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 2008  agosto 05 Martedì calendario

LUSEK

LUSEK Mario Petritoli (Fermo) 30 novembre 1951. Prete. Responsabile dell’ufficio Turismo, sport, tempo libero e pellegrinaggi della Cei. Cappellano degli azzurri alle Olimpiadi di Pechino. «[...] studia lo sport, se ne interessa, ma non lo pratica. Colpa di una disciplina di cui era appassionato da ragazzo. ”La moto. Avevo una Gilera 125, mi piacevano molto le due ruote. Tornavo dal seminario a casa, a Petritoli, provincia di Fermo, e sono scivolato in curva. Ora ho tre placche e dodici viti in una gamba e lo sport lo seguo solo per missione e per passione”. [...] ha sostituito monsignor Carlo Mazza, ora vescovo di Fidenza, storico cappellano azzurro che aveva seguito la squadra azzurra da Seul 1988 ad Atene 2004. Tifa per l’Inter (era ragazzo negli anni Sessanta) e gli piace la ginnastica (’per la sintesi di forza, bellezza e armonia”). Il cognome lo deve a suo padre Stanislao che, giovanissimo soldato polacco, risalì la penisola con gli eserciti alleati e conobbe sua madre Bernardina. Si fermò nelle Marche. ”Non è mai tornato in Polonia e non è mai diventato italiano, è morto da apolide”. [...]» (Roberto Perrone, ”Corriere della Sera” 5/8/2008). «Mamma marchigiana, Bernardina, e papà polacco, Stanislao. Li ho persi che erano ancora giovani e pieni di vita. Mio padre era originario di Katowice. A 16 anni, lasciò il suo paese per venire a combattere in Italia la seconda guerra mondiale. morto apolide, senza aver mai chiesto la nostra cittadinanza. I miei genitori si sono conosciuti quasi per caso, fra le macerie di un’immane tragedia. Lui risaliva l’Italia; lei lo aspettava a Petritoli, paese in provincia di Fermo (allora, di Ascoli) in cui sono nato nel novembre del ”51. La cosa buffa è che non parlo una parola di polacco e non sono mai stato in Polonia. Come nacque la vocazione? Era un’altra Italia, erano altri tempi. Liceo classico, un po’ di sana politica: si era tutti democristiani, allora. Già da ragazzo mi piaceva cercare Dio attraverso il confronto con la gente [...]» (’La Stampa” 5/8/2008).