Giovanni Pons, la Repubblica 31/7/2008, 31 luglio 2008
Dopo il passaggio di ieri ci si chiede chi sono i vincitori e vinti dell´ultima battaglia sulla governance di Mediobanca
Dopo il passaggio di ieri ci si chiede chi sono i vincitori e vinti dell´ultima battaglia sulla governance di Mediobanca. Sicuramente si può dire che si è rafforzato l´asse tra i soci francesi, capitanati da Vincent Bolloré ma che ha in Tarak Ben Ammar il più valido esponente, e Cesare Geronzi. Sono loro che hanno portato avanti con determinazione, prima nel comitato governance e poi in consiglio di sorveglianza, la proposta di ritorno al sistema tradizionale. Ma in questo frangente si è inserito abilmente Marco Tronchetti Provera, azionista forte attraverso la Pirelli, anch´egli membro del comitato governance e grande elettore nonché estimatore di Piergaetano Marchetti, il giurista che ha scritto la relazione in base alla quale si è deciso il ritorno al sistema tradizionale. Marchetti è anche presidente di Rcs Mediagroup, una delle partecipate strategiche di Mediobanca e dunque il suo ruolo, in questa partita, era in evidente conflitto di interesse. Vincent Bolloré f. Lapresse Chi può infatti escludere che quando sarà il momento di confermare Marchetti sulla sua poltrona Geronzi, Tronchetti e Ben Ammar non saranno stati influenzati dall´ottima (secondo il loro punto di vista) relazione sulla governance di Mediobanca? Relazione che, non essendo ancora pubblica, sarebbe da analizzare attentamente. Per verificare se altri insigni giuristi sono così unanimi nell´attribuire ai regolamenti di Bankitalia il torto di aver distrutto il sistema dualistico, di cui Marchetti fino a un anno fa tesseva le lodi. La relazione di Marchetti, nella sostanza, dice che i consiglieri di sorveglianza non hanno i poteri per sorvegliare, possono intervenire solo ex-post sui consiglieri di gestione, ma al contempo si assumono in solido con loro la responsabilità di atti non conformi alla legge. Tarak Ben Ammar f. U.Pizzi Di qui la preoccupazione di tutti di poter ricevere un avviso di garanzia solo perché i manager hanno concesso un credito a una società che va in bancarotta. Ma se fosse veramente così anche Intesa Sanpaolo e le altre banche che hanno adottato il duale dovrebbero correre ai ripari. Invece Giovanni Bazoli ha dichiarato pubblicamente non più tardi di due giorni fa che «Intesa manterrà il sistema duale, essendo convinta della validità e della funzionalità del meccanismo di governance». possibile che lo statuto di Intesa abbia incorporato dei meccanismi prima dell´entrata in vigore dei regolamenti Bankitalia che evita la mannaia, ma un dubbio rimane. Certo è che con la battaglia che si è innescata negli ultimi tre giorni intorno a Mediobanca il fossato profondo tra il management e molti azionisti della banca è diventato più profondo. Cesare Geronzi f. U.Pizzi Basti sapere che durante il consiglio Geronzi ha ventilato una possibile azione legale per turbativa d´asta contro i manager colpevoli di aver espresso giudizi su un documento del comitato governance che formalmente non li deve veder coinvolti. La sponda di Alberto Nagel e Renato Pagliaro è stato ancora una volta Alessandro Profumo, il manager che non ama i giochi di potere italiani ma che poi entra a gamba tesa quando le partite non volgono a suo favore. Questa volta ha ottenuto un coinvolgimento formale del management nella definizione della nuova governance ma il clima che si è creato in questi giorni non lascia presagire niente di costruttivo. Ecco perché già da qualche mese l´asse Geronzi-francesi-Tronchetti sta lavorando alla sostituzione di Unicredit in Mediobanca con i rivali di Intesa che in comune con Mediobanca hanno le partecipazioni in Telecom e Generali, gli altri due snodi chiave del capitalismo italiano Dagospia 31 Luglio 2008