Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  agosto 05 Martedì calendario

FINIRE

Giovanni Meo, 47 anni. Originario di Montegiordano (Cosenza) ma residente a Manduria da diversi anni, sposato e padre di un figlio di 8 anni, assunto dall’Ispettorato agrario della Regione Puglia, si occupava di documentazioni e pratiche legate alle attività delle aziende agricole. Mercoledì 30 luglio uscì di casa dicendo alla moglie «torno tra poco», invece finì nelle mani di qualcuno che lo portò nelle campagne di Taranto, gli legò mani e piedi, gli sparò un colpo di pistola alla tempia sinistra, infilò la salma nel portabagli della sua Lancia Y e appiccò il fuoco.
Il corpo, ridotto a un tizzone in cui si distinguevano giusto teschio e tronco, trovato poco dopo le 13 di lunedì 4 agosto in un fondo agricolo in contrada ’Fiatte’ nelle campagne di Manduria in provincia di Taranto.

Giallo di Manduria, un indagato
Vivaista sospettato dell´omicidio: interrogato e rilasciato
di Mario Diliberto

Giovanni Meo TARANTO - La svolta nelle indagini sul delitto di Giovanni Meo si sgonfia ancor prima di decollare. E la soluzione del giallo per ora tramonta, mentre l´unico indagato torna a casa, trascinandosi dietro la pesante accusa di omicidio volontario. Una contestazione per la quale resta a piede libero dopo un estenuante confronto con gli investigatori. L´inquisito, ex guardia giurata di 47 anni, è stato rilasciato dopo tre ore di interrogatorio in cui ha respinto tutti gli indizi che avevano portato sulle sue tracce. Ha negato dissidi con il funzionario, assassinato con un colpo di pistola alla testa. E ha escluso un suo ruolo nel macabro rogo dell´auto con il cadavere nel bagagliaio per far scomparire le prove. Ai carabinieri ha ripetuto persino di non avere neanche conosciuto Giovanni Meo.

Eppure le indagini sul tremendo delitto di Manduria sono sbarcate nel vivaio di Uggiano Montefusco gestito dall´uomo. L´azienda, a cinquecento metri dal luogo in cui è stato trovato il cadavere del funzionario, ieri mattina brulicava di carabinieri. I militari hanno ispezionato palmo a palmo il terreno e la casa. Si cercava l´arma del delitto, ma la perquisizione è andata a vuoto. Non è stata neanche trovata la pistola che secondo i registri l´ex guardia giurata deteneva regolarmente. E´ stato lo stesso indagato, carte alla mano, a spiegare di essersene disfatto anni fa. In più ha fornito un alibi che convince poco gli investigatori anche se è corroborato dalla deposizione della moglie. In ogni caso violente sciabolate che si sono abbattute sulla tesi dei carabinieri costruita su quel quarantasettenne, conosciuto in paese come persona litigiosa ed irascibile.

Sul suo vivaio era stata avviata un´ispezione da parte dell´ufficio regionale per le politiche agricole nel quale lavorava Meo. Gli accertamenti avevano anche evidenziato delle irregolarità che ci si apprestava a contestare al titolare. Un movente che avrebbe potuto armare la mano dell´uomo sino a spingerlo ad assassinare il funzionario. Ma l´agricoltore, durante il faccia a faccia, ha escluso di essere stato a conoscenza di quell´accertamento. La sua difesa si è rivelata un´autentica linea Maginot sulla quale si sono infranti i sospetti dei carabinieri, che alla fine lo hanno rispedito a casa.

Sul delitto quindi, resta una coltre di mistero che rilancia tutte le piste battute durante le ricerche del funzionario scomparso nel nulla lo scorso 30 luglio e ricomparso cadavere nello scheletro bruciato della sua macchina. La sua vita viene scandagliata attentamente, rivelando dettagli che scalfiscono l´apparenza di normalità e lasciando la sensazione che ci sia sempre qualcosa che sfugge.

In particolare la polizia sta continuando a sondare gli elementi che portano ad una donna di 40 anni legata a Meo da un rapporto che gli investigatori stanno cercando di inquadrare. I due si sarebbero conosciuti sul bus che porta da Manduria a Taranto. Lei, single, avrebbe accettato di buon grado la compagnia del funzionario. Meo le avrebbe nascosto di essere già sposato. "Per me era solo un´amicizia affettuosa" ha spiegato la donna ai poliziotti. "Era sempre gentile e alla fine ci siamo scambiati i numeri del cellulare. Poi - ha aggiunto - mi sono resa conto che per lui stava diventando qualcosa di diverso, ma gli ho chiarito che non intendevo andare oltre".

La donna, peraltro, ha ammesso che il funzionario avrebbe continuato a corteggiarla, con attenzioni continue. Più volte le avrebbe ricaricato il cellulare e le avrebbe regalato anche un mobiletto acquistato all´Ikea. Resta da capire se quelle insistenze abbiano potuto scatenare reazioni imprevedibili da parte di altri. Questioni passionali o professionali sono entrambi moventi la cui tenuta va coniugata alla ferocia del delitto.
(06 agosto 2008)