LUIGI GRASSIA, LA STAMPA 28/7/2008, 28 luglio 2008
La tesi calcistico-economica suona così: il portiere che prova a parare un rigore non deve muoversi troppo presto, perché quando cerca di anticipare la direzione del tiro le sue probabilità di agguantare o respingere il pallone diminuiscono anziché aumentare (farà meglio ad aspettare che l’avversario tocchi la palla e questa parta); e l’agente di Borsa che si preoccupa troppo dei cali del listino, e alleggerisce in fretta la sua esposizione per evitare di subire perdite, tende a pagare questo suo eccesso di ansia rinunciando a occasioni di guadagni che, nella media, risultano superiori alle perdite evitate
La tesi calcistico-economica suona così: il portiere che prova a parare un rigore non deve muoversi troppo presto, perché quando cerca di anticipare la direzione del tiro le sue probabilità di agguantare o respingere il pallone diminuiscono anziché aumentare (farà meglio ad aspettare che l’avversario tocchi la palla e questa parta); e l’agente di Borsa che si preoccupa troppo dei cali del listino, e alleggerisce in fretta la sua esposizione per evitare di subire perdite, tende a pagare questo suo eccesso di ansia rinunciando a occasioni di guadagni che, nella media, risultano superiori alle perdite evitate. L’assunto e la dimostrazione compaiono sulla rivista «Journal of Economic Psychology» con la firma dell’economista israeliano Ofer Azar, dell’università Ben Gurion. Per quanto riguarda i portieri la tesi risulta dimostrata in maniera convincente, e propone indicazioni di comportamento precise, mentre l’estensione ai broker della regola aurea dello «stare fermo il più a lungo possibile» non offre un suggerimento altrettanto preciso sul momento in cui muoversi per reagire agli eventi (prima o poi bisognerà pur farlo, ma il parterre della Borsa è più scivoloso di un campo di calcio). Comunque l’analisi del professor Azar offre spunti interessanti e potenzialmente utili anche al risparmiatore/investitore individuale. Cominciamo da Gigi Buffon e soci. I numeri dicono che se un portiere (non Buffon, ma un portiere medio della Premier League inglese) sta fermo al centro della porta aspettando fino a quando l’attaccante avversario colpisce la palla, riesce a intercettarla nel 33% dei casi. Se invece prova ad anticipare la mossa e si butta a sinistra, para il colpo solo nel 14,2% dei casi, e se si butta a destra solo nel 12,6% (sarebbe lungo spiegare questa differenza fra destra e sinistra ma si sa che il mondo non è simmetrico e che ad esempio la mano e il piede destri sono usati nella media con più abilità di quelli sinistri). Il vantaggio di star fermi fino all’ultimo è che si vede la direzione della palla e si può adattare a quella il proprio tuffo. Il rischio invece è di fare la figura della bella statuina, cioè non reagire in tempo e assistere impotenti al pallone che si insacca. Per vincere l’ansia che lo attanaglia mentre aspetta il tiro, e abbreviarla di qualche frazione di secondo, spesso il portiere si muove prima e tenta la fortuna; e così evita anche di farsi gridare dietro «datti una mossa!», perché almeno qualcosa ha fatto anziché star fermo. Bene, dalla ricerca della rivista di psicologia risulta che anche gli operatori di Borsa, quando le cose vanno male, sono vulnerabili alla tentazione di fare comunque qualcosa. Per esempio, mettersi a vendere alla grande quando il mercato accenna ad andare giù. «Se poi - scrive Azar - perderanno ugualmente dei soldi, o mancheranno occasioni di guadagno, almeno potranno giustificarsi dicendo che hanno provato a muoversi, mentre se non cambiano niente nel loro portafoglio e la situazione continua a rimanere cattiva o addirittura peggiora, avranno difficoltà a respingere la critica di non aver reagito ai molti segnali negativi che avevano ricevuto dal mercato». Si può concordare, almeno in parte, con il buon senso di queste affermazioni. Però... Uno spartano citato da Plutarco critica l’interlocutore che si vanta di aver bloccato una crisi politica «quando il fuoco era bruciato a metà», e gli dice: «Hai fatto male. Avresti dovuto aspettare che bruciasse tutto». Ma che dovrebbe fare un povero broker prima di mettersi a vendere quando il listino cala, forse aspettare che il suo portafogli bruci tutto? E visto che la risposta è (ovviamente) no, quando sarebbe di preciso il momento di agire? Beati i portieri, che da questo studio il momento preciso lo vengono a sapere, per quanto li riguarda. Stampa Articolo