Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  luglio 29 Martedì calendario

Utili record per i gruppi italiani ma dal credito segnali di crisi. La Repubblica 29 luglio 2008 Il capitalismo italiano sarà anche un capitalismo di servizi (banche, assicurazioni e utilities), però rende e parecchio

Utili record per i gruppi italiani ma dal credito segnali di crisi. La Repubblica 29 luglio 2008 Il capitalismo italiano sarà anche un capitalismo di servizi (banche, assicurazioni e utilities), però rende e parecchio. E´ appena uscita la nuova edizione del volumone di R&S Mediobanca sui maggiori gruppi italiani. E i dati sono veramente impressionanti. Probabilmente è vero che in questo paese l´industria e l´impresa hanno le loro difficoltà (declino strisciante), ma da questi conti non sembra proprio. Nel 2007, ad esempio, l´insieme dei 50 maggiori gruppi italiani ha chiuso i propri conti con 48,2 miliardi di profitti. Nel 2003, cinque anni prima i profitti erano stati pari a 18,2 miliardi. L´aumento degli utili è stato quindi del 161,5% (in cinque anni) e non si può parlare di crisi. Ma non è finita. Questo dato, infatti, può essere disaggregato fra imprese pubbliche e imprese private. E qui arrivano le sorprese maggiori. Le imprese pubbliche nei cinque anni considerati (2003-2007) hanno aumentato i propri profitti del 75,2% mentre le private hanno fatto un volo da astronauti: i loro profitti sono aumentati del 242,8%. L´enorme differenza fra imprese pubbliche e imprese private non deve far pensare a un settore privato rampante e a un settore pubblico agonizzante (Alitalia a parte). La verità è che le aziende pubbliche già stavano bene nel 2003 mentre quelle private si sono un po´ riorganizzate (caso Fiat: da 1,9 miliardi di perdite a utili circa della stessa grandezza). Ma c´è un´altra annotazione da fare. Le imprese pubbliche sono concentrate soprattutto nel settore energetico e nelle utilities (dove gli utili ci sono, e sono alti, ma sono anche abbastanza standard), mentre quelle private, a parte qualche eccezione, sono soprattutto banche e assicurazioni. E qui i profitti sono volati. Nel periodo considerato, infatti, i profitti delle banche sono cresciuti mediamente di oltre il 200% mentre Generali (la più importante delle nostre assicurazioni) ha aumentato i propri utili del 187%. Il nostro sarà anche un capitalismo pieno di povere cenerentole, ma certo la cosa non riguarda i gruppi maggiori. Basterà citarne cinque. L´Eni nel 2007 ha messo insieme 10 miliardi (di euro) di profitti, Intesa SanPaolo è arrivata a 7,3 miliardi e Unicredit si è collocata subito dopo con 6,6 miliardi di profitti. L´Enel ha fatto 4 miliardi e Generali 3. L´insieme di queste cinque società si è preso il 64% degli utili dei 50 maggiori gruppi, di cui il librone R&S Mediobanca fornisce tutti i bilanci dettagliati. Una spia del malessere italiano viene dalla constatazione che il buon andamento delle società industriali arriva dall´estero più che dall´interno. Quest´ultimo nel 2007 è cresciuto del 2,4%, quello estero è aumentato del 10,9% e tra le aziende private troviamo una crescita del 3,1 per cento degli affari "interni" e del 12,2 per quelli fatti all´estero. I maggiori esportatori (più dell´80% del fatturato all´estero) sono: Luxottica (98,1%), Safilo (86,3), Indesit (86,2) e Pirelli & C. (80,7). Inoltre a partire da metà 2007 i conti delle banche sono in netto peggioramento, a causa delle inevitabili svalutazioni di titoli in portafoglio e di crediti sbagliati. Una battuta d´arresto, insomma. GIUSEPPE TURANI