Gian Marco Chiocci, Il Giornale 4/8/2008, 4 agosto 2008
CON SMENTITA DI DI PIETRO
Gian Marco Chiocci per ”Il Giornale”
Ma quante case ha l’onorevole Antonio Di Pietro? E con quali soldi le ha comprate? Prima di scoprirlo ci corre l’obbligo di ricordare come del suo conflitto di interessi in campo immobiliare si è già occupato, in parte, il gip di Roma che lo ha prosciolto nell’inchiesta sulla gestione allegra dei rimborsi elettorali. Restando in tema la procura capitolina ha però stigmatizzato l’operato di Tonino allorché vennero affrontate le accuse di un suo ex socio a proposito della società immobiliare Antocri (acronimo di Anna, Toto, Cristiano, i figli di Di Pietro) e delle presunte commistioni con i patrimoni dell’Italia dei Valori. Secondo l’ipotesi iniziale, Di Pietro avrebbe utilizzato i soldi del partito per acquistare appartamenti arrivandone ad affittare alcuni all’Idv, di cui era presidente. Un modo di fare penalmente irrilevante, secondo l’accusa.
Silvana Mura
© Foto La Presse
CASA CON LO SCONTO
Quel conflitto d’interessi torna ora d’attualità per gli approfondimenti operati dal mensile «la Voce delle voci» in contemporanea al reportage del Giornale. Si scopre così che il 16 marzo 2006, in quel di Bergamo, il padre-padrone dell’Idv si aggiudica alle buste, in condizioni burrascose e rocambolesche, un signor appartamento a un prezzo scontatissimo dovuto alle cartolarizzazioni del patrimonio immobiliare dell’Inail. Roba da Svendopoli per vip. Lui non appare mai, fa tutto l’amministratore della sua società immobiliare Antocri (che però non agisce in questa veste), nonché compagno di Silvana Mura, deputata Idv, tesoriera del partito e socia dell’Associazione IdV.
Visti i precedenti, le confusioni di ruoli, le ambiguità fra «movimento» e «associazione», le locazioni degli immobili di proprietà di Di Pietro al partito dello stesso Di Pietro (gli appartamenti di cui parleremo dopo in via Casati a Milano e in via Principe Eugenio a Roma) non è stata una sorpresa scoprire che anche su quest’ultimo immobile qualcosa non quadra: l’ha comprato Di Pietro, attraverso il convivente della Mura, la quale ha intestate le utenze di casa che corrispondono perfettamente a quelle un tempo in uso all’ex sede della tesoreria nazionale di via Taramelli 28.
Posto che l’ex pm di Mani Pulite nega di aver mai usato un euro del partito per reinvestirlo nell’acquisto di un appartamento a suo nome, posto che la società An.to.cri è nata con un capitale sociale assai modesto (appena 50mila euro), posto ancora che nel 2005 Di Pietro ha dichiarato un imponibile di 175mila euro e nel 2006 di 189mila, l’interrogativo sulla provenienza dei capitali per l’acquisto degli appartamenti, è dovuto per una personalità pubblica del suo calibro. Specie se ci si sofferma a sbirciare nel patrimonio immobiliare di quest’uomo che anche quando indossava la toga, non sembrava contenersi nello shopping edilizio: una villa con giardino a Curno, e di lì a poco, nel 1994, una nuova villetta, attaccata alla precedente, di otto vani. L’anno appresso Di Pietro compra un’abitazione da 300 metri quadri a Busto Arsizio, che gira prontamente al partito dopo aver acceso un mutuo agevolato per l’80 per cento del totale.
Tempo qualche annetto e, una volta eletto al Parlamento europeo, fa il bis con un bilocale nel centro di Bruxelles: quanto l’abbia pagato non è noto. Arriviamo così al 2002 allorché l’ex ministro delle Infrastrutture si accasa in un elegante quarto piano in via Merulana, a Roma: altri otto vani, per un totale di 180 metri quadrati, pagato intorno ai 650mila euro grazie anche a un mutuo di 400mila euro acceso con la Bnl. L’anno dopo, nella natia Montenero di Bisaccia, Di Pietro cede al figlio Cristiano un attico di 173 metri quadrati: «Sei vani e mezzo poi ampliati a otto e a 186 metri quadrati (più 16 di garage) - analizza la Voce - grazie al condono edilizio del 2003. La spesa sostenuta è all’incirca di 300mila euro».
