ItaliaOggi 29 luglio 2008, Giampiero Di Santo, 29 luglio 2008
L’inflazione dà a Giulio 3,7 mld. ItaliaOggi 29 luglio 2008 Ripensaci, Giacomino. Anzi no, ripensaci Giulio e restituisci ai contribuenti italiani la tasse pagate in più per effetto dell’aumento dell’inflazione
L’inflazione dà a Giulio 3,7 mld. ItaliaOggi 29 luglio 2008 Ripensaci, Giacomino. Anzi no, ripensaci Giulio e restituisci ai contribuenti italiani la tasse pagate in più per effetto dell’aumento dell’inflazione. Circa 3,7 miliardi da far tornare nelle tasche dei cittadini, che potrebbero così spendere qualche soldo in più per le loro esigenze di vita quotidiana. lavoce.info, il sito di economisti capitanati da Tito Boeri, a dare nuova visibilità a una questione da tempo accantonata dai governi e sempre invece al primo posto nella lista delle richieste dei sindacati a ogni stormir di manovra di bilancio. Una questione più che mai attuale nell’anno di grazia (si fa per dire) 2008, visto che l’indice generale dei prezzi, per la prima volta da molto tempo a questa parte, ha preso a crescere nei dintorni del 4% Ebbene, secondo Massimo Baldini, autore dell’articolo pubblicato da lavoce, su un aumento delle entrate stimato in 8,7 miliardi alla fine del 2008, lo stato otterrà grazie all’aumento dell’inflazione (l’ipotesi è che i prezzi crescano del 4% e che l’indicizzazione dei redditi sia al costo della vita sia totale) appunto 3,7 miliardi in più. Come dire che senza fare nulla, cioè senza aumentare le aliquote o introdurre nuove imposte, il fisco ha portato a casa il 42,5% in più di gettito. Il meccanismo è tanto semplice quanto perverso, come spiega ancora Baldini: «Se il reddito personale aumenta ad un tasso uguale a quello dell’inflazione, e quindi non c’è alcun incremento effettivo del potere d’acquisto del contribuente, l’imposta aumenta più che proporzionalmente, quindi il reddito reale al netto dell’Irpef diminuisce. Il fiscal drag si traduce in un aumento dell’aliquota media dell’Irpef (rapporto tra imposta e imponibile) che impoverisce il contribuente a vantaggio dello Stato, senza che vi sia bisogno di variare le aliquote». Con l’aggravante, naturalmente non per l’erario, che a rimetterci di più sono proprio le fasce sociali deboli che Robin Hood Tremonti ha dichiarato tante volte di voler proteggere. Già, perché il finto aumento di reddito provocato dall’inflazione non fa scattare solo la trappola delle maggiori aliquote, ma anche quella delle minori detrazioni «per tipo di reddito e per familiari a carico a cui si ha diritto, se queste ultime non sono indicizzate ai prezzi». Si tratta di una vera azione a tenaglia che finisce quindi per strizzare di più i guadagni delle delle famiglie con figli. Più in generale, secondo il calcolo di Baldini, in media ciascuna famiglia italiano versa 157 euro in più al fisco di quanto dovrebbe proprio a causa dell’inflazione. Una somma corrispondente allo 0,41% del reddito disponibile, che, detta così, sembra poca cosa. Baldini, però, non è di questo avviso. Prima di tutto, perché sono soprattutto le famiglie «appartenenti alle classi medie» a pagare un conto che oscilla «tra 140 e 180 euro, mentre la perdita di reddito è limitata per i più poveri, a causa anche dell’incapienza e non solo dei bassi redditi imponibili, e per i più ricchi, anche a causa del fatto che le detrazioni si annullano sui redditi alti». E poi, nota l’economista, se le percentuali sono piccole, i numeri complessivi sono grandi. «In termini aggregati, il gettito Irpef complessivo dovrebbe aumentare, rispetto allo scorso anno, di 8,7 miliardi», prevede Baldini. «Il fiscal drag vale circa 3,7 miliardi di euro, quasi la metà dell’incremento totale di gettito». Numeri sui quali Tremonti, che sull’argomento ha sempre fatto orecchie da mercante, dovrà prima o poi riflettere. Chissà, magari con la seconda puntata del sequel «Io, proprio io, Robin Hood». Si attendono notizie. Giampiero Di Santo