Roberto D’Agostino, Dagospia 31/7/2008, 31 luglio 2008
C’è chi parte e c’è chi resta. La calda estate 2008 sarà ricordata per le grandi questioni che restano ancora senza soluzione
C’è chi parte e c’è chi resta.
La calda estate 2008 sarà ricordata per le grandi questioni che restano ancora senza soluzione. I dossier fumanti sono quelli di Alitalia, Telecom e Mediobanca che costringeranno numerosi banchieri, top-manager e giuristi a passare le vacanze in ufficio mentre le mogli e le compagne cercheranno diversivi più eccitanti sulle spiagge.
Il primo ad andarsene dovrebbe essere Alessandro Profumo, il banchiere più pagato d’Europa, che dopo aver lavorato come una bestia per tutto l’anno non rinuncia a solcare il mare con la sua barca.
Alessandro Profumo con la moglie
f. U.Pizzi
A Capodanno è naufragato mentre si trovava in vacanza alle Maldive con la moglie Sabina Ratti e il fotografo degli abissi, Alberto Luca Recchi. La barca si è incagliata nella barriera corallina e dopo il naufragio i tre naviganti si sono abbracciati. Profumo è un ex-boyscout genovese che ha una passione particolare per le immersioni e per le immagini scattate in profondità. Non a caso ha rinnovato anche quest’anno la realizzazione di ben 20mila calendari di Unicredit all’amico fotografo Recchi che già l’aveva fatto per Banca di Roma nei due anni precedenti. Cosa che all’interno dell’istituto più votato all’etica non è stata granché gradita e oggetto di chiacchiere.
Sulla barca il banchiere avrà tempo per riflettere su ciò che è avvenuto a Mediobanca dove nello spazio di 48 ore ha girato il timone di 180 gradi e si è rimesso sotto le ali di Cesarone Geronzi. Il suo comportamento è stato davvero curioso perché sembrava che dovesse astenersi o addirittura votare contro la nuova governance approvata ieri all’unanimità nel tempio di Piazzetta Cuccia.
Cesare Geronzi e Dieter Rampl
chi attribuisce l’ostilità iniziale a una dialettica tra Profumo e il presidente di Unicredit, il tedesco Dieter Rampl, che rappresenta la pedina teutonica dentro il Gruppo Unicredit. Qualcosa deve essere successo nei rapporti tra i due personaggi (dopo l’ok di Profumo a Geronzi, il voltafaccia perché Rampl avrebbe minacciato le dimissioni) e la risposta va forse cercata nella micidiale intervista apparsa pochi giorni fa sul quotidiano ”Suddeutsche Zeitung”, dove il malessere dei manager e dei dipendenti della banca bavarese conquistata da Unicredit, è esploso con domande a Profumo particolarmente ”aggressive”.
Resta il fatto comunque che ieri il banchiere ex-McKinsey si è allineato agli altri soci del Patto di Mediobanca e adesso aspetta di vedere come finirà il confronto tra Geronzi e il tandem Nagel-Pagliaro che nella vicenda ha giocato una partita più grande delle loro possibilità. I due eredi di Maranghi chiedevano di avere la maggioranza nel Comitato Esecutivo di Piazzetta Cuccia, e pensavano di trovare una sponda preziosa in Unicredit e Banca d’Italia. Nessuno se li è filati più di tanto; nessuno li ha ricevuti per sentire le loro lamentele, e adesso tocca al notaio Marchetti trascorrere il mese di agosto in ufficio per stendere il nuovo statuto che ad ottobre sancirà la ”monarchia” di Cesarone Geronzi.
Carlo Toto
f. Lapresse
Partire è un po’ morire. Così dice un adagio popolare, e così la pensa in queste ore anche Carlo Toto, il 64enne imprenditore abruzzese che andrà in vacanza con i quattro figli e il groppo in gola. Nel 1995 ha fondato AirOne e ha rotto il monopolio di Alitalia sulle rotte nazionali. Quando la situazione della Compagnia di bandiera è precipitata Toto ha cominciato a sognare e ha pensato da piccolo Davide di poter sconfiggere il malandato Golia.
In questo disegno ambizioso è stato incoraggiato da Corradino Passera, che ha avuto un vero e proprio colpo di fulmine nei confronti di AirOne. Adesso l’innamoramento del banchiere di Intesa è sfumato e basta leggere il lungo articolo di Eugenio Scalfari pubblicato oggi da ”Repubblica” per capire che il ”nanetto” AirOne avrà un ruolo marginale nel salvataggio del ”nano” Alitalia.