Antonio Di Pietro
© Foto La Presse
GLI ALLOGGI PER I FIGLI
Non passano due mesi e alla fine di marzo, l’ex pm compra a Bergamo un bel quarto piano, per i figli Anna e Toto: 190 metri quadri in un signorile palazzetto liberty in via dei Partigiani. Lo stesso giorno, con lo stesso notaio, la moglie di Tonino fa suo un appartamento di 48 metri quadrati, sempre al quarto piano, oltre a due cantine e a un garage: si parla di una cifra oscillante intorno agli 800mila euro, ma non c’è conferma nemmeno su chi abbia provveduto all’esborso e in quale misura.
Il 2004 è alle porte, e il nuovo appartamento di 190 metri quadri acquistato per 620mila euro in via Felice Casati a Milano - come da rogito stipulato in aprile - Di Pietro lo intesta alla Srl Antocri. Poi per un milione e 50mila euro la medesima società immobiliare fa suoi dieci vani (190 metri quadri) in via Principe Eugenio a Roma, dove - stando al bilancio 2005 dell’Idv - trasloca la sede nazionale di rappresentanza politica del partito, fino al giorno prima ubicata in via dei Prefetti 17». Per i due locali Tonino si rivolge alla Bnl e si carica due mutui sulle spalle: 276mila euro da saldare entro il 2015 per la casa milanese, 385mila per quella romana (scadenza 2019). Le pesanti rate Di Pietro inizialmente le ricaverà (salvo poi ripensarci quando scoppia lo scandalo) dal pagamento dei canoni d’affitto versati all’Antocri da un inquilino eccellente: la sua Italia dei Valori.
MATTONE A BERGAMO
Non è finita. Alla vigilia di Natale del 2005, Susanna Mazzoleni, moglie di Di Pietro e madre dei tre figli, compra un piccolo appartamento in via del Pradello a Bergamo. Poche ore dopo acquista anche un ufficio di quattro vani nella stessa palazzina. Spesa approssimativa? Tra i 400 e 500mila euro. L’anno successivo, come detto, Tonino compra all’asta con offerte segrete la casa di via Locatelli, sempre nella città orobica. Mentre l’anno dopo ancora, per una spesa-lavori consistente (decine, se non centinaia, di migliaia di euro) inizia a ristrutturare la masseria di famiglia in quella Montenero di Bisaccia dove l’ex ministro delle Infrastrutture, a dar retta al «catasto dei terreni» possiede 33 «frazionamenti» pari a 16 ettari di proprietà, in parte ereditati, in altra parte acquistati da parenti e familiari. Secondo la Voce (ma ancora non c’è traccia nelle visure camerali) Di Pietro avrebbe acquistato anche un altro appartamento per la figlia, 60 metri in piazza Dergano a Milano.
LA SOCIET BULGARA
Di Pietro in aula ha spiegato d’essersi dato al mattone dopo aver venduto l’ufficio di Busto Arsizio (a 400mila euro, 100mila li ha dovuti restituire alla banca per il mutuo) e con il ricavato ha acquistato gli appartamenti affittati all’IdV: quello di via Felice Casati a Milano - acquistato dalla Iniziative Immobiliari di Gavirano, Gruppo Pirelli Re - e l’altro, in via Principe Eugenio a Roma (alienato nel 2007). Ha detto che se tornasse indietro non rifarebbe quello che ha fatto, anche se la sua passione per gli affari immobiliari ha travalicato i confini nazionali: Tonino possiede infatti il 50% della Suko, una srl bulgara con sede a Varna. A fronte di quattro milioni di euro spesi per comperare immobili fra il 2002 e il 2008, l’ex pm ha incassato dalle vendite all’incirca un milione di euro, scremati dalle rimanenze calcolate per i mutui. Niente di penalmente rilevante, come dicono gli ex colleghi di Tonino. Ma i conti non tornano.
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5 - DI PIETRO: MIO PATRIMONIO IMMOBILIARE E’ ALLA LUCE DEL SOLE…
(Agi) - "Il mio presunto patrimonio immobiliare e’ tutto verificato alla luce del sole. Qualcosa di quel patrimonio immobiliare e’ stato anche comprato grazie ai risarcimenti danni che ’il Giornale’ ha pagato e che continuera’ a pagare anche questa volta. Quindi lo ringrazio perche’ ci faremo anche qualche altro appartamento". Cosi’ il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, commenta, conversando con i giornalisti a Montecitorio, un articolo pubblicato oggi su ’Il Giornale’ che parla di un suo presunto patrimonio immobiliare.
