Il Caffé illustrato, Luciano Bianciardi, 1 agosto 2008
Due lettere alla figlia Luciana. Il Caffé illustrato Rapallo, 4 marzo 1970 Luciana cara mi girano i cosi, e come eliche
Due lettere alla figlia Luciana. Il Caffé illustrato Rapallo, 4 marzo 1970 Luciana cara mi girano i cosi, e come eliche. La condanna a Bellocchio mi ha fatto furibondo. Dopo Tolin, Bellocchio; prima di tutti e due, Braibanti. E guarda che il caso Braibanti fu vergognoso. Lo misero in galera non ho ancora capito bene perché. Forse perché è omosessuale (eppure l’omosessualità, secondo il codice italiano, non è un reato. Figurarsi, Sua Eccellenza Rocco, autore di quel codice, non poteva ammettere che nell’Italia fascista e virile ci fossero anche quelli. O forse perché studiava le formiche. Vedi, i giudici italiani hanno frequentato, malamente, il liceo classico, e sono convinto che sia cultura solamente quel che si legge sui libri del liceo. Le formiche no. Non credere che sia arrabbiato a vuoto. Mi hanno notificato l’altro ieri che il processo di appello per i funf monate (insomma, per il "buongiorno culini") è fissato al 27 aprile prossimo, e questo mi manda in bestia, perché io odio comparire davanti ai giudici, odio pagare gli avvocati, odio trascorrere il 27 aprile, che immaginavo di fare a Grosseto per il compleanno di Luciana, in un’aula "sorda e grigia" del palazzo di giustizia di Milano. Se qualcuno ti dicesse che nell’Unione Sovietica condannano gli scrittori, digli pure che lo stesso avviene in Italia. Dove, come è noto, gli scrittori non ricevono stipendio dallo stato, non hanno l’uso della villa in campagna, la dacia (solo Moravia ce l’ha, la Dacia Maraini), dipendono dai voleri degli editori, e in più vengono ancora processati e condannati. Diglielo, a questi coglioni. Poi il governo. Ora danno l’incarico a quella bella faccia del Moro. Io non so, non credo nell’uomo del miracolo, ma governanti peggio di questi l’Italia non li ha. In questo modo, per farti esempio, chi ammazza la moglie per motivi d’onore non viene neanche processato, essendo tre anni il limite minimo della pena per onorato uxoricidio. Sai quali reati non usufruiscono dell’amnistia? Detenzione e spaccio di stupefacenti, pubblicazioni offensive del comune sentimento del pudore. Insomma, a me l’amnistia non toccherebbe. E sono contento di essere stato assolto, perché l’amnistia è un perdono, e io non ho nulla, in coscienza, da farmi perdonare dallo stato italiano. Credo anzi di essere in credito di tre anni che lo stato italiano mi fece trascorrere a fare la guerra, una guerra che dichiarò senza prima sentire il mio parere. Concludo con questa poesia: Se ti fa proprio piacere Insolenta il ferroviere Ma gli insulti tuoi più belli Tienli in serbo per Agnelli Per Agnelli, per Pirelli, Per il Giangi Feltrinelli E se ancora ne hai nel cesto Puoi mandarli a Paolo Sesto. Amen. Ti abbraccio babbo Luciana cara, il marinaio Pino mi fece buona compagnia, e quando scese a Chiavari ormai ero diventato suo zio. Purtroppo mi toccò, il lunedì, alzarmi alle cinque, mettermi il vestito dei processi e imboccare la via di Milano. Entrai in tribunale alle nove e ne uscii alle quattro del pomeriggio, affamato e stracanato. Prima di me processarono certi contrabbandieri di sigarette, figurati che bellezza. E non ero il solo imputato, anzi, eccotene l’elenco, per la storia. Vincenzo Sabàto, contumace, che il giudice chiamava regolarmente sàbato, mentre era lunedì. Silvio Biscàro, che il giudice chiamava regolarmente Bìscaro, dandogli motivo di offendersi. Presente di persona. Inìsero Cremaschi, che il giudice chiamava regolarmente Iniséro. Presente di persona. Luciano Bianciardi, che il giudice chiamava regolarmente Biancardi, presente, purtroppo, di persona. Callisto Cosulic, che il giudice chiamava regolarmente Cosulik, contumace. Dacia Maraini, chiamata regolarmente Merini, contumace. Tu non hai idea del cumulo di fesserie che sono riusciti a dire fra giudici e avvocati. Ci hanno assolti tutti, con formula piena. Perché il fatto non costituisce reato. Il povero Biscàro (e non bìscaro) aveva un carico di condanne che sommavano a diciassette mesi. Un tempo era il direttore responsabile di A.B.C. Il giorno dopo mi ha portato a Rapallo l’Acquarone, il quale, nonostante lo sbrego che ha nella pancia, guidava come un matto. "Voglio farti provare l’emoscion della little sbandata", mi diceva per consolarmi. Siamo stati ad Aranzano, poi a Chiavari, sempre per Girotondissimo, e finalmente a casa. Ma ora finisco di rileggere il Little Big Man e lo spedisco al Rizzoli. Senti, muoviti d’accordo coi ragazzi dello scientifico per quella chiacchierata, per me qualsiasi giorno dopo la metà del mese, va bene. E sappi che ti voglio bene come sempre.