Dice Passera: ”non è prevista alcuna fusione con AirOne ma semplicemente l’acquisto della nuova Alitalia di alcune attività. Per esempio tutta la flotta aerea, le autorizzazioni di chi dispone sulle varie rotte, i contratti di acquisto di nuovi aerei”, mentre i debiti resteranno nel perimetro societario di Toto che se non ce la farà – aggiunge Corradino – ”non è affar mio”, ma poi si corregge e ricordando che BancaIntesa ha sulle spalle il fardello debitorio dell’abruzzese aggiunge: ”penso di sì, penso che ce la può fare”.
Corrado Passera
f. U.Pizzi
Comunque vadano le cose il sogno di 13 anni fa coltivato dall’imprenditore di Chieti sta per finire e sarà grasso da colare se riuscirà a portare a casa 300 milioni di euro, pari a quello che lui stima come valore del suo ”nanetto” AirOne.
Toto se ne va con un volo ”salvifico” e invece di guidare la nuova Alitalia, sta per arrivare alla cloche un molisano di 49 anni che si chiama Rocco Sabelli. Anche questo manager, amministratore delegato del Gruppo Piaggio di Colaninno, passerà un’estate calda. La politica, BancaIntesa e la sparuta pattuglia di imprenditori disposti a salvare Alitalia, gli hanno chiesto di sacrificarsi e di ricordare che la sua carriera è iniziata nel 1983 nella GEPI dove i salvataggi erano di casa. Dietro Sabelli, laureato in ingegneria chimica a Roma, c’è l’ombra lunga di Roberto Colaninno che secondo alcuni è già partito per il Brasile dove ai tempi di TelecomItalia ha trovato soddisfazioni morali e materiali.
Se ne va in barca anche Tronchetti Provera che ieri all’uscita da Mediobanca ha sorriso ai giornalisti augurando a tutti ”buone vacanze”. All’imprenditore milanese il fruscìo delle intercettazioni e lo sciacallaggio dei giornali non interessano affatto. E non gli interessa nemmeno la situazione di Telecom dove ieri è avvenuto qualcosa di assolutamente inconsueto e irrituale.
La bomba è esplosa di prima mattina con la lunga intervista di Gilberto Benetton al ”Sole 24 Ore” che è apparsa come una chiara presa di distanza dalla gestione di Franchino Bernabè e Galateri di Genola. Con le sue parole minacciose l’uomo di Ponzano Veneto ha fatto capire che senza una scossa industriale a fine anno smetterà di donare il sangue dentro Telecom. Finora ha perso più di un miliardo e mezzo di euro e poiché la famiglia dei pullover non è abituata a gesti di beneficenza, Benetton non ha esitato a lanciare il suo ultimatum.
Gilberto Benetton con la moglie
f. Lapresse
davvero curioso che un imprenditore cauto e con in mano più dell’8% delle azioni di Telecom, scaraventi parole di fuoco dalle colonne di un giornale piuttosto che nel consiglio di amministrazione di Telco. Ed è strano che ieri non abbia partecipato alla riunione dei ”magnifici” soci di Mediobanca nella quale siede accanto all’amico Ligresti che come lui ha accettato di buttare un po’ di quattrini dentro Alitalia. Non a caso si sussurra che Gilberto e i suoi fratelli vogliano slegarsi dal salotto buono di Piazzetta Cuccia, ma questa sembra un’ipotesi poco realistica perché da quel salotto si decidono i destini di Telecom, Rcs e Generali.
Quest’ultima non è tra i dossier caldi di questa rovente estate 2008. Prima bisogna risolvere altri nodi e dare un assetto al risiko bancario sistemando in modo definitivo l’assetto di Piazzetta Cuccia. In quest’ottica quella che oggi si chiama Mediobanca potrebbe chiamarsi tranquillamente ”MedioPanca” perché tutto fa pensare che dietro le grandi manovre estive di Geronzi ci sia soprattutto la volontà di sedersi per qualche mese sulla panchina sicura di Piazzetta Cuccia in attesa di arrivare alla presidenza del Leone di Trieste.
Se ne riparlerà ad aprile quando con garbo i francesi Bollorè e Tarak Ben Ammar faranno capire al grande vecchio Bernheim che è giunto il momento di ritirarsi nel suo castello vicino Parigi. In fondo c’è bisogno di aria nuova: Geronzi ha soltanto 73 anni, Bernheim ne ha 84.
Per fare largo ai giovani c’è ancora tempo e questo lo hanno capito personaggi come Nagel, Pagliaro e Matteuccio Arpe che mercoledì 13 agosto alle ore 19 lascerà i panni del banchiere per presentare sulla piazza radical chic l’ultimo libro di Pierluigi Celli ”Altri esercizi di pentimento”.
Una pratica del tutto sconosciuta all’ex-rottweiler di Capitalia.
Dagospia 31 Luglio 2008