La Stampa 25 luglio 2008, Alberto Mattioli, 25 luglio 2008
Con Cenerentola i palazzi sabaudi diventano kolossal. La Stampa 25 luglio 2008 In sintesi, la notizia è questa: torna l’opera «nei luoghi e nelle ore di», suonata e cantata in diretta tivù e in mondovisione
Con Cenerentola i palazzi sabaudi diventano kolossal. La Stampa 25 luglio 2008 In sintesi, la notizia è questa: torna l’opera «nei luoghi e nelle ore di», suonata e cantata in diretta tivù e in mondovisione. Questa volta, dopo Tosca e Traviata «à Paris», tocca alla Cenerentola di Rossini. Ambientata a Torino e dintorni. Per i molti dettagli, conviene applicare la vecchia regola delle cinque «w». Cominciamo da «who», chi. Chi è Andrea Andermann, sommo sacerdote dell’opera tivù, produttore delle Tosche e Traviate ricordate e pluripremiate (sette Emmy in due) che, dopo lunghe e laboriose trattative con la Rai, l’ha convinta a riprendere l’esperienza con tre titoli spalmati su cinque anni. Nel prossimo, appunto Cenerentola nei palagi sabaudi, poi Rigoletto in quelli gonzagheschi di Mantova, infine chissà. Andermann cala subito il suo tris d’assi: Riccardo Chailly, che dirigerà l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Luca Ronconi regista e Vittorio Storaro per le luci. I cantanti, oltre che possibilmente bravi, dovranno essere, almeno Cenerentola e il Principe, tassativamente belli. I nomi ancora non ci sono o almeno Andermann non li dice. Ma vogliamo scommettere che il Principe sarà Maxim Mironov, occhioceruleo tenorino russo? Mentre don Magnifico (in Rossini la matrigna è un patrigno, se possibile ancora più carogna) e Dandini (il valletto che si traveste da Principe per gli immancabili qui pro quo) saranno italiani, perché Cenerentola, dice giustamente Andermann, è sì «una favola in diretta», ma anche «una commedia all’italiana fra Totò e Alberto Sordi». Quanto alla protagonista, sarà Cenerentola sia sulla scena che nella vita, perché Andermann sta cercando un mezzosoprano ancora sconosciuto che sia in grado di farsi ascoltare, e anche vedere, senza danni. Le aspiranti si facciano avanti, è la loro grande occasione. Per reclutarle, vanno già in onda gli spot, con una carrozza-zucca assai disneyana. Passiamo a «where», dove. E qui l’occasione per il Piemonte in generale e Torino in particolare è ghiotta. Perché le «location», come si dice in cretinese, sono tutte qui, «nel barocco più bello del mondo», come assicura un Fabrizio del Noce duale, perché direttore di Raiuno e contemporaneamente presidente di Venaria. A Venaria, nella Villa e nel parco della Mandria, sarà raccontata per immagini, durante la Sinfonia, la vita felice di Cenerentola prima di perdere la mamma e restare sola col patrigno. La magione assai sgarrupata di quest’ultimo, beone e squattrinato, è il vicino Castello dei Laghi. Il ballo dove la protagonista perde la scarpetta, che in Rossini diventò per problemi di censura «uno smaniglio», un braccialetto, si svolge a Stupinigi. L’apoteosi di Cenerentola, il suo raggiante rondò-happy end, al Palazzo Reale di Torino. E qui Liliana Pittarello, direttore generale dei Beni culturali per il Piemonte, fa notare che lo scalone che la primadonna attraverserà fu edificato nel 1862 da Domenico Ferri, che fu amico di Rossini, disegnò le scene di alcune sue opere e lavorò con lui come «peintre decorateur» al Théâtre des Italiens dé Parigi. Le coincidenze... Quanto al quando, «when», Cenerentola verrà trasmessa in mondovisione il 20 e 21 giugno 2009, in tre tranche. Il 20 in prima serata, l’inizio. In seconda serata, il gran ballo, con l’episodio della scarpetta (o del braccialetto) sincronizzato sulla mezzanotte come da favola. Il 21, secondo atto, sempre in prima serata. Sul «what», cosa, la Cenerentola in tivù non sarà quella che si vede in teatro. L’opera dura 2 ore e 45 minuti e i tre quarti d’ora sono di troppo. Saranno recuperati tagliando le parti che Rossini, che andava come al solito di fretta, non fece in tempo a scrivere in quel Carnevale romano del 1817, dunque gran parte dei recitativi (sostituiti da un racconto per immagini), un coro, l’aria «di sorbetto» della sorellastra senior e quella di Alidoro (il mago Magò della situazione), peraltro rimpiazzata da quella che Rossini si degnò di comporre in seconda battuta. Andermann esibisce l’accordo di Chailly e la consulenza di Philip Gosset, fra i massimi rossinologi viventi, ma in realtà dei tagli non si accorgerà che una ristretta élite di telespettatori, «dato che il 97% del nostro pubblico planetario - chiosa il produttore - l’opera non la conosce». Infine, «why», perché. Ieri tutti i papaveri Rai, dal dg Claudio Cappon in giù, continuavano a parlare di cultura. Però, con la tivù di Stato che continua a ignorare la musica «seria» che della cultura dovrebbe essere il pane quotidiano, maxiproduzioni come questa Cenerentola danno l’idea delle brioches di Maria Antonietta. Alberto Mattioli