Michela Tamburrino, La Stampa 28/7/2008, 28 luglio 2008
La cassaforte di Hollywood è lì, a bordo piscina. Canta e balla con quella pancia che segue tutt’altro ritmo
La cassaforte di Hollywood è lì, a bordo piscina. Canta e balla con quella pancia che segue tutt’altro ritmo. E ride. Come potrebbe altrimenti Harvey Weinstein, il grande produttore americano, il fondatore di Miramax (poi lasciata), che può vantarsi d’aver finanziato film come Chicago, Il Signore degli Anelli, Shakespeare in love e altrettanti successi italiani come Mediterraneo, La vita è bella, Malèna? No, non potrebbe in effetti lamentarsi e non lo fa. A Ischia per il Globalfest è arrivato con altri due pezzi da novanta, Mark Canton e Ryan Kavanaugh, come dire, la crema del cinema Usa. Per gradire e per non farsi mancare alcun agio, ha alloggiato sul veliero privato più grande del mondo, l’«Athena», con un ascensore nell’albero centrale che il proprietario, Jim Clark, il fondatore di Netscape nonché genero del fondatore di You Tube, ha fatto sistemare per salire lassù più agilmente. Weinstein si elettrizza guardando il musical Mamma mia! dell’amico Ryan, parla con entusiasmo del suo Nine, altro film musicale, nel quale avrebbe voluto Giancarlo Giannini («Ma è troppo caro, chiede più della Kidman») e organizza il suo viaggio in Germania per seguire la produzione della nuova pellicola di Quentin Tarantino «con la sceneggiatura più bella degli ultimi anni». il remake di un film italiano di Enzo G. Castellari, Quel maledetto treno blindato del 1978, che vorrebbe portare a Cannes l’anno prossimo. E poi c’è Shanghai. Mostra giusto 15 minuti d’assaggio della spy story che gli costa quanto tutti gli altri film messi insieme. Un assaggio che fa venire voglia di vedere il resto. Mister Weinstein, complicato fare Shanghai, vero? «Complicatissimo. Per svariati motivi. Il kolossal con Gong Li e con John Cusack è ambientato negli Anni Trenta e Quaranta, è una spy story e sullo sfondo c’è la caduta della città. Avevo ottenuto tutti i permessi per girare sul posto, siamo andati e all’improvviso i permessi non c’erano più. Siamo stati cacciati. Allora abbiamo girato in Thailandia e soprattutto in Inghilterra, dove ho fatto replicare le strutture coniche, tipiche delle costruzioni realizzate dagli inglesi in Cina. Un’impresa non da poco ma io sono testardo e ci sono riuscito». Lei è testardo e ottiene sempre quello che vuole. Però non è andata sempre così. Per esempio, con Benigni ha avuto la peggio, vero? «Benigni è un genio ma non mi ha dato retta e ha pagato a caro prezzo questa sua testardaggine. Avevamo fatto insieme La vita è bella e la sua carriera era lanciatissima. Poi si è un po’ fermato, dopo Pinocchio ancora con me. Gli avevo detto che per il ruolo di Lucignolo sarebbe stato perfetto Johnny Depp. L’ho portato in Italia, si sono visti, hanno parlato, Depp era entusiasta. Invece no. Benigni voleva assolutamente un cast tutto italiano e ha scelto Kim Rossi Stuart. Con tutto il rispetto, avrebbe dovuto darmi ascolto. Sono certo che si riprenderà, gli intoppi nella vita di un artista ci sono sempre e io tornerei volentieri a lavorare con lui». Lei ha un debole per il cinema italiano. Ha detto di apprezzare molto Garrone, Sorrentino, Giordana e Muccino, collabora a tempo pieno con Rai e Sky per moltissimi progetti non solo cinematografici, offrendo sempre la sua visione internazionale del cinema. Che da noi, però, ha dei problemi. «Il problema sta solo nelle leggi inadeguate. Tax credit e tax shelter non bastano, manca un programma di vera defiscalizzazione, altrimenti, nonostante la sterlina forte, conviene di più lavorare in Inghilterra dove c’è il 20% in meno di tasse. Voi avete vantaggi naturali enormi che vi renderebbero competitivi, ma girare a Praga mi costa 5 milioni di euro in meno. Siete pazzi a non considerare indispensabili gli incentivi fiscali, a non aiutare il cinema, italiano e straniero. Le produzioni internazionali venendo qui darebbero lavoro ai vostri artisti e alle vostre maestranze. Le sembra possibile che Tornatore stia girando un film sulla Sicilia in Tunisia?» Forse nel caso di Tornatore ci sono problemi diversi da quelli strettamente legati al risparmio. Lei comunque non ha urgenze di questo tipo visti i tanti progetti in cantiere. Ma è stata duro il dopo Miramax? «Durissimo. Miramax l’avevo creata io ed eravamo cresciuti tutti insieme, in 25 anni di lavoro e di successi. Adesso ho una mia compagnia e una maggiore possibilità di vedere che cosa accade nel mondo. Ma abbandonare un colosso è sempre difficile». Lei è anche stato uno dei maggiori sostenitori, anche finanziari, di Hillary Clinton verso la candidatura alle presidenziali. Adesso che cosa farà, appoggerà Obama? «Sono stato un grande sostenitore dei Clinton, sempre. Hillary è una donna intelligentissima, la più intelligente che abbia mai incontrato. Potrebbe fare qualsiasi cosa meglio di qualsiasi altro. Perché ha perso, allora? Io penso per la mancanza di carisma. Lei non lo aveva e io credo che non l’abbia mai avuto. Un difetto che a volte hanno le persone molto dotate. Invece Obama di carisma ne ha da vendere. E l’ha battuta. Lo sosterrò perché è un uomo di grande integrità. Dopo la sconfitta, Hillary mi ha invitato a cena chiedendomi di dare il mio appoggio a lui. Le ho detto di sì convinto di volerlo fare. Conosco bene anche McCain, un brav’uomo. Penso che potrebbe essere anche un buon presidente, ma non condivido le sue idee». Stampa Articolo