Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  agosto 04 Lunedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 4 AGOSTO 2008

Venerdì prossimo alle 20 e 8 minuti del fuso orario cinese inizieranno le Olimpiadi di Pechino. In Cina si crede che il numero otto porti fortuna, perché fa rima con la parola che significa ricchezza. Per questo motivo si è scelta proprio quella data per l’inaugurazione delle gare: 8/8/2008, alle otto e otto di sera. [1] Poi ci sono altri riferimenti alla tradizione: le mascotte sono cinque bambole della fortuna, nei cinque colori dei cerchi olimpici, associate ciascuna a un elemento. I pupazzi si chiamano Beibei (quello blu), Jingjing (nero), Huanhuan (rosso), Yingying (giallo), Nini (verde). Le prime sillabe dei loro nomi lette di seguito formano la frase cinese che significa «Benvenuti a Pechino». [2]

Hanno pensato proprio a tutto.
Negli ultimi anni la città ha cambiato faccia: 130 milioni di metri quadrati di costruzioni tra cui strabilianti impianti sportivi e almeno 200 nuovi hotel a 4 e 5 stelle. La più grande delle manifestazioni sportive attirerà a Pechino 600 mila visitatori e 20 mila giornalisti stranieri e tutti dovranno restare a bocca aperta, come Marco Polo davanti al Kublai Khan. [1] Tra gli impianti di maggiore effetto c’è sicuramente il National Stadium, conosciuto col nome di ”nido d’uccello”, e il Water Cube, destinato alle gare di nuoto, tuffi e sincronizzato. Il Water Cube è la prima piscina eco-sostenibile del mondo: ha un bassissimo impatto ambientale ed è costruita con materiali e tecnologie ecocompatibili. Da fuori appare come un cubo di bolle trasparenti, di forma e dimensioni assolutamente casuali, come quelle dell’acqua in ebollizione. L’energia necessaria per scaldare l’acqua e l’ambiente sarà fornita dal sole. [3]

Però l’inquinamento c’è, eccome.
Infatti. Tutti gli sforzi per abbassare i fumi nocivi non sono bastati. Lo smog resiste, grazie ai fattori climatici (umidità e caldo) e nonostante il 70% delle auto sia stato confinato in garage e le fabbriche più inquinanti di un’area grande quanto mezza Europa siano già state chiuse. Per evitare che si arrivasse a questo punto era stato lanciato il progetto «Cielo azzurro» con targhe alterne, industrie chiuse o spostate e i 150 milioni di euro investiti per pulire l’aria. Eppure i risultati non si vedono molto. Se il livello di smog non si abbasserà, le autorità vareranno un piano d’emergenza per ridurre l’inquinamento: il 90% dei 3,2 milioni di autoveicoli della capitale verrà fermato, rischiando di gettare Pechino nel caos. [4]

Ma vale la pena imporre tanti sacrifici ai cittadini?
La Cina vuole evitare le polemiche delle associazioni ambientaliste, che la accusano di non aver mai fatto abbastanza contro l’inquinamento. Ma preme soprattutto il desiderio che gli atleti non facciano un «boicottaggio della salute». clamoroso, per esempio, che l’etiope Haile Gebrselassie (due ori olimpici sui diecimila metri e primatista mondiale nella maratona) abbia rinunciato a correre. Altri ancora potrebbero sfilarsi, togliendo importanza alle Olimpiadi. [4]

Ho sentito dire che le autorità faranno bombardare le nuvole con con sali e ghiaccio secco per far piovere, così un po’ di smog se ne andrà.
Sì, va detto però che forse c’è un po’ di esagerazione sull’argomento: per Ivo Allegrini del Cnr (che controlla la qualità dell’aria di Pechino) la situazione «non è diversa da quella delle città italiane di una decina di anni fa» e va migliorando. [5]

