutrice dei valori tradizionali, in Parlamento ha appoggiato le stesse misure per ragioni morali, per rafforzare il ruolo della famiglia «cellula base della società». Ecco perché la tentata abolizione della carta «famiglie numerose» della Sncf, francese quanto la baguette e la Tour Eiffel, ha scatenato reazioni dure ed emotive. Le ferrovie, forti dell’enorme successo dei Tgv, nel 2007 hanno portato a casa oltre un miliardo di euro di profitti. Eppure, il governo Fillon ha individuato proprio nelle tariffe sociali della Sncf un bersaglio per togliere 70 milioni di euro dal budget dello Stato. François Fondard, potente presidente dell’Unaf (Unione nazionale delle associazioni famigliari), ha subito chiarito che «è fuori questioni fare economie sulle spalle delle famiglie». I sindacati, i verdi e la sinistra hanno accusato il governo di pensare, come al solito, solo ai ricchi. JeanFrançois Copé, presidente della maggioranza Ump all’assemblea nazionale, ha accentuato la sua indipendenza e crescente rivalità con Sarkozy dichiarandosi apertamente ostile alla riforma. La marcia indietro Alla fine, il presidente della Repubblica e il suo governo si sono dovuti piegare. La carta Sncf è stata riconfermata, per l’esultanza di Fondard, che uscendo dall’Eliseo ha gridato ai giornalisti: «Almeno per dieci anni la carta non si tocca! ». Non solo. Riservata fino ad allora alle famiglie con almeno tre bambini, presto sarà allargata alle famiglie monoparentali e ai nuclei a basso reddito con due figli. Le riduzioni sulle tariffe ferroviarie sono importanti: al costo di 18 euro per tre anni, le famiglie con tre bambini godono di uno sconto del 30%, quelle con quattro del 40%, con cinque del 50%. A partire da sei bambini, 75% di sconto. A Parigi poi i titolari della carta pagano metà prezzo su metropolitana, Rer, autobus. La carta Sncf dà diritto (dal 1930) a riduzioni nei musei pubblici, e dal 2006 a sconti in decine di esercizi commerciali, dai supermercati Auchan ai concessionari Fiat, dai magazzini Printemps al Parco di divertimenti Asterix. Oggi possiedono la carta 650 mila famiglie. Con tutta la pubblicità sollevata dal caso il numero potrebbe salire di molto e Sarkozy potrebbe avere ottenuto l’effetto opposto (cioè l’aumento delle spese) rispetto a quanto sperato. Le altre misure Al di là del valore soprattutto simbolico della carta Sncf, le famiglie numerose francesi sono aiutate dallo Stato con tre interventi fondamentali. 1) Le allocazioni famigliari: nel 2008, i genitori di due figli ottengono 120,32 euro al mese, che passano a 274,47 per chi ne ha tre, con 154,15 euro supplementari per ognuno dei figli successivi. Questi contributi aumentano con l’età dei bambini. A partire da 11 anni, l’incremento è di 33,84 euro al mese per figlio; a partire da 16 anni, passa a 60,16 euro. 2) I sostegni alle famiglie con più di tre bambini che hanno redditi modesti; 3) La pressione fiscale cala sensibilmente a partire dal terzo figlio, e permette a famiglie a basso reddito di evitarla completamente. Il lavoro La diffusione degli asili nido e il servizio di tate a domicilio pagato dallo Stato ha permesso a un numero sempre maggiore di donne di evitare il diktat «o lavoro o figli». Tuttavia, secondo un recente studio dell’istituto demografico Ined, restano alcune tendenze consolidate: le donne che non lavorano fanno più spesso un terzo figlio rispetto a quelle attive; le operaie e le agricoltrici hanno almeno un terzo figlio più spesso delle donne che esercitano una professione liberale, sono quadri o dirigenti. Gli aiuti dello Stato servono, ma alla classe medio-alta non bastano. Stefano Montefiori