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 2008  agosto 04 Lunedì calendario

1 – LOTTO

& SALOTTO
Edoardo Sassi per il Corriere della Sera

Solo quattro tavoli, cena rigorosamente placée, in ambiente selezionatissimo per quanto può esserlo quello di un salotto romano, del tipo – si ignora il nome della padrona di casa – che un sito come Dagospia ribattezza puntualmente come templi dello «stracafonal».

Tant’è: seduti al desco si trovano Potentati & Dintorni, tra i quali l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti con consorte s(ign)ora Lella, l’onorevole Cicchitto, la marchesa Sandra Verusio, ma soprattutto,
vis-à-vis, Marina Ripa di Meana, strenua difensora dell’integrità del colle del Pincio, e il costruttore Cerasi, che nel colle valadieriano sta scavando un parking di sette piani pensato e voluto da Veltroni.

Al suo fianco c’è la moglie. Marina, fama di indomita personalità, non la manda a dire: «Lei sta commettendo un crimine contro la cultura, un gesto di volgarità estrema per quattro zozzi soldi», dice indignata al costruttore. Che replica: «Ma stia zitta, si occupi delle sue cose, non capisce nulla».

Madame Cerasi rincara, fino a osare: «Lasciala stare, è ubriaca ». Marina si inalbera: «Sono più che sobria, non bevo mai più di mezzo bicchiere». Partono anche vari fendenti tra le signore presenti: «Cozza! », «Babbiona» ecc. E nel parapiglia di stampo vanziniano tutti tacciono compresi i Bertinotti (per questo redarguiti da Marina) ma non la Verusio (pro Cerasi) cui Marina, fuor di metafora, replica: «Povera str... Ma vaff... marchesa dei miei... ».

2 – LA VERSIONE DI MARINA
Golosi di saperne di più, sempre di più, abbiamo rintracciato la Straripa di Meana in una beauty-farm di Merano, dove si disintossica perdendo qualche kiletto di troppo. Questa è la sua versione. Intanto la cena dello scazzo è avvenuta 10 giorni fa nel giardino dei salottisti Guia e Ricky Suspisio sul colle del Gianicolo, proprio davanti alle mura di Regina Coeli. Quattro tavoli per quaranta ospiti, starring i soliti Berty Nights (prezzemolini di casa Suspisio) e il berluscone Fabrizio Cicchitto e consorte.

Intorno umanità varia e avariata del cafonalesimo capitolino. Attavagliata accanto alla padrona di casa, siede l’adorata Marina quando si accorge di avere davanti il costruttore di fede veltroniana Cerasi, cioè colui che ha ricevuto da Walterloo la commessa del mega parcheggio del Pincio.

Sarebbe in realtà più consono definirlo mega-sventramento, visto che non si capisce perché occorre squarciare la terrazza romana per eccellenza per far parcheggiare i clienti auto-muniti della vicina Casina Valadier.

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Non solo: appena sollevata una zolla, sono sbucati i ruderi straordinari di una villa romana, quindi stop e polemiche guidate appunto dal presidente della sezione romana di Italia Nostra, Carlo Ripa di Meana (intanto i 700 posti auto saranno ridotti causa ruderi).

Torniamo a bomba. Tra spring-roll che vanno e vengono, la Sora Marina inizia a parlottare di Roma, Alemanno e del parcheggio avvelenato con il costruttore Cerasi: ”Perché insistere a distruggere il Pincio? Anche se non si fa, sarete rimborsati del 30 per cento”, squittisce con la sua voce da topolina.

Cerasi, non conoscendo il carattere tosto della topolina Marina, replica seccato: ”Ma di cosa si occupa? Lei si interessi alla sua sfera frivola”. Apriti cielo! Le urla stridenti della Straripa (’Lei sta commettendo un crimine contro l’umanità!”) si sentono fin dentro le celle di Regina Coeli. E qui arriva in soccorso del ”palazzinaro” (così lo chiama Marina) la prima salottista della sinistra radical-chic, dotata di un salotto in una villa di via Appia Antica e un altro nel centro-storico, vale a dire la marchesa Sandra Verusio. Un tipino tosto anche lei che si avvicina alla padrona di casa Guia e sbotta senza mezzi termini: ”Cacciala!”

Lo scazzo tra le due streghe dei salotti tocca il suo climax con la Marina che urla: ”Brutta stro…, fatti i cazzi tuoi, vaffa…”. Sdegnata e schifata, la marchesa una volta cara a Carlo De Benedetti e a Giovanni Sartori, gira i tacchi, recupera il marito e il suo amico del cuore Pesaduro (che davanti agli insulti della Meana non hanno aperto bocca) e trio si dilegua dal party.

La nostra ”pazza” si alza in pedi e rovescia la sua ira ai commensali basiti, in particular modo ai compagni di lotta e salotto, cioè i Bertinotti. ”Quello che mi meraviglia è che nessuno ha avuto il coraggio di aprire bocca su tale criminale sventramento del Pincio!”.

Chiamato in causa dal dardeggiare degli sguardi, Fausto Bertinotti ha arrotato l’erre: ”Di cose che riguardano la società civile si parla nei luoghi deputati, qui siamo in un salotto dove ci si deve comportare secondo leggerezza, parlare del più e del meno, conversare con gli amici”. Amen.

’La sola che ha espresso una parola in mia difesa – racconta Marina – è stata la moglie di Fabrizio Cicchitto. Gli altri borbottavano che la Verusio non si meritava quelle parolacce”. Imbarazzata per la piega ”pescivendola” della seratina, la Sora Lella dà uno sguardo all’orologio: ”Sono le undici e trenta, Fausto, andiamo a casa”. La festa è proseguita indefessa fino alle 3 del mattino.


Dagospia 02 Agosto 2008







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