Ci mancava pure lo smog. Dopo le contestazioni pro-Tibet alla fiaccola olimpica a Londra, Parigi, Atene e San Francisco...
A dire la verità in tanti altri posti i manifestanti pro-Cina superavano di molto il numero dei contestatori. A Canberra 10 mila persone hanno dimostrato a favore dei giochi. A Seul i sostenitori sono stati migliaia, come pure a Nagano in Giappone, anche qui superando i contestatori; la stessa cosa è successa a Kuala Lumpur, Giacarta, Bangkok, Ho Chi Minh City e Hong Kong. Tra gli entusiasti tanti erano cinesi: studenti provenienti dalla madrepatria o esponenti delle comunità cinesi locali. La Cina negli ultimi anni ha fatto grandi passi in avanti e non è difficile immaginare l’orgoglio con cui i cinesi residenti all’estero guardano alla crescita della madrepatria. [6]

Vabbè però la questione del Tibet resta.
E anche quella dei diritti diritti umani e della pena di morte, per dirne solo due. Però, a parte Carlo d’Inghilterra che non sarà alla cerimonia d’inaugurazione, il boicottaggio delle Olimpiadi non ci sarà. I politici europei andranno tutti. Il governo italiano manderà Rocco Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport. Dovrebbe andare anche Franco Frattini, ministro degli Esteri. Berlusconi invece resterà a casa, per il caldo e lo smog, dice. [7]

Ma i tibetani non protestano?
Le citerò Richard Gere, si figuri. In un’intervista ha ricordato che il Dalai Lama non ha mai chiesto il boicottaggio e ha sempre cercato il dialogo. [8] Comunque il boicottaggio delle Olimpiadi potrebbe costare caro, e questo lo sanno i politici di tutti i paesi. La Cina spende nel resto del mondo mille miliardi di dollari l’anno, l’equivalente delle perdite dovute ai subprime; ha un miliardo e 300 mila abitanti che stanno diventando la platea di consumatori più grande del mondo; dispone di 1680 miliardi di dollari di riserve ufficiali in valute estere. I governi, insomma, hanno miliardi di buone ragioni per non rompere con Pechino. Vogliono vendere ai cinesi i loro prodotti ad alta tecnologia, dalle centrali nucleari agli aerei, dalle auto agli abiti di lusso e sanno bene dunque che non è il caso di litigare. Inoltre le grandi multinazionali hanno staccato assegni corposi per un posto da sponsor ai giochi di Pechino. Nomi del calibro Coca Cola, McDonald’s, Nike, Adidas, Microsoft, Visa, Adidas, Johnson & Johnson, Panasonic hanno investito più di 100 milioni di dollari ciascuna per tappezzare lo show olimpico con i loro marchi e i loro prodotti. [9] Infatti i grandi manger a vedere le Olimpiadi ci andranno: Bill Gates, Rick Wagoner (amministratore delegato della General Motors), Rupert Murdoch. Accanto a loro i manager di società internazionali come la Nike, la Coca-Cola, la Daimler, la Vodafone e altre ancora. L’elenco è lungo. Sperano di stringere mani e accordi importanti, tra una gara e l’altra. [10]

E intanto le autorità cinesi bloccano ai concittadini l’accesso ai siti che non piacciono, per esempio quelli di Amnesty International, di Human Rights Watch, della Bbc, di alcuni giornali asiatici...
Hanno fatto una piccola marcia indietro. Certo, la liberalizzazione non è totale: restano inaccessibili i siti della setta religiosa Falun Gong (fuorilegge in Cina), quelli legati alle associazioni dei tibetani in esilio. I filtri di software selettivi ostacolano tuttora la consultazione di Wikipedia e altri siti quando si cercano notizie sul massacro di Piazza Tienanmen o i campi di lavori forzati. Resta da vedere se la parziale apertura resterà a Olimpiadi finite. [11]

Mi sa di no. Hanno fatto togliere da Internet una foto dei feriti di piazza Tienanmen che non si sa come era finita sul quotidiano Beijing News.
A pochi giorni dalle Olimpiadi è uno smacco per la polizia. Nelle due settimane di Giochi a Pechino sono attesi circa 20 mila atleti, 25 mila giornalisti, un numero imprecisato di addetti ai lavori, centinaia di capi di Stato, oltre un milione di turisti domestici e stranieri. Per garantire la sicurezza il Governo ha messo in campo 110 mila uomini tra esercito e reparti specializzati di polizia, 400 mila volontari nella sola capitale (più un altro milione nel resto del Paese), mentre a 1900 dirigenti in pensione del Partito comunista sono stati affidati compiti speciali per «contribuire al mantenimento dell’ordine pubblico». Mai visto un simile dispiegamento di uomini e mezzi per garantire la sicurezza di una città in tempi di pace. [12]