Corriere della Sera, 5 agosto 2008
GIAN GUIDO VECCHI
MILANO – «C’è tutto sul blog e non ho niente da aggiungere. Il resto lo dirò al giudice nella citazione che faremo». Antonio Di Pietro è insolitamente poco loquace e ha il tono nervoso. In fondo c’è da capirlo. «L’Italia dei valori. Immobiliari», titolava ieri Il Giornale. Dedicando due pagine a una dettagliata inchiesta sugli investimenti dell’ex pm, «i conti non tornano». Un milione di entrate e quattro milioni di euro spesi dal 2002 al 2008. Una girandola di appartamenti e immobili tra Milano, Roma, Bergamo, Busto Arsizio, Curno, Montenero e Bruxelles riconducibili a Di Pietro, la famiglia e la società «An.to.cri.», acronimo Anna, Toto e Cristiano, i tre figli. E curiosità varie, tipo gli investimenti attraverso la Suko, una srl bulgara con sede a Varna che Tonino possiede al 50 per cento. O un appartamento di 178 metri quadri acquistato a Bergamo per 261 mila euro grazie alle cartolarizzazioni Inail e non direttamente, ma tramite il compagno della tesoriera dell’Idv Silvana Mura.
«Una campagna di veleni» del «giornale di famiglia» (Berlusconi, ndr) che «inventa un’inesistente connessione tra l’Idv e le mie proprietà», replica dal suo blog Di Pietro. «Gli immobili sono stati acquistati, oltre che con i soldi miei, di mia moglie o con i mutui, anche con soldi che Il Giornale ha già dovuto sborsare negli anni per le innumerevoli diffamazioni perpetrate ai miei danni». Così l’ex pm assicura che metterà «in rete copia degli assegni che mi hanno versato». Precisa: «Non prendo soldi dalle casse dell’Idv». E annuncia che «anche il prossimo appartamento lo comprerò col denaro che dovranno pagare per l’ennesima diffamazione».
C’è chi gli dà ragione, «mi sembra una delle tante porcate a suo danno», considera il giornalista Marco Travaglio: «Non mi pare d’aver letto nulla di nuovo, del resto da quindici anni è l’uomo più diffamato d’Europa, con le decine di cause che ha vinto non mi stupisco dei proventi. Che poi l’accusa arrivi dal quotidiano di proprietà d’un immobi-liarista che con le case ne ha combinate di tutti i colori, mi pare singolare». C’è chi si morde la lingua, come Achille Occhetto: «Non parlo di Di Pietro. Noi del "Cantiere" abbiamo già querelato il suo partito che ha preso i soldi nostri in campagna elettorale ». L’uomo della Bolognina sbotta contro i mass media: «Avete mandato a casa la gente migliore, e questo è il ceto politico che c’è ora in Italia. Tenetevelo ».
E poi c’è Elio Veltri, anche lui del Cantiere, un fiume in piena. «Che ha detto Di Pietro?» Nel blog ha scritto... «Nel blog? Ma stiamo scherzando? Perché una società bulgara? Perché una casa comprata da un prestanome che gliela vende in segreto? In qualsiasi Paese europeo un politico che facesse come lui andrebbe a casa domani. Convochi una conferenza stampa, si sottoponga alle domande dei giornalisti. Ci andrò anch’io». A domandare cosa? «Nel ’98 fondammo l’Idv. E due anni più tardi Di Pietro creò clandestinamente, all’insaputa del partito – io, vicepresidente, lo ignoravo – un’associazione con lo stesso nome composta da lui, dalla moglie e da Silvana Mura. Ed è l’associazione "Italia dei valori" a incassare il finanziamento pubblico, non il partito dichiarato "contumace" al processo di Roma». La causa sui finanziamenti contesi è ancora in corso a Milano. «Io ne uscii, ma nel Psi di Craxi c’erano più garanzie, i probiviri! Perché ha fatto quell’associazione? Come può prendere soldi pubblici? Perché in Parlamento nessuno dice niente? E poi dicono che Di Pietro attacca la Casta. Un cacchio. La Casta sta zitta. Perché?».
G. G. V.