varie, 4 agosto 2008
TARANTELLI
TARANTELLI Carole (Beebe) Elizabeth (Stati Uniti) 12 luglio 1942. Docente di Letteratura e Psicoanalisi. Vedova dell’economista Ezio Tarantelli, responsabile del Centro studi della Cisl e massimo teorico della predeterminazione degli scatti della scala mobile ucciso il 27 marzo 1985 dalle Brigate rosse nel parcheggio della facoltà di Economia e Commercio dell’Università La Sapienza di Roma. Eletta alla Camera nel 1987, 1992, 1994 (Sinistra Indipendente, Pds). «[...] Fu la politica, però, a cercarmi [...] Livia Turco, già esponente di rango del Pci. Mi conosceva, sapeva di come, dopo l’omicidio di mio marito, mi fossi impegnata per ricordarne la memoria, e le ragioni [...] quando ti uccidono il marito, la vita ti cambia. Ed entrare in politica, significava cambiarla di nuovo. Decisi parlando con mio figlio [...] Luca aveva 15 anni. Mi disse: se non accetti, ti tolgo la parola [...] Fui eletta, eravamo un bel gruppo. Stefano Rodotà, Franco Bassanini, la Gramaglia... [...] mi fece piacere sapere che anche la base del partito mi era grata [...] mi impegnai molto nel dibattito sul terrorismo e non era, come dire? un dibattito semplice. Bisognava saper parlare di riconciliazione senza scadere nel perdonismo [...] Io lanciai ponti. Ma facendo attenzione a che fossero solidi. Non, per intenderci, come avrebbe voluto... vabbé, lasciamo stare... [...] Come avrebbe voluto Renato Curcio, il fondatore delle bierre. O come quell’altro, che è tornato [...] Scalzone [...] L’Italia è un Paese che sa essere cinico in un modo da togliere il fiato. Ma poi a volte è anche capace di slanci sorprendenti, di emozionarsi con sincerità. Le vedove che parlano in una chiesa, davanti a un microfono, ad esempio, sono una di quelle scene che scuotono gli italiani [...]» (Fabrizio Roncone, ”Corriere della Sera” 9/2/2007). «27 marzo 1985. Ezio Tarantelli cancella gli appunti sulla lavagna dell’aula tre, facoltà di Economia e Commercio della ”Sapienza” di Roma. La lezione è finita, saluta con un sorriso gli studenti, raggiunge il parcheggio e sale sulla sua Citroen rossa. Lo aspettano in due, gli sparano in pieno volto. Venti proiettili, l’intero caricatore di una ”Scorpion”. Sul tergicristallo rimane la rivendicazione, un documento delle Br. Settanta pagine per dire che il salario si difende con il fucile. Tarantelli, il brillante allievo di Franco Modigliani, il consulente del servizio studi della Banca d’Italia, il presidente del Centro studi economici della Cisl, il massimo teorico della predeterminazione degli scatti di scala mobile, muore così, a 44 anni, crivellato di colpi. [...] Carole Beebe Tarantelli [...] ha dovuto [...] elaborare il lutto, arginare il grumo di sofferenza enorme che questa tragedia le ha provocato: ”Non ho avuto più indietro la mia vita - dice - Tutto quello che avevo costruito sino a quel momento è stato spazzato via. La mia vita l’hanno decisa Barbara Balzerani, capo della colonna romana delle Br, e Antonino Fosso, il killer, colui che sparò e uccise Ezio [...] Fu mia suocera ad avvisarmi: ” successo qualcosa a Ezio’. Non ebbi subito la percezione del dramma, lei era un’apprensiva. Cominciai a chiamare l’ufficio di Ezio alla Cisl. La linea era sempre occupata, finché la segretaria mi rispose. Poche parole: ”La veniamo subito a prendere’. Arrivarono lei e alcuni giovani collaboratori di mio marito. In via delle Alpi c’è una salita. lì che feci la domanda, guardandoli negli occhi: ”Ezio è morto, vero?’ ”Sì, è morto’, mi risposero. [...] ricordo il sole. Era una magnifica giornata di primavera, c’era un sole bello, dolce. D’improvviso, lo vidi cambiare: diventò metallico, freddo, come la mia sofferenza. Un dolore così è come un’esplosione atomica. Io, da psicanalista, lo vedo nelle mie pazienti stuprate da bambine. Ho tentato di capire quel che è successo a me attraverso loro. Ogni respiro è un respiro dentro l’incubo, ti allontani dal desiderio, dalla vitalità. Per andare avanti bisogna separare ciò che appartiene alla morte dal resto. Ma è un trauma che torna. Ho vissuto l’11 settembre in uno stato di panico [...] Chi era Ezio Tarantelli? Era un grande, una persona tutt’altro che mite, un passionale, uno che aveva voglia di incidere, di determinare, però senza prevaricazioni. Aveva un rispetto profondo del diverso. Ezio voleva capire le ragioni degli altri [...] Quando Ezio fu ucciso non c’era ancora Internet, non era caduto il Muro, però il suo approccio ai problemi è di una straordinaria modernità. Aveva la testa dura, credeva nelle sue idee, ma non desiderava imporle. Le sue soluzioni erano win win, vinci vinci, come si dice in inglese: nessuno perde, entrambe le parti vincono qualcosa. stato così anche per la scala mobile. Ma non l’hanno capito. A volte mi chiedo che cosa avrebbe fatto oggi [...] In Ezio lo scatto creativo era imprevedibile, era un vulcano di idee. Penso che la nostra società abbia perso un pezzo importante, è mancato un interlocutore necessario, di qualità. [...] All’epoca del processo, ho visto Antonino Fosso, andava su e giù nella gabbia. L’ho guardato mentre parlava dell’’iniziativa Tarantelli’. Perché lui così chiama l’omicidio di Ezio. Quel giorno erano in due. [...] Di uno non si sa nulla. Spero che sia già in carcere per qualche altro delitto. A volte invece penso che potrei ritrovarmelo seduto accanto, al cinema [...] Fossa e la capo colonna Br Barbara Balzerani, che io considero, al di là della condanna a soli due anni per apologia di reato, la mandante del delitto, hanno deciso che tutto quello che mi ero costruita fino ad allora, la mia famiglia, il mio equilibrio, non contavano nulla. La morte di Ezio è stato un trauma indicibile, mi ha provocato la caduta di ogni interesse, di ogni vitalità. Amavo la campagna, il verde. Ho cominciato a vedere il male, la violenza, dappertutto, anche nei fili d’erba [...]”» (Alessandra Longo, ”la Repubblica” 27/3/2005).