Cosa li spaventa così tanto?
Le organizzazioni terroristiche sono le più temute. La minaccia più concreta viene da due fronti. Dal movimento dell’East Turkestan, i separatisti uiguri dello Xinjiang che vorrebbero trasformare la Provincia dell’Estremo Ovest cinese in uno Stato islamico indipendente. Poi ci sono i ”giovani leoni” tibetani, stanchi e frustrati dalla politica pacifista e conciliante del Dalai Lama. Ma fa paura anche l’attentatore isolato. [12] Perciò c’è in giro tanta polizia, che però non è riuscita a bloccare la diffusione del filmato con le prove della cerimonia inaugurale.

Non mi sembra una gran cosa: quelle riprese durano un minuto.
Però la Cina voleva fare bella figura e tenere tutto sotto controllo, vantarsi di una vigilanza che sperava perfetta. Soprattutto dà fastidio il fatto che a rubare le immagini sia stata la Sbs tv, della Corea del Sud, paese odiato dai cinesi. Le prove della cerimonia, di cui è regista Zhang Yimou (quello del film Lanterne rosse), erano segretissime e i partecipanti, circa 50 mila, sono stati costretti a firmare un contratto con vincolo di riserbo. Per la divulgazione la pena prevista è di molti anni di carcere. [13]

Inquinamento, boicottaggio, censura, polizia, carcere. Ma c’è qualcosa di bello?
Posso anche aggiungere il terremoto e l’eclissi: per i cinesi sono segni di sventura.

Mi sa che il numero otto non ha funzionato. Almeno negli atleti si può sperare? C’è qualche storia edificante?
Posso dire per esempio che l’Iraq porterà alle Olimpiadi quattro atleti, tra cui una donna, la sprinter Dana Hussein. L’Iraq era stato escluso dai Giochi dal Cio (Comitato olimpico internazionale) per le troppe intromissioni del potere politico nello sport. Poi però è stato riammesso. E meno male, perché Dana per allenarsi ha anche rischiato la vita: gli oltranzisti islamici le spararono alle gambe mentre si allenava, ma lei era riuscita a schivare i proiettili. Un’altra volta finì nel bel mezzo di uno scontro a fuoco. [14] Anche l’Afghanistan manderà quattro atleti e tra questi c’è una donna: Mahboba Ahadyar, che correrà i 1.500 metri. Siccome l’Afghanistan non ha soldi da spendere per lo sport, è stata mandata ad allenarsi in Malaysia. [15]

Altre storie di atleti?
Sì, quelli dopati. Finora siamo a quasi una trentina, tra cui anche gli italiani, soprattutto quelli che gareggiano in sport da cui possono arrivare le medaglie: ciclismo (Riccò, Bastianelli) e scherma (Baldini). Per dare l’idea della mazzata basta guardare il medagliere. Nella storia la scherma ha regalato all’Italia 107 medaglie olimpiche di cui ben 43 d’oro. Subito dietro il ciclismo con 56 medaglie in totale, 33 d’oro [16]

In questa edizione gira più doping?
Ci sono più controlli. Jacques Rogge, presidente del Cio, dice che a Pechino si faranno non meno di 4500 test per verificare la positività degli atleti. Ha anche detto che si aspetta circa 40 casi di doping. [17]

Basta, voglio esempi di vero spirito olimpico.
Per esempio c’è la nuotatrice americana Dara Torres che ha 41 anni, una figlia e gareggia alla sua quinta Olimpiade. [18] D’altra parte noi italiani abbiamo la canoista Josefa Idem, 44 anni e sette Olimpiadi. Il più vecchio è il giapponese Hiroshi Hoketsu, 67 anni, già olimpico nel dressage a Tokyo 1964, che dopo 44 anni torna ai Giochi. [19] Alle Olimpiadi ci sono tanti over 40, ma rischiano di esserci anche qualche under 16 di troppo. Il New York Times ha detto infatti che due ginnaste cinesi non avrebbero l’età per gareggiare... [20]